Una storia di case popolari

Durante la trasmissione “Le Iene”, Giulio Golia ci ha fatto vedere  un po’ cosa succede ultimamente a Palermo in quel quartiere chiamato “Zen2”, verso il quale molti palermitani provano schifo, forse perché non lo conoscono, forse perché sono molti i palermitani a passarsela bene, e magari preferiscono giudicare senza capire.

Prima di dire la mia, vi racconto una storia, la storia di Michele e di Rosalia, entrambi del ’33, genitori di sei figli, lui operaio al cantiere navale, lei casalinga. Erano altri tempi e si nasceva e cresceva nello stesso letto della madre anche quando eri sposato. La nonna era la mamma-grande, e i giocattoli dei “morti”1 il 3 novembre scomparivano fino all’anno successivo.
Nel ’71 Michele e Rosalia avevano già una figlia fuiuta2 e quindi la più grande in casa era Rosaria di 16 anni, la più piccola era Patrizia di solo un anno, quando ricevettero l’assegnazione di una casa popolare a Borgo Ulivia, un posto vicino Falsomiele, periferie inesistenti, le cui prime pietre posate erano quelle di queste case.
A costruzione quasi ultimata, quando ancora mancavano gli infissi di porte e finestre, “gente di Ballarò”3 arrivava con i camion pieni di mobili per  occupare le case, anche la casa di Michele e Rosalia, i quali si organizzarono con gli altri assegnatari  in ronde che giorno e notte sorvegliavano i palazzi affinché nessuno li occupasse abusivamente.
La domanda nasce spontanea, perché non occuparono le case anziché dormire in auto? Perché si rischiava la denuncia e il diritto alla casa assegnata. Se la casa non è tua, te ne freghi se la polizia ti butta fuori, ma se la casa è assegnata a te, non puoi rischiare.
Borgo Ulivia era un piccolo borgo in costruzione e non c’erano negozi nè c’erano servizi, nulla, ma, in un certo senso, forse c’era tutto: le case.
La famiglia di Michele e le altre famiglie difesero il diritto a quelle case coi denti e alla fine le ottennero, ma non senza tranquillità: non ci si poteva allontanare per qualche giorno senza la paura che ti aprissero casa e si infilassero altre persone: infatti, questa è una pratica non solo diffusa, ma tollerata per le case che gli assegnatari non curano.

Oggi nel 2010, a quasi 40 anni dalla storia che vi ho raccontato, Borgo Ulivia si chiama ZEN, ZEN2, Borgo Nuovo, CEP, Sette cannoli, e non potete immaginare quante altri quartieri di Palermo, e quella di Michele è la storia di altrettanti palermitani che non possono permettersi una casa e per averla devono lottare.

La loro lotta è svolta tra pari, tra poveri, tra quelli che sono poveri ma hanno l’iPhone, o l’iPhone forse se lo faranno dopo, per sopravvivere nella società dell’apparenza, una volta soddisfatta però la sopravvivenza dell’esistenza.

Chi ha visto il video delle Iene, pensa di aver visto la mafia nella faccia degli occupanti o in chi dice che a casa sua non ci entrano perché c’è la “flotta” a proteggerla, e io vi dico che non sono loro: loro sono solo i frutti malati, le vittime, della mafia, di quella struttura di potere che li vuole deboli e impoveriti nelle tasche e nello spirito, pronti a sbranarsi l’uno con l’altro per un diritto che dovrebbe essere naturale, la casa. Non li sto giustificando, ma prima di giudicarli proviamo a capire. E delle persone delle istituzioni intervistate che non vogliono occuparsi del problema che ne pensate? No, questo giudizio, tenetevelo per voi, noi abbiamo famiglie troppo “fesse” per farci querelare.

P.S.: Rosaria, la figlia di Michele e Rosalia, è mia madre.

1 I giocattoli ricevuti in dono per la commemorazione dei defunti.

2 Fuggita: con la “fuitina” una coppia di giovani innamorati scappa di casa perchè le rispettive famiglie accettino il loro rapporto.

3 Ballarò è un quartiere storico di Palermo

7 thoughts on “Una storia di case popolari

  1. Che dire? Aspettavo che qualcuno dicesse, finalmente, qualcosa del genere. Su Facebook gira questo video intitolato “le merde dello Zen” ed io non faccio che pensare che sia un titolo sbagliato, ingiusto, classista, superficiale e per dirla tutta, stronzo. Ci sono persone assolutamente per bene che ogni giorno tentano di sopravvivere ad una vita che prova incessantemente ad affossarli. E c’è gente non totalmente per bene che nella fossa in cui è prova a rubare al vicino di fossa.
    Ho avuto pena infinita per la signora alla quale avevano occupato la casa, e ho provato rabbia per il bulletto di quartiere che la minacciava.

    Ma è come dici tu, è una lotta tra poveri, o ancora meglio, tra emarginati, ghettizzati, abbandonati ai limiti di quella che è la nostra città, e dimenticati.
    Perchè la maggiorparte dei palermitani-bene preferiscono storcere il naso e dire che schifo, perchè è facile, quando hai un tetto sulla testa, una stanza tutta tua, e mamma e papà che pensano alle tue cose. E’ facile anche per i rappresentanti delle istituzioni giocare a scaricabarile e fregarsene, perchè si cacano sotto di andare allo Zen.

    E lasciamo che sia così. Lasciamo che quello sia il nostro personale colosseo, dove uomini e animali si mescolano in lotte impari, e dove la polizia non va. La polizia ha altro da fare, come far scappare i marocchini che vendono pericolosissime borse taroccate, o sgomberare pericolosissimi centri sociali.

  2. Complimenti Michele.
    Effettivamente è tutto il sistema che fa schifo. Come hai detto tu è una lotta tra poveri ed emarginati che, per sopravvivere in questo mondo che se ne frega, si inventano leggi di sopravvivenza. Poveri e ignoranti, lasciati a marcire dai “capi” che se la sciallano ai festini…

  3. E’ un ecosistema che si è creato per assenza dello stato, e non è da escludere che si mantenga la situazione per continuare a usare la sicilia come un bacino di voti, gente disperata che cerca raccomandazioni, non deve assolutamente venirgli in mente che stanno lottando per qualcosa che gli spetta di diritto.

    Ma il primo passo sarebbe comunque lo sgombro forzato delle case occupate abusivamente.

  4. Ne abbiamo chiacchierato insieme mi pare…quello che mi ha schifato sono state le battutine di Luca e Paolo sulla signora, che è stata letteralmente coglionata dai due comici genovesi. Per il resto il video e la vicenda fanno rabbia. Fanno rabbia perché il padre di quella famiglia aveva una casa da reddito medio-alto, tipico del capocondominio della zona che riscuote le quote condominiali, (pardon, il pizzo) e grazie ad una vita di imbrogli si è fatto una casa degna di una reggia. Crescendo in quest’humus il figlio non poteva che fregarsene della signora e occuparne la casa. Palermo non è così, ma come raccontavi tu a volte viene da lì e in alcuni quartieri vigono ancora certe leggi. Inutile dirti che se dovesse rimanere così a lungo, l’unico vero modo di far crescere Palermo sarebbe quella di raderla al suolo e ricostruirla. A tal proposito linko un’altra storia di in-civiltà cittadina: http://www.blogpalermo.it/2010/09/18/mentre-la-gelmini-parla-di-scuola-di-qualita-palermo-si-deve-confrontare-con-una-triste-realta-i-ragazzi-incitano-la-mafia/

  5. Ovviamente io non intendo giustificare il comportamento del ragazzo, ma semplicemente invito a chiedersi il perché delle cose prima di dare giudizi. Immagino che, come hanno fatto molti palermitani, molte persone del nord siano rimaste impressionate dall’atteggiamento delle persone che vivono allo ZEN.

  6. L’invito è anche a chiedersi perchè nessuno “in alto” si preoccupa dell’assenza di regole (o della presenza di regole alternative) che vige in questi quartieri popolari. Se spacci in via Libertà ti arrestano, se lo fai a Medaglie d’oro no. Però se a Medaglie d’oro spacci e non hai nessun aggancio, finisci comunque male. Perchè? Evidentemente ci sono zone dove finisce il potere ufficiale e inzia un altro tipo di regolamentazione. Come fossero regni confinanti che non hanno lo stesso re.
    Ecco, forse, il potere ufficiale dovrebbe tirare fuori le palle e invadere i regni confinanti, e imporre le regole ufficiali, ma ciò non avverrà mai, perchè hanno firmato qualche trattato di pace del quale siamo all’oscuro.

  7. Nel frattempo Cammarata va “come un tir” a farsi i cavolacci suoi; probabilmente proprio a firmare trattati di pace.
    Il servizio delle Iene penso sia ben fatto, una fotografia di un Sud mentalmente degradato… che chiaramente non va abbastanza in fondo; soprattutto per chi non sa interpretarla, come un milanese, un leghista, un figlioletto di un papà imprenditore.
    C’è bisogno di questi servizi per svergognare le autorità incompetenti, quel cazzone incivile che chissà quanti piccioli si ammucca al mese e poi afferma bellamente che è il proprietario della casa a dover far sgomberare gli invasori.
    Alla faccia del garantismo statale! Se però poi nell’atto della cacciata ci scappano morti, feriti, reati… chi paga? Il cittadino onesto e giustamente disperato che dopo anni di attesa si è visto “rubare” la casa e buttare i mobili, che ha speso soldi per campare chissà dove, magari in affitto o rompendo le palle a qualcuno, e intanto non ha ottenuto aiuto dalle autorità; o meglio: ha ricevuto l’unica direttiva possibile da chi non vuole rischiare il posto da direttorino (ché altrimenti il boss dello Zen ti fa fuori in un batter d’occhio): “spicciatela da solo”.
    Questa è barbarie. Questo è medioevo.
    Questi governanti non capisco cosa ci stiano a fare lì, se non dimostrare continuamente quanto il loro lavoro sia inutile. Siamo già in un’anarchia, a questo punto potremo farli fuori tutti e per lo Zen&co. non cambiarebbe nulla.
    Alla faccia della rivoluzione francese e dei diritti civili e di uguaglianza per tutti!

    Il fatto è che IN TEORIA ci sarebbe bisogno di questi servizi per svergognare le autorità incompetenti; solo che qui l’autorità – avendo il culo stra-parato dal suddetto boss e famigghia (Zen-Settecannoli-Brancaccio-Ciaculli-Borgonuovo… “semu tutt’a na cuosa”!) -, invece di fare ammenda e di migliorare lo status quo, appena Giulio Golia si gira si fa una pippa su quello che gli ha detto e probabilmente anche sul fatto che la sua faccia spudorata andrà in tv. Tanto nessuno la schioda dalla sua poltrona.

    Quindi purtroppo questi servizi qui lasciano il tempo che trovano, come una fotografia che cattura solo un’apparenza; e se ciò che ci sta dietro è invisibile, non coglibile senza flash, amen, resta invisibile e immutato.
    Vorrei sapere quanto durerà la pace della signora Francesca, se non è già finita dopo 5 minuti dal suo ingresso in casa.

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