Oggi vorrei dire a quei medici (“primari”) che ti guardano mezzo secondo con sufficienza – ad esempio scostando lievemente una camicetta o un cappuccetto mentre litigano con altri utenti -, e che tuttavia poi proclamano sentenze, che davanti a loro c’è una persona che in quel momento sta già tollerando tanta frustrazione e paura con signorilità; volevo “semplicemente” dire loro di avere più tatto e professionalità, quindi.
Poi vorrei dire a quegli specialisti che guardano gli altrui corpi e borbottano tra loro di sottecchi che ciò genera maggiore ansia nel paziente, laddove invece lor signori potrebbero assumersi la responsabilità di parlar chiaro.
Aggiungerei inoltre una postilla per quel padre in dies irae contro i medici – equivalente più sobrio di coloro che spaccano strumenti e che malmenano i sanitari – che a poco serve lamentarsi in corsia; di più serve, come ho gentilmente suggerito, riflettere sulle scelte politico-economiche che facciamo, sui valori che coltiviamo e poi scendere nelle piazze per farci sentire.
Difatti, vorrei dire a quei politici che affamano il sistema sanitario rendendolo feccia disumanizzata che la responsabilità è tutta loro se siamo carne da macello, se i neonati attendono fino a 7 ore e più per una visita, se i genitori ruggiscono contro i medici, se i dottori hanno così tanta utenza da non avere il tempo di fare la pausa pranzo e se, di conseguenza, poi visitano male e ci lasciano nella nostra disperazione da pazientume irrisolto in eterno follow up.
Vorrei pure dire agli aziendalisti esperti di marketing che lavorano per il S.S.N. e che ritengono che – nonostante l’esecuzione di un’ecografia ics duri circa 15 minuti (minimo) + il tempo delle spiegazioni + quello della refertazione – si debba espletare quella stessa pratica diagnostica in 15 minuti massimo per accumulare più pazienti ( = più denari possibili in un giorno)… Ecco, vorrei dire loro che se – invece di addizionare persone come se impilassero straccetti inerti – azionassero i cervelli e capissero che il vero “progresso” NON è passare a 20 minuti il tempo dell’esame diagnostico poiché dal C.U.P. giunge voce che non ce la si fa; che il vero progresso NON è prostrare i medici e incitarli ad autodistruggerci e autodistruggersi o a calciare via l’utenza. Perché evidentemente – oh brutti stronzi! – c’è bisogno di più fondi, di più giorni di ambulatorio, di più strumentazioni e di più medici!
E invece io (che sarei l’utente!) mi ritrovo a fare gratuitamente il mio lavoro di supporto con medici e infermieri divorati dal burnout alle 17 del pomeriggio e dopo aver io stessa atteso col mio piccolo circa 7 ore e mezzo per una visita programmata da mesi. Per infine essere incitata a ricontattarli privatamente… Oltre al danno, la beffa!
Da ultimo, vorrei che i medici generici insorgessero, invece di massacrare o ghostare i loro pazienti. Che la smettessero di non garantirci prestazioni per cui comunque sono pagati, lamentandosi in seduta (la beffa, oltre al danno!) della politica sanitaria e demandando a noi di fare rete coi colleghi o suggerendo silenziosamente (con la loro assenza) di farci autodiagnosi forfettarie per non disturbarli spesso. Che la piantassero di accollarsi pazienti e lavori oltre il massimale e il limite umano, se poi non seguono i loro stessi degenti. Che avessero più rispetto per l’umanità sofferente che hanno la fortuna si rivolga a loro, e che poi viene indirizzata (in)direttamente alle visite private perché loro non ci sono (o non ci sono con la testa!) …Il pediatra di mio figlio ha sbagliato la prescrizione di diverse ricette ed ora pare irreperibile; la sua sostituta, dopo averlo preso, manco si ricordava il peso del bambino e lo ha scritto ad muzzum; il mio medico di base, che non c’è mai e che ha un serio D.O.C., ha uno studio talmente lercio con delle poltroncine da giardino insacchettate che mi prendo la peste a solo sedermici sopra, figuriamoci ad andare in bagno (che dopo ore di attesa è pure fisiologico) o a sdraiarmi sulla lettiga per una visita. E poi chiede a me di organizzare seminari per parlare dello stato attuale della medicina di base. Ecco. Pare tutto un dramma tragi-comico. Immaginate un po’ lui come “cura”… e non è una questione di competenza, che ritengo abbia. E’ una questione di stress lavoro-correlato e di politica ammalante e malsana; questioni che rendono ciechi e sordi e assenti psicologicamente.
Verdi – Requiem: Dies Irae (Claudio Abbado, Berlin Philharmonic (2002))
Oggi vorrei dire che provo tanta paura e orrore e che vorrei una comunità di supporto per smuovere qualcosa insieme. Sogno o son desta?