Differenzio alla cieca

di Antonella Tarantino

Non si vede che sono cieca! E non gliene ho parlato, ciatto con lui senza confidarmi. – Meglio di un menù à la carte, mi ha detto, vengo da te verso le 21. Driin driin driin (rumore del campanello). Ha portato tre vassoi pieni di roba, lo so perché ha occupato tutto il tavolo della cucina per posarli (120 per 180 cm). Wow wow wow (rumore di stupore) bene ceneremo sulla penisola, fa trendy e ci regala quell’aria di informalità che ci aiuta a sentirci vicini ma non troppo, una coppia non di fatto – ci piaciamo già! Ho mangiato troppo, mischiato le cose tra loro, non mi andava di toccare tutto, infilare ogni dito dentro le cose, leccarlo, per poi decidere se prendere o lasciare nel vassoio, in fondo con Alberto ci conosciamo da poco, lui non sa della mia cecità e non voglio che veda quanto sono buffa con le dita in bocca.

Ad alcune cose ho dato un morso, ho avvicinato la punta della lingua lip lip lip (rumore del leccare) e le ho respinte e riposate nel piatto, altre cose in bocca chomp chomp chomp (rumore di masticazione) senza assaporare gnam gnam gnam (rumore della deglutizione); ho preso e ripreso per tre volte la stessa focaccina, sputata, risputata ché l’acciuga non mi piace, e le noci mi fanno allergia: poi alla frutta, ho ceduto al desiderio di un bel fico d’india, e ora mi sento quelle fastidiose “spinuzze” in gola e sulle mani che potrei approfittarne per fare un peeling; lui è andato via in soggiorno senza darmi una mano (e tutto perché non sono stata pronta a dargli la mia), voglio vederci chiaro prima di lasciarmi andare con uno che conosco così poco.

“A sparecchiare ci penso io!”, gli ho urlato col mio fare indipendente, “vai a metterti comodo sul divano, il telecomando lo trovi nel cassetto a destra”. Ora devo sparecchiare e mettere tutto nel bidone giusto: comincio a catalogare il cibo restante, lo sposto tutto in un vassoio, lo attraverso con il palmo, vuoto, vuoto, no, no, prendo queste cose e le spingo le une sulle altre, sento le mani appiccicose di mollicce sostanze gelatinose, “Che è? Boh?”. Ne lecco un poco sul dito medio, ora il vassoio con i resti lo metto nel frigo e spingo la portiera, faccio forza, il vassoio è grande. Ecco, ora il piatto di lui, dovrebbe essere più facile, forse Alberto ha mangiato tutto, comincio a toccare, una cosa viscida mi raggiunge il polso flop flop flop (rumore di sostanza molliccia che scivola di mano) è la mousse al prosciutto: “Umido o indifferenziato?” Sono diversi i secchi ma io non li vedo i colori, “boh?”. Abbasso la testa e ci infilo il naso, nufh nufh nufh (rumore del mio annusare) odori misti, afferro qualcosa di molliccio nell’angolo del piatto, devo assaggiare, lo avvicino alla bocca e con la punta della lingua cerco di percepirne il sapore, e sono pure raffreddata, “E’ banana da svezzamento!”, bleah bleah bleah (rumore del disgusto), la sputo ptuh ptuh ptuh e cerco di mirare dentro al bidone, fuori… ora immagino che questa purea gialla scivoli lungo il laterale del bidone, non la posso vedere, ci appoggio la scarpa, ora la sento puah puah puah (rumore dello schifo) il piede è salvo; domani dico alla signora di pulire, ritorno al piatto, con le dita sento che c’è della carta, il tovagliolo sporco nell’indifferenziata, le posate di plastica le getto nel lavello, vanno sciacquate prima woosh woosh woosh (rumore dell’acqua che scorre) poi nel bidone della plastica, quello sotto, vado a tentoni, ora ho afferrato una cosa dura dal piatto, la palpeggio, l’annuso ulp ulp ulp (rumore di stupore) è un pezzo di osso che doveva essere attaccato alle costine di maiale, ptuh ptuh ptuh (rumore dello sputo) sono vegetariana! Con la mano continuo a cercare sul ripiano, sento una cosa fredda, non capisco cosa sia: è la bottiglia di vetro, ci infilo il dito, sì, ecco… questo è il collo, ora avvicino la testa, l’odore del vino è inconfondibile, la prendo e la capovolgo dentro al lavandino, anche una goccia sarebbe sufficiente per colorare per sempre la mia tovaglia.

Lui non mi chiama, sarà interessato a un film, vado verso il divano, il volume della tv lo sento costante, il suo russo a intervalli e li differenzio subito a orecchio – potrebbe essere amore – “russa bene”, penso, alterna inspirazioni e poi espira a intervalli regolari eroticamente ritmati, un dolce suono che poi esplode con tutta la sua potenza maschile groo groo groo... poi uhhhh uhhhhh (rumore grugnito) e poi grrr grrr grrr (rumore ringhio) fantastico! Lui continua a russare! Poi burp burp burp (rumore di un rutto), hic hic hic (rumore di singhiozzo), lui digerisce mentre dorme. E ora che faccio? Vado a lavare mani e denti, poi mi metto comoda sul divano e lo ascolto. Bla bla bla (rumore del blaterare dentro al suo orecchio) non si sveglia. Lo abbraccio, poi mi stacco e porto le mani verso il mio viso, sul naso sniff sniff sniff (rumore dell’annusare stile cane da tartufo), sento odore di soffritto di cipolla, le mie dita, ma ho lavato le mani, “E’ lui allora!”, il suo maglione di lana pesante, il suo sudore mi disturba più del suo russo ronf ronf ronf (rumore del russare) li sento; basta, non posso guardarlo dormire, sgrunt sgrunt sgrunt (rumore del disappunto), lo sveglio e lo accompagno alla porta spingendolo con entrambe le braccia. Anf anf anf (rumore del senso di affanno), pum, pum, pum, “Che botta!” (rumore di uomo sbattuto al muro).

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