C’erano una volta le 11 del mattino che erano l’alba, i bicchierini sporchi dei caffé macchinetta sulla scrivania della biblioteca di lettere come trofei di guerra, e il dramma più grande era scegliere tra uscire o pranzare con una ravazzata di Bonaiuto del giorno prima. Vivevo con 5 coinquilini, tre piante morenti e una convinzione solida: prima o poi qualcosa succederà.
Oggi mi sveglio alle 6:30 con l’insonnia come colonna sonora, bevo un caffè e mi chiedo se sto bevendo troppa caffeina, se dovrei passare al decaffeinato, se il decaffeinato è una resa, se è ora di arrendersi, come mi ha consigliato l’osteopata.
Che fine ha fatto quella versione di me che scriveva saggi inutili su Calderón de la Barca mangiando biscotti scaduti del discount (senza avere acidità)? Quella che viveva nell’attesa del futuro come fosse un’amante in ritardo? Ora il futuro è arrivato, e ha la forma di una bolletta della luce e di un tappetino per fare yoga con senso di colpa.
Non so quando sia successo esattamente. Forse quando ho smesso di comprare quadernoni a righe larghe e ho iniziato ad usare una mail con nome e cognome (e non cristina105@…) O quando ho capito che le “cene con amici” devono essere programmate con tre settimane d’anticipo e un allarme-sveglia, come se si stesse organizzando un summit ONU.
All’università bastava un “Piccó, ci vediamo al parchetto” e in un attimo eravamo in dieci a spartirci una bottiglia di vino da 3 euro e mezzo come se fosse un Barolo. Ora faccio la spesa gourmet, me la porto davanti al PC e mentre mangio mi compare una pubblicità su come migliorare la mia “personal brand identity”. Non so nemmeno che cazzo significa!
C’erano una volta i pomeriggi lenti, quelli in cui il tempo sembrava dilatarsi e avevi il lusso di annoiarti. Oggi se mi annoio, mi sento in colpa perché potrei ottimizzare. Potrei imparare a fare SEO e vendere corsi online. Maledetto capitalismo!
E poi c’era quella fiducia cieca in qualcosa di bello. Non sapevamo cosa fosse, ma lo davamo per scontato. Oggi, il massimo della speranza è ricevere un’email che comincia con “Gentile Signora Vasile, siamo lieti di informarla…” YUHUUU!
Ovviamente ci sono pure cose positive che adesso ho e che prima non avevo mai pensato di averne bisogno, ad esempio una decostruzione patriarcale in corso d’opera! E anche una scusa credibile per andare a letto alle 22 e 30: me l’ha consigliato l’osteopata!