De-influencing: non ci servono tutte queste cose!

Non so se avete visto il documentario “Buy Now”, che tratta di consumismo sfrenato e produzione senza fine di beni materiali senza un piano per il loro smaltimento. Se non l’avete visto, buttateci un occhio: è pur sempre un paradosso, visto che la distribuzione avviene attraverso un’altra grande azienda capitalistica quale Netflix. Ma purtroppo al capitalismo non possiamo sfuggire.

Produci, consuma, crepa – anzi, prima di crepare, riproduciti più che puoi: sono i capisaldi della società in cui viviamo, necessità perpetue per la sua sopravvivenza. Le aziende sono alla costante ricerca di tecniche per incentivare il consumo da parte dell’utente, e i social media sono dei grandi alleati in questo gioco, alimentando il desiderio di acquistare sempre di più tramite contenuti accattivanti ma spesso fuorvianti.

Per il capitalismo, sei ciò che hai: ciò che possiedi crea la tua identità. Quando questa logica incontra i social media, si genera un circolo vizioso in cui produzione e consumo vengono costantemente amplificati. E così proliferano video di “haul” da Shein, Amazon, Temu e chi più ne ha più ne metta! Per carità, sono contenuti di qualità, una versione 2.0 della pubblicità che ci piaceva quando eravamo piccoli, con il giocattolo scintillante e mille possibilità di gioco (nel mio caso era la pubblicità del Pasqualone – mai avuto). Ma si tratta pur sempre di contenuti-vetrina.

Questi content creator ci mangiano con gli “haul”: è il loro lavoro, mica io che mi alzo alle 7 e prendo il bus per andare in ufficio! Loro, gli influencer, non fanno altro che comprare, scartare, addobbare, fare video e postare. E noi consumiamo il loro contenuto, domandandoci se – visto che l’abbiamo visualizzato in centinaia di video uguali – è normale avere un bicchierone di vetro col tappo in bambù e il buchetto in silicone per farci passare la cannuccia di cristallo col clip a forma di farfallina colorata!

Normalizzazione dell’accumulazione!

Più video di questo tipo vediamo, più pensiamo che sia normale accumulare. Prendete, ad esempio, la normalizzazione di organizzare tipo magazzino prodotti di bellezza o pulizia per la casa, per avere il mobile sotto il lavello così “aesthetic” da poter essere fotografato dal National Geographic: è una tendenza nociva.

“Organizza con me il mio frigo”: video dove vengono travasati in bottiglie di plastica di design latte e succhi di frutta che già di per sé venivano in bottiglie di plastica ma – oh non sia mai – brutte e dozzinali e con le etichette troppo colorate. Mannaggia al disordine visivo! Adesso spacchettiamo i prosciutti e i formaggi per metterli dentro contenitori di plastica belli e minimal – chissenefrega se i prodotti vanno a male! Travasiamo i cereali in contenitori etichettati e in bella mostra. Tutto questo per avere il mobile della pasta bello da vedere!

Raga, questa vita è falsa! Chi ha il tempo per fare tutto ciò? E lo spazio, poi! Perché ovviamente non tutto entra in quei bei contenitorini minimal scintillanti!

I reel sono la nuova vetrina del capitalismo, normalizzano un ciclo infinito di consumo presentando una versione idealizzata della vita quotidiana che genera invidia. Questa pressione per raggiungere uno standard irrealistico può generare frustrazione e alimentare il desiderio di comprare sempre di più per “migliorare” le nostre vite.

Dobbiamo far lavorare il nostro senso critico e ripetere tipo un mantra: “Non mi servono tutte queste cose.” Non è una vita reale. Chi se ne frega se sotto al lavello non ho contenitori etichettati? Chi beneficia davvero da tutto questo? Noi, che acquistiamo oggetti che non ci servono, o il sistema che si nutre della nostra insoddisfazione?

Per concludere, come viene suggerito nel documentario: se vedi qualcosa e pensi ti possa servire, aggiungila al “carrello” digitale e lasciala lì per un mese. Se dopo un mese è ancora nel carrello e pensi che ti serva, probabilmente ti serve davvero, altrimenti è solo foga del momento.

One thought on “De-influencing: non ci servono tutte queste cose!

  1. Grazie, esempi importantissimi e chiari, quotidiani e ovunque…

    Ma Cosa sono gli haul?

    P. S. Se una cosa é dopo mesi o settimane nel carrello, alcuni siti ti mandano gli alert per ricordarti che “ti serve” :/ (?!?)

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