Free Tears, hugs included

A volte è davvero difficile lasciarsi andare. Piangere, ammettere di essere giù, infelici, persino depressi, sembra quasi un tabù. Ci insegnano che mostrare la nostra vulnerabilità è un segno di debolezza, “non fare la femminuccia”, “non è successo niente”, e così teniamo tutto dentro, facendoci forza e cercando di sembrare sempre a posto. Poi però apri Instagram, Facebook o TikTok, e ti ritrovi sommerso da foto di persone sorridenti, vacanze perfette, cene incredibili e messaggi di positività. E ti senti ancora peggio.

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Smart working (parola inventata) ma quanto ci serve!

Vi ricordate i bei (?) tempi lontani della pandemia, quando molte aziende sono state costrette ad adottare lo smart working per evitare il fallimento, aprendo di fatto ad un possibile cambiamento nella cultura lavorativa del nostro paese? Beh, adesso quella misura tanto indispensabile per evitare il fallimento e continuare a produrre, se la stanno passando por el culo, come si dice da noi. La classe dirigente italiana mostra una estrema riluttanza ad abbracciare pienamente questo modello lavorativo. Ma perché mai? Chissà perché in Italia la cultura del presenzialismo è talmente tanto radicata che se un lavoratore non sta in ufficio, si sente che si perde una sorta di controllo sulla sua persona e questo potrebbe influire sulla produttività? Ay, Maledetto capitalismo! Continua a leggere

Essere madre oggi – Riflessioni sparse #4

Ok: è domani!
Quando queste parole saranno on line, il mio pulcione lo avrò sicuramente già conosciuto fuori dalla pancia. “Come sta andando?”, mi chiedono dando per scontato che io risponda piena di felicità. Io rispondo invece piena di ambivalenza, conscia dei vari puzzle dell’animo umano (e nella fattispecie dei miei). Ovviamente sono iper-intererita dal conoscere questo cavalluccio amniotico che nelle ultime settimane mi fa sentire più un’idrovora famelica che una donna. D’altro canto, sono in ansia per il tagliaccio, l’ospedale, il clima medico, l’assenza accanto a me del mio compagno per via delle già citate norme ospedaliere e, ovviamente, per il cambiamento nucleare che mi attende. Beh, la mia storia familiare infelice con gli ospedali fa ovviamente la sua (s)porca parte in questo; d’altronde, è sul serio un’operazione, quindi ok, ci teniamo pure l’ansia e ci vogliamo bene pure così.

Intanto rifletto sui corsi di parenting pre e post partum, sulla loro penuria e su quanti aspetti psico-socio-economico-culturali sarebbe invece importante affrontare nel passaggio esistenziale verso il ruolo genitoriale. (Risorge qui il ricordo di quanto, da post-adolescente, ruminassi di rabbia per il fatto che i miei genitori non ne avessero mai fatti…)

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Free Tears, hugs included

A volte è davvero difficile lasciarsi andare. Piangere, ammettere di essere giù, infelici, persino depressi, sembra quasi un tabù. Ci insegnano che mostrare la nostra vulnerabilità è un segno di debolezza, “non fare la femminuccia”, “non è successo niente”, e […]

neo-genitorialità e riflessioni

Essere madre oggi – Riflessioni sparse #4

Ok: è domani!Quando queste parole saranno on line, il mio pulcione lo avrò sicuramente già conosciuto fuori dalla pancia. “Come sta andando?”, mi chiedono dando per scontato che io risponda piena di felicità. Io rispondo invece piena di ambivalenza, conscia […]