Lettera a Goffredo Mameli

Di Giusy Messina Denaro e Francesco Caltabiano

CARO MAMELI,

ti è mai successo di svegliarti una mattina avendo fisso nella mente un ritornello, un motivetto che non ti abbandona più per tutta la giornata? Spero proprio che ti sia successo o che sia capitato a qualcun altro, altrimenti vuol dire che dovrò mettere da parte, almeno per qualche giorno, i libri di greco e prendermi una pausa. Questa mattina mi sono svegliata canticchiando l’inno italiano e non puoi immaginare quanti pensieri e domande hanno cominciato ad affiorare. E così, ecco, l’idea di scriverti, esporti tutti i miei dubbi e i miei interrogativi e, perchè no, anche aggiornarti sulla situazione: ovviamente per quel che posso e col dovuto rispetto.

Tu scrivi: “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta”. “Fratelli”, ma fratelli chi? Noi Italiani? Noi che ci distinguiamo tra polentoni e terroni? Che ci dividiamo tra nordisti e leghisti, di sinistra e di destra, finiani, centristi, dipietristi e casinisti (dalla parte di Casini, s’intende)? Ma no, ho capito! Noi Italiani…fratelli perchè accomunati dal tricolore, da un’unica bandiera, quella pronta a sventolare ogni quattro anni per i Mondiali di calcio. Ti riferisci a questo, vero? Anzi, a proposito: sai cosa è successo qualche giorno fa? Un calciatore della nostra amata nazionale, cantando l’inno, si è concesso (a quanto sembra) una piccola licenza poetica. Essendo fuori tempo, per recuperare il “tempo perduto”, ha aggiunto a Roma l’aggettivo “ladrona”. Non ti dico quel che è successo! Polemiche su polemiche: giornalisti, opinionisti, tutti contro quel povero giocatore. Ma che cosa avrà fatto mai di male? È così grave che un rappresentante della nazionale, in occasione di un evento che porta il nome “Mondiali di calcio”, definisca la capitale della sua nazione “ladrona”? Non lo si può condannare. In fondo, non è il solo a pensarla così. Si dice, infatti, che Roma e tutto il Sud, improduttivo, ignorante e inutile sia una sorta di grande zavorra trainata dal Nord, grande, fruttuoso, luccicante, e che proprio gli abitanti del Sud siano una massa di fannulloni, buoni a nulla, parassiti.

Queste enormi differenze avrebbero persino radici storiche profonde: infatti, la laboriosità del Nord sarebbe stata ereditata dalla dominazione dei Celti, popolo di infaticabili lavoratori, pronti a spaccarsi la schiena dalla mattina alla sera. Insomma: formiche nordiche contro cicale sonnacchiose e canterine del Sud. Non metto in dubbio la laboriosità dei Celti: non ho neppure la competenza per farlo. Ma dall’alto della mia ignoranza mi chiedo: come mai i Romani, così ubriaconi e festaioli, riuscirono a conquistare mezzo mondo e i Celti, tanto intraprendenti e lavoratori, nulla? Non conviene arrovellarsi il cervello in questioni così complesse. Trasciniamo questa grande zavorra, e non chiediamoci il perchè.

Dunque, dicevamo il perchè di “Fratelli”. Si, è vero! Noi Italiani siamo fratelli in tante cose: siamo grandi consumatori di caffè, adoriamo il calcio che, appunto, ci fa sventolare la bandiera nei caroselli e ci fa fare baldoria per tutta la notte, suoniamo il mandolino e impazziamo per la pasta al pomodoro. Per non parlare del nostro gusto nel vestire: cantiamo O sole mio e Volare, ci riconosciamo nei film di Totò e Alberto Sordi. Ci piace farci gli “affari tuoi” e di “uomini e donne” qualunque, leggiamo le “novelle” – soprattutto “2000” – e stiamo molto attenti alle “letterine”. Siamo inoltre un popolo altruista e sempre aggiornato sulle mode, i costumi, le usanze e le lingue altrui. Abbiamo importato, per esempio, una nuova festa: Halloween. E abbiamo ampliato il nostro lessico con termini nuovi. Sai, non è più di moda dire taccuino, si dice block notes, e non sei trendy se non fai l’aperitivo. Se con quel “fratelli”, invece, ti riferivi a qualcosa di più profondo, come lo scendere in piazza contro qualcuno o qualcosa, tutta l’Italia e tutti gli Italiani, se intendevi l’onorare le nostre celebrazioni e giornate di memoria nazionale, magari vedendo tutti i politici mettere da parte, almeno per un solo giorno, le divergenze e guardare tronfi le Frecce Tricolori, allora, mio caro Mameli, devo confessarti che se quel “fratelli” deve darmi l’idea di un vincolo ideale di parentela, penso alla parentela di Parenti serpenti, dove, tutti contro tutti, si cercava di spedire all’al di là gli anziani genitori per incassare beni e pensione.

Oggi però – tra tutte le cose negative c’è sempre qualcosa di positivo – questo problema non c’è più. D’ora in poi anche le donne andranno in pensione a sessantacinque anni…insomma, si continua a lavorare anche da vecchi, e i figli, aspettando la pensione dei genitori, nel frattempo invecchieranno anche loro.

Per quanto riguarda “L’Italia s’è desta…”, mi dispiace, caro Mameli! Devo contraddirti. Borse in caduta libera, Milano chiude con il -3,9%. Economisti, risparmiatori, imprenditori, azionisti, borsisti, porta borse – no! forse loro non c’entrano – che si strappano i capelli, si abbandonano sulle scrivanie, slacciano i bottoni della camicia e allentano le cravatte. L’Italia “si era desta” qualche tempo fa, e solo per poco. Infatti c’era chi comprava ville a Venezia, chi diceva che la crisi era alle spalle e chi invitava a smetterla col pessimismo, perchè, come recitava un vecchietto protagonista di uno spot pubblicitario “l’ottimismo è il profumo della vita”. Adesso, invece, si dice “tagliare”, stringere la cinghia, anni di sacrifici e sudore. E così si taglia alla sanità, si taglia alla scuola, s’innalzano scaloni, non si bandiscono più i concorsoni, si cancellano le province, si perseguitano i poveri, i falsi ciechi che leggono il giornale, si scoperchiano cupole, si sequestrano yacht, si recuperano beni depositati nei cosiddetti “paradisi fiscali”. Questo e tanto altro è l’Italia.

Lo so, ti sembrerò catastrofista, ma sappi, caro Mameli, che colei che ti scrive è una ragazza fiera e orgogliosa di essere italiana, e che pensando al proprio futuro vorrebbe vedere l’Italia ma è costretta a guardare anche all’estero. Una volta ho visto un film in cui un professore diceva all’allievo: “Se ne vada dall’Italia se vuole fare qualcosa e diventare qualcuno! L’Italia è un paese di dinosauri difficili da abbattere”. Io fino ad ora, da quei dinosauri mi sono tenuta a debita distanza, ma ho visto e ho incitato qualcuno che, invece, a quei dinosauri si è avvicinato, ha cercato ma…sono proprio difficili da abbattere.

Adesso basta! Sai che ti dico? Smettiamola di incentivare l’industria del pessimismo. Rimbocchiamoci le maniche, e in silenzio – ti suggerisco calorosamente il silenzio! Sai, oggigiorno potrebbero intercettarti dovunque e comunque – affrontiamo quel che sarà, magari, perchè no? con l’idea e tutta l’intenzione di poter cantare davvero, mano al cuore e sguardo alla bandiera, “FRATELLI D’ITALIA, L’ITALIA S’È DESTA!”

3 thoughts on “Lettera a Goffredo Mameli

  1. In un’intervista radiofonica fatta in previsione della sfida Italia- Nuova Zelanda, un giocatore di rugby neozelandese ma naturalizzato italiano e in forze alla nazionale azzurra (scusate, non ricordo il nome) è stato “costretto” ad accennare l’inno di Mameli: “Fratelli d’Italia / l’Italia è di destra…..”.
    Sibillino nell’ingenuità.

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