Fotti la censura!

Testo di Epifania Lo Presti
Fotografie di Sonia Russo

Umberto Eco li definisce “nani”,  i piccoli pezzi che Armando Massarenti ha pubblicato sul Sole 24Ore settimanalmente, proprio per ricordare che si tratta di nano-articoli. La problematica principale -sottolinea Eco- è, paradossalmente, il doversi esprimere in poche battute in più tempo, piuttosto che in lunghi trattati impiegandone meno.

La mia difficoltà è, invece, quella di provare a parlare di un argomento così vasto, tanto dibattuto, troppo delicato, eccessivamente ingarbugliato… a dismisura censurato.

Ebbene sì, proverò a parlare della libertà, quella libertà che abbiamo o diamo agli altri di esprimersi.

Per farlo voglio partire proprio da uno dei “nani” filosofici di Massarenti dal titolo “Leggi della fisica e della libertà”, che con molta nonchalance cerca di far nascere in ogni lettore dei dubbi piuttosto che dare delle chiarificazioni, forse proprio perché “la filosofia è quel discorso che pone solo domande per cui non c’è risposta” (cit. Eco.)

“L’acqua bolle a 100 gradi, la realtà è fatta di atomi, il DNA è la base della vita. Queste affermazioni riguardano il regno della conoscenza. A mano a mano nel corso della storia si sono fatte nuove scoperte: si è capito che la terra gira intorno al sole, e poi sono venuti Keplero, Newton, Einstein, eccetera. Alcune di queste scoperte si basano su ipotesi apparentemente arbitrarie. Saranno anche arbitrarie, ma che ipotesi produttive! Dei veri e propri motori di oggettività. Si pensi ai vicoli ciechi della fisica aristotelica, che non elabora compiutamente l’inerzia.
Passiamo ai valori. Abolizione della tortura e della pena di morte, principio della divisione dei poteri, libere elezioni, suffragio universale, liberalismo, tolleranza religiosa e politica: tutte idee sofisticate e complesse, ma che nel corso del tempo hanno superato, nei fatti, obiezioni che sembravano insormontabili. Anch’esse sono state scoperte in un certo momento e in un certo luogo. Ma una volta che se n’è capita la portata, non le si è più abbandonate. Nelle nostre discussioni quotidiane ci riferiamo ad esse quando vogliamo ancorarci a qualcosa di saldo. Sono scoperte fondamentali, che assomigliano molto, per potenza e fecondità, a quella del principio di inerzia. E talvolta persino a quello dell’acqua calda.” (cit. Massarenti)

La domanda che mi sorge spontanea è la seguente: parlando di libertà, abbiamo davvero la possibilità di ancorarci a qualcosa di saldo?

Un punto fermo forse potrebbe essere la nostra Costituzione, l’articolo 21 ci viene proprio incontro: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. […]”. Ma quando poi si cerca di modificarla o scavalcarla creando nuove leggi che vanno ad annullare sacri principi?! Ahimè, nemmeno quella potrà incarnare certezze.

Quando poi, accendendo la tv, ci rendiamo conto che cinque delle sei reti televisive più importanti sono sotto il controllo del Presidente del Consiglio, il cuore si rabbuia. Senza dover neanche citare nomi come quello di Luttazzi, Enzo Biagi, Santoro o parlare di Veline, tronisti e corteggiatori; poco importa elencare il resto, ci siamo capiti. In primo piano notizie che ben poco hanno di reali notizie che non fanno altro che fomentare e far crescere generazioni di insensibili.

La televisione italiana è stata sempre soggetta a censura: negli anni ’50 e ’60 nelle trasmissioni della RAI, che allora forniva gli unici canali fruibili dalla popolazione, erano vietatissime parole come amante, parto, vizio, verginità, talamo, amplesso, considerate inappropriate al linguaggio televisivo dell’epoca. Era impensabile la satira politica: venivano allontanati dal grande schermo menti geniali come quella di Dario Fo; negli anni ’80 Leopoldo Mastelloni fu accusato di torpiloquio per essersi fatto scappare una bestemmia durante la trasmissione musicale Blitz e il suo esilio dura ancora oggi. Il seguito non è più storia, ma attualità: il presidente del Consiglio Berlusconi accusa continuamente diversi presentatori di fare televisione criminale. Sono state sospese trasmissioni come Raiot, la cui conduttrice, Sabrina Guzzanti, è stata accusata di fare una satira troppo dura nei confronti di alcuni politici di centro-destra; è stato impedito al comico Paolo Rossi di presentare in televisione un brano di Pericle risalente a 2500 anni fa, ritenuto pericolosissimo per l’onore del Nostro Presidente del Consiglio. Insomma ci troviamo di fronte ad uno dei tanti paradossi, vista l’apertura mentale che si crede ci sia in questo nuovo millennio e l’annullamento di certi tabù.

Sono trascorsi più di sessant’anni dalla caduta del Fascismo, ma sembra piuttosto di tornare indietro nel tempo. Il termine censura è ancora di moda, si elimina sempre ciò che è scomodo; e se non sono gli altri a censurare, siamo noi ad aver paura di dire quello che pensiamo, evitando di schierarci. Ciò porta ad un’omologazione del pensiero, un conformismo tipico di chi si esprime pubblicamente solo se ritiene che le proprie opinioni siano ampiamente diffuse, e l’opinione pubblica diventa solo l’opinione dominante. Si dà vita al fenomeno che i sociologi definiscono “spirale del silenzio”: ciò che è forte diventa ancora più forte, ciò che invece è debole tende ad affievolirsi ancor di più.

È la libertà di espressione che sta alla base della democrazia e ogni cittadino ha il diritto-dovere di dire la propria. Dobbiamo perciò farci promotori di campagne per la libertà ed appoggiare sempre chi di giorno in giorno, con audacia, si batte per essa e non sta a tacere.

Forse riflessioni banali, trite e ritrite, le mie; ma non c’è nulla di così poco solido. Questa barchetta fa acqua da tutte le parti e affonda sempre più rapidamente, risucchiata da un di vortice di ignoranza.

Come in queste foto, qualcuno ci tappa la bocca, ci impedisce di sentire, ma dall’altra parte ci sono delle immagini che riusciamo a scorgere, immagini di libertà, urla in grado di abbattere qualsiasi muro.

“[… ] in quali casi bisogna censurare, su quali basi si opera per evitare che
arrivi qualcosa all’orecchio della gente […] […] rifiuta i mezzi termini, combatti chi ti oscura, grida la tua rabbia, e fotti
la censura!!!” (cit. Articolo 31)

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