Le 10 leggi universali che ti cambieranno la vita

L’altro giorno mi sono imbattuta in questa lista e l’ho subito approfondita, volevo riportarne i concetti e sapere cosa ne pensate e se ne condividete l’essenza.

Legge di Kidlins: “Un problema messo per iscritto è un problema dimezzato” 

La legge di Kidlin ci insegna un approccio pratico e sorprendentemente efficace: scrivere. Mettere nero su bianco un problema significa dargli una forma, un confine, e sottrarlo al caos della mente. La scrittura ci obbliga a rallentare e riflettere, permettendoci di analizzare la situazione con maggiore lucidità. Una volta che il problema è davanti a noi, lo percepiamo come più gestibile: possiamo scomporlo in parti più piccole, identificare soluzioni concrete o semplicemente liberare il peso emotivo che lo accompagna.

Legge di Murphy: “Se qualcosa può andare storto, lo farà”

La Legge di Murphy ci ricorda che gli imprevisti fanno parte del gioco e che, per quanto possiamo pianificare, ci sarà sempre spazio per l’errore. Accettare questa legge significa essere preparati a gestire il fallimento con flessibilità e spirito pratico. Non è un invito al pessimismo, bensì alla consapevolezza. Sapendo che le cose possono andare storte, possiamo affrontarle con un piano B (e magari anche un piano C), evitando lo stress e trovando soluzioni.

Legge di Jung: “Non puoi cambiare nulla finché non lo accetti”

La Legge di Jung ci insegna che il primo passo per trasformare una situazione o un aspetto di noi stessi è accettarlo nella sua interezza. Rifiutare o negare un problema non fa che amplificarne il peso, mentre l’accettazione è uno stato di consapevolezza: riconoscere ciò che è, senza giudizio o resistenza, apre la porta al cambiamento. Non significa arrendersi, ma abbracciare la realtà per poter agire in modo costruttivo. Accettare non è un segno di debolezza, ma un atto di coraggio e forza interiore.

Legge di Talmud: “Non vedi le cose per come sono, le vedi per come sei”

Questa legge ci ricorda che la nostra percezione del mondo è inevitabilmente filtrata attraverso il nostro modo di essere, le nostre esperienze, credenze e emozioni. Non osserviamo la realtà in modo oggettivo, ma interpretiamo tutto attraverso il nostro personale punto di vista. Se siamo sereni, il mondo ci appare armonioso; se siamo stressati, tutto ci sembra caotico. Questa consapevolezza è un invito a lavorare su noi stessi: cambiando il nostro stato interiore, cambia anche il modo in cui percepiamo e interagiamo con ciò che ci circonda. La chiave per vivere meglio, quindi, non è cercare di cambiare il mondo, ma trasformare il nostro approccio mentale e il nostro cuore. Il mondo è uno specchio di ciò che siamo dentro.

Legge di Parkinson: “Il lavoro si espande fino a riempire il tempo che gli assegni” Continua a leggere

Invettive (da pazientume irrisolto in eterno follow up)

Oggi vorrei dire a quei medici (“primari”) che ti guardano mezzo secondo con sufficienza – ad esempio scostando lievemente una camicetta o un cappuccetto mentre litigano con altri utenti -, e che tuttavia poi proclamano sentenze, che davanti a loro c’è una persona che in quel momento sta già tollerando tanta frustrazione e paura con signorilità; volevo “semplicemente” dire loro di avere più tatto e professionalità, quindi.

Poi vorrei dire a quegli specialisti che guardano gli altrui corpi e borbottano tra loro di sottecchi che ciò genera maggiore ansia nel paziente, laddove invece lor signori potrebbero assumersi la responsabilità di parlar chiaro.

Aggiungerei inoltre una postilla per quel padre in dies irae contro i medici – equivalente più sobrio di coloro che spaccano strumenti e che malmenano i sanitari – che a poco serve lamentarsi in corsia; di più serve, come ho gentilmente suggerito, riflettere sulle scelte politico-economiche che facciamo, sui valori che coltiviamo e poi scendere nelle piazze per farci sentire.

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Come immagino le future sessioni di gioco.

Giocare ai giochi di ruolo è piuttosto impegnativo: bisogna studiare regole, saperle applicare, verificare statistiche, inoltre il master ha bisogno di preparare le avventure, gli enigmi e le mappe, cercando di prevedere alcune possibili alternative su come potrebbe svilupparsi l’avventura. È bello immaginare ciò che viene narrato, ma a volte è difficile essere sintonizzati tutti sulla stessa immagine, si può fraintendere e descrivere minuziosamente l’ambiente può rallentare il ritmo del gioco, d’altra parte non farlo potrebbe togliere spunti per azioni originali che sfruttano ciò che circonda i personaggi. L`intelligenza artificiale sta già aiutando i master e i giocatori grazie alle immagini generate (mostri, ambienti, personaggi), ma si può già subodorare ciò che potrebbe avvenire in un futuro prossimo (già si possono generare musiche d’accompagnamento, video, testi, enigmi) e lavorando un po` di fantasia questo è quello che immagino:

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Come immagino le future sessioni di gioco.

Giocare ai giochi di ruolo è piuttosto impegnativo: bisogna studiare regole, saperle applicare, verificare statistiche, inoltre il master ha bisogno di preparare le avventure, gli enigmi e le mappe, cercando di prevedere alcune possibili alternative su come potrebbe svilupparsi l’avventura. […]