Dall’inizio dei Mondiali stanno tutti a parlare di Africa. Ma quale Africa? Di certo non è quel piccolo spazio di terreno verde tra le quattro mura di uno stadio. Tutti a cantare “Waka Waka”, ma forse non si sono resi conto che la popolazione africana non è quella in magliettina e calzoncini. Oggi tutti sanno che l’Africa è il luogo in cui si suonano le vuvuzela, quei terribili strumenti che non permettono di sentir bene la voce della telecronaca, che non hanno dato la possibilità a Lippi di dare le giuste dritte agli azzurri. Allora sarà forse per questo assordante suono che non sono arrivate fin da noi le urla di aiuto dei profughi eritrei dalla Libia?
Eppure se fate attenzione potete ancora sentirle, sono troppo vicini per non sentirli, sono troppe voci da ignorare, come possono essere ricoperte dal suono delle vuvuzela?
Nel 2009 un gruppo di profughi eritrei in viaggio verso l’occidente, diretti verso Lampedusa, sono stati fermati e rispediti indietro, rifiutati e condannati. Il 30 giugno i soldati libici hanno fatto irruzione nel carcere di Mishratah , trasportando 250 eritrei nel sud della Libia a Sebha. Tra quegli eritrei vi erano quelli respinti dall’Italia, anche loro nudi tra gli altri, rinchiusi in container di ferro all’interno dei quali manca l’aria e la temperatura è altissima. Ma molti tutto ciò non lo sanno, guardano la loro partitella, scommattono sul vincitore e l’ Africa scompare al fischio dell’arbitro, e l’unica questione da porsi è se sia giusto aprire le porte del calcio alla tecnologia.
Oggi Don Mussie Zerai racconta all’Unità l’ultimo colloquio avuto con uno dei 250 eritrei, scelgo di riportarne una parte, perchè se è vero che quando ho deciso di partecipare al progetto di Abattoir l’ho fatto per poter comunicare, allora è giusto che io oggi lo usi per far parlare chi sembra non aver voce.
“Stiamo morendo di fame e di sete, ogni due ore veniamo percossi e malmenati. C’è solo una feritoia da dove filtra un po’ di luce e di aria. Non c’è spazio per stenderci. Siamo ammassati come sardine. Non abbiamo nulla per coprirci. Dopo un viaggio di mille chilometri – continua Don Zerai – hanno ricevuto pochissima acqua e ancor meno cibo. Non bastava per tutti ed hanno deciso di darlo alle persone più deboli…”
Chi nel 2007 ha firmato l’accordo a Tripoli per i respingimenti sente il rumore delle catene? I lamenti dei feriti? Il pianto di chi dall’Italia ha inviato i risparmi messi da parte con fatica per salvare i propri cari da una situazione di inferno e dolore, per poi sapere che ogni speranza è stata negata, che sono stati rimandati indietro ed oggi rinchiusi senza nè acqua nè cibo, picchiati ed ammassati? Come si può ignorare tutto ciò? Come si può andare avanti con il peso di tale responsabilità?
Nessuno può dire di non sapere, a tutti era chiaro che cosa avrebbe comportato prendere tali accordi, tutti hanno visto le foto dei “disgraziati” del deserto, girare la faccia è impossibile. Mi chiedo come i responsabili di tale accordo possano ancora bere dai loro calici dorati, senza affogarsi pensando a chi, anche per colpa loro, sta morendo di sete, come facciano ad andare a letto senza pensare al dolore della persecuzione. Coma facciamo tutti noi ad ignorare il dolore di chi ha solo chiesto aiuto. Non sono nostri nemici, sono solo uomini che soffrono e continuano a soffrire, uomini poveri e scomodi e per questo gettati via.
L’Unità ha proposto di scrivere una email al ministro Maroni, vi invito ad aderire, il procedimento è molto semplice. Basta scrivere una mail al Ministero dell’Interno, all’indirizzo info@interno.it, con il seguente testo:
“IO (NOME E COGNOME) SONO CONVINTO CHE UN PAESE CIVILE NON POSSA ESSERE COMPLICE DI UN CRIMINE CONTRO L’UMANITà. FERMATE IL MASSACRO DEI PRIGIONIERI ERITREI IN LIBIA”.
lo faccio subito. Non si possono accettare queste atrocità.
come le olimpiadi a pechino che non denunciavano alcuna violenza ciò che viene portato davanti al tifoso non è la vera realtà di un continente martoriato. l’oro della coppa del mondo cola sulla verità celata da la classiche immagini da safari con leoni e zebre..
Attenzione, anche Repubblica ne parla:
http://www.repubblica.it/esteri/2010/07/05/news/il_calvario_dei_detenuti_eritrei_bastonati_nelle_carceri_libiche-5401348/
anche io ho scritto (e fatto scrivere) la mail. a dir poco inamissibile…