L’amore misurato in carati

Sarà capitato a molte di voi, care lettrici, di rimanere abbagliate come un coniglio al centro della carreggiata dinanzi ad un piccolo oggetto luccicoso e preferibilmente applicato con maestria su un anello. L’arcinflazionato cocc’i brillu1 resta nell’immaginario comune come l’unica dimostrazione tangibile dell’amore verso una donna e della serietà incorruttibile dello stesso. La tradizione di vendersi, in casi estremi,anche gli ultimi organi funzionanti e dunque asportabili, per acquistare l’ultimo modello di anello diamantoso è, ahimè, radicata in ogni strato sociale, dal più modesto al più briatoresco. Capita almeno un paio di volte nella vita di assistere ad alcune conversazioni fra ragazze sull’argomento ‘anello di fidanzamento cum diamante’2. Non appena la tipa X inizia l’inebriante racconto di come il suo parente e/o amico abbia speso una fortuna3 per acquistare il mega anello che da solo potrebbe illuminare un emisfero terrestre, a quel punto- dicevo – le altre vengono assorbite da un vortice che le trasporta in una dimensione fra invidia nera e fascinazione totale. Dinanzi alla parola diamante crolla ogni valore, l’ultimo barlume di umanità svanisce per lasciare il posto ad una brama primordiale, simile all’effetto di un’ipnosi. Insomma, u cocc’i brillu è un must a cui solo poche persone intelligenti sanno rinunciare.  Ma, care signore, un oggetto vale l’altro, è  l’autenticità del sentimento che può o meno conferirgli valenza di simbolo.
Per dimostrare un forte sentimento non occorre certo spendere milioni, soprattutto alla luce del fatto che  dietro un diamante c’è una scia di sangue e sfruttamento a cui non si può restare indifferenti. Chissà cosa direbbero i bambini di 4 anni costretti a vivere in condizioni disumane, a chilometri e chilometri di profondità, costretti a lavorare senza sosta e senza compenso, derubati dell’infanzia, se sapessero che vengono privati del diritto alla VITA per la felicità di una manciata di donnette, che con i loro capricci continuano ad alimentare questo mercato. Chissà se sarebbero contenti, mentre muoiono di stenti, di sapere che dall’altra parte del mondo c’è un’idiota che sfoggia il suo ‘punto luce’ per fare la sua porca figura.
Mi dispiace aver creato dei profondi traumi in chi credeva che fossero i Sette Nani di Biancaneve con pale e con picconi ad estrarre i diamanti dal sottosuolo di un paese lontano lontano, mentre cantano allegre canzoni.
(Già che ci sono, anche Babbo Natale non esiste).

Orsù, care donnine volgarotte, perché ridurre in miseria la persona che vi ama, costringerlo ad impegnarsi pure l’anima, per regalarvelo? Si può dimostrare ammore anche con un pacchetto di Smarties comprato in autogrill. Non è necessario farlo alimentando un mercato che sta prosciugando risorse che non ci appartengono e che causano guerre e morte4.
“Che importa, tanto sono negher”, direbbero quelli della Lega.



1
Anello con diamante, semplicemente noto come ‘brillante’.
2Esperienza personale tristemente accaduta in quel di Torretta(PA).
3N.B.: per me ‘una fortuna’ sono anche 100 euro.
4Fu così che si scoprì che per produrre gli Smarties muoiono centinaia di operai per avvelenamento da coloranti.

2 thoughts on “L’amore misurato in carati

  1. “una versione non omerica dell’Odissea racconta che il Ciclope, ormai cieco, dona all’eroe un anello magico che gli permette di sapere dove questi si trova: Ulisse potrà rompere l’incanto solo tagliandosi il dito”

    Andrea Aragosti – Satyricon di Petronio

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