Dargliela vinta

  • Gli invasi sono semi-vuoti e noi cerchiamo sempre la responsabilità da qualche altra parte.
    Eppure da quando sono piccina sento parlare di “emergenza-siccità” e delle sue cause-effetto come pure dei possibili rimedi (oltre che colpevoli).
  • Ultimamente (siamo quasi a fine anno scolastico, in piena “emergenza”) mi chiamano per certificare i deficit (?) di alcuni giovinetti al fine di agevolarne la promozione scolastica. Lo fanno i genitori, ma in qualche caso l’idea viene anche dagli insegnanti. Quando ciò accade, io mi sento in difficoltà: empatizzare col ragazzino “deficitario” e con le crisi di chi gli sta intorno oppure cercare il senso della sua difficoltà “scolastica”? Non sto sottintendendo che i DSA o i BES e simili non esistono, eh… Ne potremmo eventualmente parlare, di cosa sono oltre a un deficit… Ma non è tanto (solo) questo.
  • Dice un paziente 23enne che “il sistema universitario è tossico”, specificando che lui lo percepisce tossico perché (a) è stato obbligato a iscriversi in specifiche facoltà per soddisfare le aspettative genitoriali e continuare utilmente la professione di tutta la linea maschile della sua famiglia; (b) gli viene reiteratamente ribadito che è un fallito se non dà esami in un certo numero e con un certo rendimento, come altri cugini. Ora: ne potremmo eventualmente parlare, di come sta messo il sistema scolastico e universitario; come pure del senso dei principi valutativi odierni, molto più narcisistico-performativi – ahinoi! – che tesi a insegnare il sano senso del limite e del valore dell’impegno… Ma non è tanto (solo) questo.
  • Il mese scorso mi è capitato di svolgere un workshop di Cittadinanza Riflessiva in una scuola considerata “difficile”, ove i ragazzi avevano chiesto un dispositivo attraverso cui parlare di sessualità e affettività. Ebbene, gli insegnanti erano bisognosi, parlavano a volte più dei ragazzi, a tratti toglievano loro la parola, desiderosi di dire la loro, di guidarli, di esercitare il loro ruolo efficacemente (il sentimento di autoefficacia è determinante per sostenere l’autostima). Ovvio che potremmo parlare della scarsa capacità di iniziativa dei ragazzi che, per quanto stupefacenti nel loro non essere stati “difficili” (almeno con noi), non hanno apparentemente raggiunto l’obiettivo di esplorare a fondo la loro sessualità. Posto che nessuno aveva fissato obiettivi quantitativi e che non sarei comunque d’accordo con questo punto di vista semplificante, ne potremmo eventualmente parlare, di come stanno messi i nostri giovinetti-per-alcuni-bamboccetti. Ma non è tanto (solo) questo.
  • E’ proprio di questi giorni uno spiacevole episodio in cui mi sono spazientita con una persona che aveva parlato sgradevolmente di me con terzi (fatto comprovato), mentre direttamente e da parecchio tempo altalenava con me momenti di simpatia e momenti di pretesa di presenza secondo tempi e canoni non miei. E quando mi sono consentita di spazientirmi, tutto è stato negato e mi è stato dato della “folle”, “cattiva” e “inventrice di favole”. Incoerenze poco felici insomma, di cui potrei dir molto, su cui sarebbe facile fare esempi più e meno strong su etica, valori, morale, farmi ragione sulla pubblica piazza-internet, diffondere le prove e sbugiardare l’altrui malafede, sottolineando per di più che il mio io era alquanto offeso dall’aver saputo le voci poco graziose messe in giro dall’altro in un momento per me molto “particolare” per vari “acciacchi” fisici. Potremmo dire di più, davvero. Eppure, ancora una volta, non è (solo) questo il punto. Davvero.
  • Questa mattina chiacchieravo con una collega intorno alle difficoltà che incontriamo costantemente col “comparto medico”, quando ci siamo imbattute nel “consigliato”: “il suo seno” o “il suo nevo necessita di un controllo ogni 6/3 mesi, ma non posso metterglielo per iscritto: le linee guida non mi consentono di prescriverglielo” (ovvero di controllarsi usufruendo delle agevolazioni del SSN)… “…però, per la sua situazione, io le consiglio di farlo!”. E il paziente, che non è un medico, non sa se si deve affidare alle linee guida o al consiglio poco strutturato, resta confuso, non sa di cosa si sta parlando: del sistema sanitario nazionale? Del sistema economico nazionale? Di cosa è meglio e quando fare per il suo problema al seno o alla pelle? Di quanto costa curare una vita? Il dialogo si è concluso con: “e dopo 3 mesi la mia amica non c’è stata più”.

…Una mela o anche una più piccola carota esistono a 360°. Potrebbero essere muffite o perciate in un piccolo punto dietro (o dentro) a dove noi stiamo guardando fisso. Se non compiamo lo sforzo di osservarle da ogni angolo visuale e poi di connettere i vari elementi che cadono nel nostro campo osservativo (compresi i nostri eventuali difetti di vista o di elaborazione neuronale di un’immagine), potrebbe essere la volta buona che la diamo vinta alla strega di Biancaneve!

“Ehi fu!”, ucciso dalla pigrizia, dalla miopia, dall’interesse economico, dal vantaggio narcisistico di difendere la propria patologia o la propria visione univoca, dalle scorciatoie certificate, dal non essersi occupati del senso della siccità se non superficialmente (durante l’emergenza), dalla perdita planetaria dei valori di “verità”, “onestà” e “cura”, dalla valorizzazione dell’arroganza e della malafede, dall’utilità di portare avanti il bisogno egoistico di una istituzione o di un genitore-che-vuole-il-figlio-promosso-per-le-sue-personali-necessità-e-che-lo-ritiene-problematico-poiché-insoddisfacente-per-sé (ma che si perde il minuscolo dettaglio del suo “amore disperato” per il crack).

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