Io bevo

Io bevo. Lo so, lo faccio con coscienza, con cognizione di causa ed effetto.
A volte è una necessità, una voglia irrefrenabile di cambiare la realtà che vivo, che mi circonda, distorcere quel tanto che basta per dargli colore e non farmela riconsocere. Altre volte è solo noia o perchè capita. Spesso è un semplice piacere di godersi un buon bicchiere di vino o un drink ben miscelato. Sì, questa è una realtà giovanile contemporanea.
Tutti noi abbiamo bevuto, con amici nel pub “x” almeno una volta nella nostra  breve vita – già, così breve che non sai quanto lo sarà.

Io vivo la notte. E spesso nella mia realtà, come quella di tanti altri giovani come me, sono le 4:00 del mattino e il silenzio contorna le strade vuote e buie. Le stesse che fino a qualche ora prima erano così rumorose da dare il malditesta, da non poter chiaccherare.
La notte è sempre sincera e fa paura. Le strade della mia città fanno paura.
Perchè di notte la triste realtà che solitamente non vediamo viene evidenziata; in particolare il degrado che avanza a più livelli, urbano e sociale.

Spesso sono in giro, come molti di voi, e vedo sempre più spesso poveri alcolizzati piagnucolare, giovani “artisti da strada” senza tetto o senza niente al mondo, angeli smarriti dalla testa colore argento e le mani farfuglianti, “clochard” chiederti una sigaretta e imprecare contro cosa/chi/non importa.
Vedo le notti sempre più lughe e fredde e il degrado moltiplicarsi come…un virus?

Io bevo, ma rifletto e ho un cuore e una coscienza per farlo e mi chiedo: come si arriva così? e perchè? e provo anche a darmi delle ipotesi plausibili o almeno provo a immaginarle; bada, questo non significa giudicare o autoproclamarsi “moralizzatore del popolo”, c’è già tanta gente che lo fa.
Siamo persone dalla mente aperta e dinamica; se i tuoi occhi vedono, le immagini passano alla mente che capisce ed elabora o quantomeno prova a interpretare tramite dubbi e domande e ipotesi…

E alle volte tra tutta questa decadenza sub-urbana e le conseguenti riflessioni, la gente va via. Si, silenziosamente e sola. Anche accasciata su un marciapiede in una stradina di notte, va via. Anche a 22 anni, come Patrick Bennett – questa è l’età e il nome che mi è stato detto – che nessuno conosceva, tranne i soliti noti che si vedono ogni sera al solito pub e che si salutano con un cenno di capo silenzioso o tranne chi lo conosceva per sentito dire, “quello che cantava sempre i Doors” o “Maria! quello bloccato con De Andrè”. Siamo tutti amici – o per meglio dire in modo più generale, buoni – fin quando non ci tocca fare gli amici. Ed io non potrò mai credere che Patrick avesse degli amici – Patrick o il prossimo vecchietto dalla parlata farfugliante.
Un amico ti spacca la faccia col bicchiere e poi si siede accanto a te chiedendoti che problema hai, dandoti il suo aiuto, non te lo riempie tra risate gonfie di alcool e stordimento.

È molto difficile per me scrivere e parlare di queste cose, non sono argomenti frivoli nè piacevoli ma vivo in questa città, questa è una delle mie realtà che vedo ogni notte e sento il bisogno di ricorldarlo, di sbatterlo con violenta crudezza in faccia, senza confezioni di cortesia.

Non si può affogare per sempre un problema in fondo ad un bicchiere di qualsiasi cosa. No. Perchè non si trova mai nulla alla fine del bicchiere.

Ma noi abbiamo la lucidità, la sensibilità e l’intelletto, forse anche l’apertura mentale per poterci permettere di parlare di una morte causata dall’abuso di alcool e berci sopra un bicchiere di vino. Prosit.

2 thoughts on “Io bevo

  1. Eggià! è importante capire cosa è una bevuta di vino o una sbronzicella sporadica e cosa è invece l’alcolismo. Ed è pure importante capire come si passa dalla prima alla seconda e cosa e chi lo può evitare.
    Non si muore per strada per un ulcera se, come dici tu, un amico non ti ferma; ma se la causa scatenante fosse proprio questa, non avere degli amici, ma solo gente distratta intorno a te e che se ne fottono di chi sei veramente?

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