Esempi di crozzonaggine collettiva

1# Vudù

1) Brainstorming & Libere Associazioni: Vudù?
Fatelo nei commenti prima di leggere l’articolo per pura curiosità, per capire cosa ne pensate/sapete!

2) Punto della situazione:
Che cos’è il vudù?
Questo?
Questo o questo?
E questo qui!

A me la domanda non nacque spontanea. Ero a Lione e il prof. di etnopsicoanalisi ci appioppò un approfondimento sui “riti vudù”; io: “che palle ‘ste storie di bamboline e spigguluni!”.  Eppurtuttavia, in tre ci mettemmo a cercare materiale sul portale della biblioteca di ateneo: deserto sull’italianese “vudù”. Ritenta, sarai più fortunato con l’inglesizzato “Voodoo”. NO, niente! 
Il nostro velo di Maia si squarciò solo quando colsimo che ciò che noi-comuni-occidentali chiamiamo grezzamente “Vudù” corrisponde ai termini “vodun”, “vudun”, “vodon”, “vodoun”, “voudou”, “voudou”, “vado” …nel rispetto delle lingue madri-o-matrigne che lo descrivono.

Tadàh!
Emi, sei una capra ignorante come la calia, manco sai come si scrive.

Scopro poi umiliata quanto non so, tipo che il “vodu” è una VERA RELIGIONE, che nelle lingue africane il termine significa “segno del profondo”, a indicare un segno di dio, di presenza della divinità in tutte le cose del mondo. Scopro che cos’è l’animismo. Scopro che anche una pietra è segno di dio e mi piace, in me è un “pensiero non pensato” che merita di essere reso vivo. Scopro che per i vuduisti TUTTO è espressione “dello spirito divino manifesto nel mondo, […] nascosto nella terra e nel cosmo che permea e di cui è l’essenza”. …Spirituale e materiale insieme, carne e sangue e mente, mente-corpo-relazione considerati nella medesima realtà: quella che viviamo, senza troppe seghe mentali da altro: non c’è bisogno di spiegare questioni, simboli, fenomenologie, “pietra si chiama pietra perché… …ma in realtà è…”: tutto è insieme simbolo e materia, collegamento di se stesso e di altro, se ci credi. Come ho potuto non saperlo?

3) Idee a seguire
Penso che la cultura crei e che, forse, certe volte stai meglio dentro un contenitore culturale piuttosto che dentro un altro. Non lo scegli all’inizio, ok; ma a un certo punto puoi scegliere. E oggi p
enso che non mi piace questo contenitore culturale in cui viviamo, inconsciamente appallottolati come prede del leone famelico di turno; non mi piace questa globalizzazione che in realtà non globalizza niente se non i denari e la vita stessa a convenienza.
Forse c’è della potenzialità nel vedere l’anima in un pezzo di legno, se questo mi aiuta a sentirmi in armonia con lui, a rispettarlo, a vedere mia nonna o un barbone come un segno del divino. E non è forse divino chi ti ama? L’acqua che ti disseta? La casa che ti accoglie? Un cristianello che non ti guarda con invidia e odio? Viviamo grazie a questo. Ma ci dicono di NO.

Io sono laica, ma credo nel rispetto del mondo, e se esiste da qualche parte una religione che ha ancora questo rispetto, che non distrugge per cementificare, che ama la terra marrone in quanto tale (utopia forse, ma la scoperta prevede anche una fase ideale), scusatemi, ma credo che anche papa Francesco a un bel certo punto potrebbe preferirla ai pastrani in filo d’oro inanimati di cui i cardinalazzi si fregiano in piena estate mentre i sacri boschi siculi bruciano, amen. Potrebbe preferirlo e potrebbe andare in Bénin a fare una danza di possessione invece che una messa di Pasqua. Ci starebbe, nell’ottica del francescanesimo e della comunione divina urbi et orbi.

Ecco, questo è accaduto nella mia mente: terremoto di voglie rivoluzionarie semplici, di credenza, di magia laica, di contatto con qualcosa di diverso che non sia il portafoglio. Questo mi ha fatto il “vodu”: meglio di una fattura.

4) Peccato
Se vi siete/ci avete fatto la grazia di farlo, rileggete il vostro brainstorming.
Infinite sono le credenze popolari sui vudù (bamboline, sacrifici, fatture, possessioni, orge, feticci); e vere anche, sì, ma non come le capiamo noi. Le cose a noi più note-viste-riviste pubblicizzate per fare gossip e per vendere la rivistina – tipo le danze scalmanate, il sangue, la possessione divina, la magia nera, i chiodi – sono solo l’apparenza che permette a queste genti di entrare in contatto con la divinità e col resto degli uomini. Strana apparenza, macabra, fatta di spilli, di spiriti, di riti, di trance. Ma loro, così, si sentono “comunità”. Si riuniscono, parlano, pregano insieme, ricordano da dove vengono, continuano a credere in qualcosa, a costruirsi, progettano. Perché qualsiasi “creazione culturale è la difesa più efficace contro il rischio del perdersi e dello smarrirsi”: ha sempre un SENSO, non è apparenza folkloristica.

Noi sappiamo ancora cosa vuol dire?
C’è ancora un nostro senso cosmico, comunicativo, collettivo, inter-umano nelle nostre vite?

Dubito, ma intanto un passo avanti sarebbe vedere che qualsiasi “normalità” è culturalmente e antropologicamente determinata. La vita, il diverso, la cura, non si spiegano col presupposto automatico che qualcosa sia “normale” o “anormale”. “Normale” o “Anormale” sono un’operazione imperialistica di etichettamento linguistico e culturale ri-piena di volontà colonialista! Perfino ciò che è “male”, “malattia” qui, lì è segno di saggezza, del divino, di elezione. Altro che cura…! Altro che “trastullo del volgo”, panem et circenses, superstizioni, precipitati anacronistici di mondi arcaici e arretrati!

Ma la verità è che forse lo pensi/lo pensiamo facile.
…E qui, come tanti, non siamo null’altro che inguaribili Crozzoni, in saecula saeculorum, amen, e suca.

 

“Il ne faut pas oublier que les cultes vodu visent l’existence d’une histoire humaine, réelle, d’une histoire humaine provisoirement cachée dans le présent.
C’est ainsi que les cultes vodu sont caractérisés par la présence d’un monde imaginaire qui est le seul à pouvoir donner une signification à la vie quotidienne immédiate. D’où l’existence d’un rituel fondé sur l’expérience et sur les données des sens.
Le ritual vodu est capable de trouver des solutions positives à un grand nombre de problèmes importants, solutions qui n’ont pas besoin d’être vérifiées. Toute solution proposée par le rituel est efficace en elle-même tant au niveau de l’individu qu’au niveau du collectif.” (R. Brand)

N.B.: Possono a richiesta essere inviati materiale bibliografico, articoli scientifici e power point sull’argomento.

6 thoughts on “Esempi di crozzonaggine collettiva

  1. Pezzo molto interessante, che offre diversi spunti di riflessione.
    Personalmente devo dire che molte cose le sapevo già grazie ad un esame universitario. Ultimamente, invece, aiutando un’amica nella stesura di una tesi sugli zombie, ho fatto delle nuove scoperte in merito al legame, nelle credenze popolari, tra i riti vudù e, per l’appunto, gli zombie. Credenze che poi vennero sfruttate persino dai dittatori di Haiti (terra in cui le credenze vudù si erano particolarmente diffuse) a metà del Novecento per tenere quieta la popolazione con la minaccia della magia nera.

    • Più che di una credenza, probabilmente si tratta di una pratica su cui sta sotto (r’ammucciuni) una droga che ha effetti di questo tipo. Ma dal punto di vista prettamente scientifico ho trovato molto poco in merito. Piuttosto, robe di questo genere e i risvolti di “magia nera” che stanno dietro a cose simili hanno pateticamente a che fare con la gestione del potere, come tu ben dici. Solita storia. In compenso, ho del materiale interessante in merito se serve!

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