Letterina a Babbo Natale

Potrei fare un Reel virale, oppure un video su TikTok. Ma no, dai, armiamoci di carta e penna (seppur virtuali) e scriviamo una benedetta letterina a Babbo Natale. Che poi nemmeno esiste, sono i nostri genitori. Il mio Babbo Natale è il mio genitore interiore.

Caro, cariiisssimo, Babbo Natale,
quest’anno non ti chiedo di portarmi niente, al contrario: vorrei che ti portassi via delle cose. Devo fare spazio, voglio ri-arredare, ri-decorare, ri-ammobiliare, quindi per cortesia, portati a lapa e fammi ‘sto sbarazzo!
La prima cosa che ti devi portare via è tutta una lista di persone tossiche, che ancora stanno lì in sala d’attesa ché non so se richiamarle dentro o farle andare via, nelle loro umili case, a consumare la loro esistenza di pastine in brodo e film di serie b. Amici non amici, manipolatori, narcisisti compulsivi, perzone falze (!!1!1!), quelli che “oh, se hai bisogno ci sono” e poi non ci sono mai. Portatilli!

Poi potresti anche portarti via la sfiga. Quella fastidiosissima sensazione di “potrebbe andare peggio, potrebbe piovere” e poi piove. Quella! Portati via quella! La sfiga che ti fa scassare il telefono nel momento meno opportuno, la sfiga che ti fa prendere il secondo colpo d’aria procurandoti il secondo raffreddore nel giro di un mese, la sfiga di farti passare alla cassa più lenta quando hai fretta, la sfiga di non riuscire a spiegarti bene e crea fraintendimenti, quella sfiga lì.

Portati via questa mania di incasellare, schematizzare, listificare, preparare, razionalizzare tutto ciò che mi passa davanti, dietro, sotto, sopra e soprattutto dentro. Ché senzamaiddio sgarro una lista o uno schema crolla tutto il sistema ed è tipo badilata in faccia! Non dovrebbe servirmi più, portala via!

Portati via l’ansia.

Portati via la povertà ma anche le mie mani bucate mannaggialamiseria! Portati via questo bisogno consumistico di aspirare ad una vita di agi e abbonamenti a mille piattaforme streaming, frutto di un riscatto sociale nei confronti del ricordo degli unici due paia di jeans che avevo in seconda media.

Portati via un po’ di ciccia a che ci sei. Non tutta, però, giusto quella che mi scombussola l’alimentazione. Quella che non mi fa cenare a volte. Anzi, sai che c’è? Portati via direttamente questo scombussolamento alimentare, ché proprio vorrei farne a meno!

Ci entra qualcos’altro? Dai, se c’è un po’ di spazio allora portati via anche la paura, non tutta ma la maggior parte. La paura di non farcela. La paura di sbagliare, la paura di fare vedere a tutti i miei difetti, la paura dello sgarro. La paura di fallire miseramente e quella del punto di non ritorno.

Caro, carissimo Babbo Natale. Per una volta il trasloco fallo tu!

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