In termini idealistici, una “coscienza nazionale” è quella che sta alla base del Risorgimento italiano. L’ideale, cioè, di unire tutte quelle regioni e staterelli simili per lingua e cultura sotto un unico regno, il Regno d’Italia. 150 Anni fa si auspicava una resurrezione di una terra assopita e dominata dallo straniero, un’unità basata sugli ideali di giustizia e libertà, dove grandi uomini con grandi idee collaborassero e si sacrificassero per un futuro unitario e pacifico. L’idea di Risorgimento racchiude in sé, pertanto, grandi ideali, grandi uomini politici e intellettuali, grandi sacrifici e soprattutto grandi speranze.
150 Anni dopo dico che sarebbe necessario un nuovo Risorgimento, una nuova unità intellettuale e di ideali basata su giustizia e libertà (non soltanto nei nomi dei partiti!), per potermi di nuovo proclamare “italiana”.
Auspichiamo allora una nuova “Primavera dei Popoli”, un nuovo “ Quarantotto”! Le rivoluzioni partono dal basso, dalle piazze. Come nelle società segrete, la “Carboneria”, ricordate? Dove si diffondevano le idee liberali di Mazzini e della sua Giovine Italia. Nelle taverne, nelle cantine, o meglio ancora sui social network, si diffonde sempre più il disprezzo e il desiderio di reagire!
Dov’è finito Garibaldi? L’eroe dei due mondi? L’emblema della libertà? Libertà! Questa è la parola chiave: 150 anni fa ci liberavamo dai Borboni, dagli austriaci, dal nemico.
Oggi il nemico siamo noi; non dobbiamo liberarci dallo straniero ma da noi stessi. Dobbiamo liberarci da un capo del governo plurindagato, da ministre in minigonna, dai tagli alla cultura, dalla mancanza di giustizia. Libertà! Dobbiamo liberarci dal ridicolo, dal grottesco, dal vergognoso, tutti aggettivi che mi vengono in mente pensando alla classe politica italiana e alla nostra condizione socio-culturale.
E che vogliamo dire di quel sentimento di identità unitaria?
In una parte d’Italia c’è un omino vestito di verde, con una schiera di piccoli soldatini suoi fedeli sudditi, che grida all’indipendenza della sua (?) terra, la Padania. Tanto per citare Caparezza:
Le camicie rosse ricucirono il paese, le camicie nere lo portarono alla guerra, le camicie verdi vi si son pulite il culo: gli stilisti dello stivale sono quelli più apprezzati.
L’Italia, il Bel Paese.
A che serve avere una terra ricca di meraviglie, di delizie, di arte e poesia se poi, oltre la pizza e il mandolino, gli altri paesi ridono di noi?
Per cui, “fratelli d’Italia”, diamoci una mossa! Crediamoci! Risolleviamoci! Risorgiamo!