Zombi – Come l’uomo si suicidò

Attenzione questo scritto è spoiler!

“Zombi”, o meglio “The Dawn of the Living Dead”,  è un vecchio film di George Romero, la giusta dose di cattivo gusto per una ricorrenza altrettanto di pessimo gusto. Halloween.

Gli horror di questo regista stranoto non si limitano a raccontare solo delle storie inquietanti, di morti che ad un certo punto si risvegliano senza motivo, no, c’è dell’altro. Questioni più importanti che ci dovrebbero fare un po’ riflettere.

La pellicola comincia con i deliranti litigi dietro le quinte di un programma televisivo, in quel momento si sta intervistando un esperto dei fatti che si stanno verificando da un po’ di tempo. I morti si sono messi in piedi e stanno invadendo l’America in maniera molesta. Un malaffare dunque, per chi era abituato agli agi della società dei consumi.

Ma quel che colpisce in questi primi minuti è che i vivi, in preda al panico più totale, diventano aggressivi, sopratutto fra loro, non credendo alle parole dell’esperto, né trovando dei modi per stare tutti uniti, per sconfiggere il presente problema.  Che la specie umana sia già un problema di suo, ce lo fa capire un agente delle forze speciali, che lanciato in missione in un edificio di emigrati, ci concede attimi di puro razzismo, prima di finire ammazzato dai propri colleghi.Vista la situazione di tensione, e una certa confusione anche nelle forze armate, qualcuno decide di scappare ed altri continueranno a sparare all’impazzata.

Che lo scontro tra uomini “vivi e vegetables” (direbbe Ezio Greggio), sia un problema non da poco, lo si sa da tempo, ma pensa quando i morti si mettono in mezzo.

Due agenti scappano via, insieme ad una operatrice televisiva e ad un pilota, probabilmente convinti di trovare fortuna lontano dalle istituzioni bigotte e cercando di sopravvivere altrove.

Trovano un centro commerciale, uno di quelli molto molto grandi e decidono di sostare proprio lì.

Trovarsi di fronte ad un centro commerciale completamente abbandonato è sicuramente il sogno di molti, e così diventa loro obiettivo accaparrarsi denaro, vestiti, cibi, qualunque cosa che renda felice un uomo. Unico contrattempo che bisogna superare? Cacciare gli zombie che si trovano già lì, non per caso, ma perchè mossi dall’ istinto: ricordano le abitudini della loro vita reale, quando passavano gran parte delle loro giornate a fare compere, o magari soltanto a fare una passeggiata tra i prodotti scontati.

Dopo tutto i nostri protagonisti sembrano spassarsela, qualche paura giornaliera dà quel pizzico di adrenalina, ma quel che conta è che hanno trovato tutto quello che gli serve. Tra una pausa e l’altra cacciano un po’ di zombie. Ma quando si gioca troppo col fuoco, sognando di svaligiare l’intero edificio, non si può che finir male: uno di loro rimarrà vittima degli affamati non-morti, mentre gli altri tre dovranno successivamente salvarsi anche dai razziatori, che, venuti dalla città,  ricercano un posto in cui stare e da poter derubare in pace. Altra lotta tra umani, neanche in un momento di grande difficoltà gli umanoidi sembrano riconoscersi fratelli, che fatica…

I tre sembrano farcela e mandano in fuga i razziatori sulle loro moto, ma quel che succede più tardi è il tipico momento di alienazione condizionato da troppe vittorie e da un benessere che sembra aver raggiunto un alto grado di sicurezza. I nostri si ritrovano però rintanati nella stanza del piano più alto, vicina alla rampa di scale secondaria, e sopratutto al terrazzo, dove in caso di fuga troverebbero un elicottero pronto a riceverli. Ma il televisore non riceve più il segnale, lo schermo è grigio, hanno smesso di trasmettere, non è un buon segno. Loro mangiano regolarmente, ma si sentono imprigionati in una condizione assolutamente lontana dalla libertà. I soldi non portano a tutto, semmai, i rapporti umani e il contatto col mondo esterno sono già una via migliore per fuggire dall’infelicità. Eppure avevano riempito i carrelli di roba, i piatti di cibi, la rivincita che avevano sempre sognato. Non basta. Non basta mai.

Continuano a lottare per recuperare una libertà perduta, gli spazi vitali di ogni giorno, ma sembra tutto un vicolo cieco, chi muore diventa zombie e, come diceva qualcuno all’inizio del film, “quando l’inferno non avrà più posto, la terra si riempirà di morti che camminano”.

Saranno solo due, alla fine, a scappare, con poca benzina nell’elicottero, verso luoghi ignoti, verso futuri senza nome, a ricercare chissà, il vero senso dell’esistenza e trovare le soluzioni a quella che potrebbe essere intesa come un’apocalisse contemporanea, magari un po’ fantasiosa, ma non troppo lontana da ciò che potrebbe aspettarci.

Tra disastri nucleari, fabbriche che esplodono, bombe sulle comunità, la specie umana è in pericolo per colpa sua, non per la natura che comunque farà sempre il suo logico corso, ma per la sua carica suicida.

Una terra sempre più allo sbando, sempre più spettacolo di peccati imperdonabili, guidati da soldi, gloria.

E quindi non basta che aspettare un finale tragico, in balia di qualche catastrofica invasione, come quella degli Zombie, forse per mano della natura, per vendicare delle esistenze soltanto deleterie al nostro pianeta. C’era una volta il ciclo della vita, lo insegnavano in Biologia, ma quando qualcuno o qualcosa altera un programma definito, non può che arrivare un finale inaspettato. La fine che si meritano, quindi, questi cavolo di umani, che tanta ragione avevano nella loro testa, e che altrettanto male hanno sfruttato.

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