Odiare i mascalzoni è cosa nobile: a ben vedere è onorare gli onesti*

Arrivare alle 21 al Malaussène, piazzetta Resuttano, dietro l’odore della focacceria. Scegliere in mezzo alla giusta bolgia un angolo di gradino e restarci fino alla fine, con le gambe accartocciate e la testa viva.
Il muro è adibito a grande schermo, mi siedo in attesa di un calcio in culo alla censura, a quel qualcosa che nel tempo mi ha portato a non accendere più la televisione, che mi ha portato prima a disinteressarmi di tutto, poi a rinascere irritata dall’apatia, stizzita e con una voglia innata e rinata di sputare addosso allo schifo che prolifica come i piccioni nelle nostre città: ogni giorno di più.

Sul mio gradino (per l’occasione comodissimo), ho visto qualcosa che mi ha fatto venire la pelle d’oca per l’emozione di sentirsi rappresentati, piuttosto che per lo schifo di sentirsi nella merda. Strano e bello, in questo periodo di epurazione nazional-popolare dell’informazione-fuori-dal-coro, sentirsi un essere pensante che può nutrirsi di pensieri consistenti.
Ma è accaduto, ed è stato grazie ad un programma antimediatico, se mediatico vuol dire dis-cultura e censura, se il concetto di mediatico corrisponde ad un’industria che amministra defilippianamente lo svago e che dona una cultura di polistiloro alle masse.

Raiperunanotte, i suoi ospiti, la sua utenza, il suo bacino di notizie, oggi sono anticonvenzionali perché scardinano un monopolio televisivo soffocante, perché si liberano dalle briglie della politica dell’illecito, del fascismo informativo, della cultura partitica; briglie a causa delle quali la televisione non è più un luogo privilegiato di elaborazione di senso o un veicolo di aspirazioni ideali, bensì il luogo dello svuotamento mentale e contenutistico, della manipolazione dell’individuo medio, dell’adattamento all’ordine sociale esistente… tutti sapientemente travestiti da intrattenimento, a sua volta travestito da cultura apparente.
E’ qui che la cultura è ridotta ad una merce, che la mente umana è barattata con inutili aggeggi di pensiero che chi ha più soldi ci impone da anni, togliendoci un grammo di massa pensante al giorno (rigorosamente a poco a poco, per aiutare il popolino a farci l’abitudine).

Come capo del governo, Silvio Berlusconi esercita il controllo su circa il 90% delle trasmissioni televisive italiane. L’a-democraticità della sua gestione è stata recentemente sbandierata anche dall’Open Society Justice Initiative, che – in qualità di terza parte indipendente che agisce solo nel pubblico interesse – l’11 marzo 2010 lo ha denunciato alla Corte suprema Europea per violazione dei diritti dell’uomo, e nella fattispecie per il non rispetto delle norme europee sul pluralismo dei media. Secondo J. Goldston, “questo caso evidenzia il fallimento dei governi italiani. […] La situazione italiana è inaccettabile per una democrazia. […] Questa mancanza di pluralità può soffocare il dibattito e limitare l’accesso del pubblico alle informazioni e alle prospettive critiche”.

Uau. L’Europa ci denuncia ancora, ma nulla cambia, ciò che accade tra le quattro pareti domestiche nazionali continua ad essere scandaloso, mussoliniano, senza paragoni con altre realtà democraticamente sviluppate. Dopo tutto questo, dopo Trani, “negli Usa sarebbe scoppiato un Watergate e si sarebbero dimessi tutti i protagonisti di questa incresciosa vicenda, in Italia nulla”; lo dice pubblicamente Michele Santoro nell’ouverture di Raiperunanotte, finalmente.
E chi segue la carrellata di parole pensate, di personaggi ricolmi di malcontento e di malconcia speranza, di arti, parti, scarti per qualcuno, lo vede, lo sente, e forse lo pensava anche prima senza poterlo affermare liberamente; sarà per questo odore di libertà che Raiperunanotte ha contato più di tre milioni e mezzo di spettatori in tv e oltre trecentomila connessioni web simultanee.

Di fronte a ciò, Vespa resta tipicamente sgomento, la tenera vocetta di Fede tenta di discolpare il capo, Silvio paragona il programma ad un ”lugubre carro di tespi“, Bondi raggiunge il guinness del raccapriccio dopo la prima ora di trasmissione.

Eppure, questo non ferma nulla.
Gillo Dorfles parla di fattoidi e democrazoide, due splendidi frutti di una società e di una verità contraffatte e corrotte. Monicelli dipinge un’Italia che “avrebbe bisogno di quella rivoluzione che tutti i più grandi paesi civili e democratici del mondo, durante la loro storia, hanno avuto”. Milena Gabanelli definisce la situazione “l’orlo di una sconfitta civile […] perché il paese accetta o non comprende mosse scriteriate che ci ridicolizzano agli occhi del mondo”. Benigni inneggia al baccano e al frastuono della democrazia e della libertà, cita Sant’Agostino dicendo che “la libertà anche quando se ne fa un cattivo uso è un bene”, poi bacia romanticamente Ruotolo e ricorda Liberté di Eluard.
Luttazzi si appoggia a Quintiliano e Aristofane affermando che “odiare i mascalzoni è cosa nobile: a ben vedere è onorare gli onesti”*; intanto, “spacca il dominio linguistico e significativo del politically correct, sepolcro imbiancato di un’oramai inesistente dialettica politica“, descrivendo con perizia le tre fasi dell’inculata che la patria nostra sarebbe ben protesa a ricevere. Osceno, volgare, hanno detto; ma non è forse volgare, osceno, offensivo, intollerabile quello che sta accadendo in Italia?

Quello che resta di raiperunanotte, di giovedì 25 marzo, è il solco di una strada benedetta dall’intelletto che bypassa le tv generaliste e l’informazione compiacente e compiaciuta per reagire al potere e all’ignoranza.
Probabilmente, adesso si ricomincerà a parlare di regolamentare il web, di mettere doverosi paletti, di evitare che si ripeta qualcosa del genere; questione di tempo. Si spera che una crepa voraginosa intanto si sia aperta, tra le mutande di chi di dovere.

Detto ciò, concludo la mia riflessione in due modi.
Il primo è doveroso, e sono le parole di apertura di Santoro: quelle di Danilo Dolci, quelle delle prime battaglie per la libera informazione nell’etere.

“S O S. Qui si sta morendo. Si sta morendo perché si marcisce di chiacchiere a di ingiustizia. Galleggiano i parassiti, gli imbroglioni, gli intriganti, i parolai: intanto la povera gente si sfa. […] S O S. Costituzione italiana, articolo 21: ‘Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione’. Il diritto-dovere alla verità […], alla comunicazione, alla libertà di espressione, all’informazione, non vi è dubbio sia determinante allo sviluppo di una società democratica: deve essere garantito attraverso i moderni strumenti audiovisivi che il progresso scientifico e tecnologico ci mette a disposizione. Non possiamo non valerci, non episodicamente ma strutturalmente, di quanto ci viene garantito – sta a noi conquistarlo di fatto – dalla Carta dell’uomo alla Costituzione, alla parte più avanzata del Diritto internazionale e non.” Messaggio introduttivo della trasmissione di Radio Libera, letto da Danilo Dolci (Partitico, 25 marzo 1970).

Il secondo è un commento trovato su un forum, un commento che potrebbe essere di chiunque tra i tanti che erano (eravamo) sintonizzati su ogni singola parola-fattaccio-speranza regalati agli italiani in tre ore non qualsiasi:

“Nella serata di raiperunanotte, mi sono sentito libero… di non essere considerato un coglione, di non rappresentare il male, di essere un cittadino che vuole essere informato, e di poter guardare un programma che mi piace. Libero di esprimermi, e di far esprimere coloro che non la pensano come me. Libero dalle solite parole che mi martellano (giudici comunisti, il partito dell’amore, il governo del fare, assoluzione invece di prescrizione, obbrobrio, dipietrismo…). Libero e rappresentato, libero di poter ascoltare altre voci, libero di poter credere ad un futuro diverso, libero di poter pensare con la mia testa, libero di poter credere che nel paese dove sono nato nessuno – e dico nessuno che abbia un potere – possa impedire a nessun’altro di avere la dignità rappresentata dalla parola.”

Grazie.

One thought on “Odiare i mascalzoni è cosa nobile: a ben vedere è onorare gli onesti*

  1. Come uscirne, il buoi diventa sempre più pesto. Chiedere aiuto alla comunità europea, all’ONU ? La verità è che se non si trovano al più presto canali di comunicazione alternativi alla televisione la democrazia in questo paese è spacciata.

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