Da piccoli tutti abbiamo riso davanti a uno dei tanti film di Fantozzi, proibito da alcune madri che li ritenevano demenziali, incapaci di vedere il grottesco che questi film contengono.
Da grandi si rivedono questi film un po’ per ridere, un po’ per malinconia dei tempi in cui eravamo innocenti e cercavamo la leggerezza, niente a che vedere con i polpettoni cinematografici che da pseudointellettuali seguiamo nei vari cineforum. Ben presto, però, ci accorgiamo di quanta satira c’è dietro questi film, più pungente dei chiari e dichiarati attacchi dei film morettiani.
Paolo Villaggio, che ha scritto le avventure del personaggio di Fantozzi, parla di una realtà che conosce bene in prima persona, in quanto impiegato di un’industria siderurgica e fa, come ogni buon scrittore di satira, un’esaltazione della mediocrità della società colorandola in modo grottesco e delineando profili di impiegati che possono poi servire anche per etichettare la gente che tutti i giorni incontriamo.
Fantozzi e Filini sono colleghi molto affiatati ma ben distinti. Fantozzi è un impiegato che sta stretto nel suo ruolo e nella sua vita, sempre impegnato nel tentativo di raggiungere ambizioni che gli sono precluse dal suo essere fisicamente impacciato e dalla sua posizione mediocre nella gerarchia della grande azienda; non è a contatto con il mega direttore generale (entità quasi mistica, onnipotente davanti a chiunque altro all’interno della azienda) e non è nemmeno un virile operaio. Lui sta in mezzo, godendo del posto di lavoro in ufficio, ma senza avere alcuna importanza. Fantozzi ha una moglie e una figlia piuttosto brutta ma cerca l’avventura con la signorina Silvani, ambita da ogni buon casca morto dell’azienda. Fantozzi è un personaggio triste che vive solo di sventure, consapevole che lui è il più grande perdente tutti i tempi.
Il ragionier Filini si trova nella stessa condizione sociale di Fantozzi, impiegato né carne né pesce, ma nettamente diverso dal protagonista dei racconti di Villaggio. Filini vive bene la sua vita, il suo ruolo, sempre contento e pronto ad organizzare un evento sfigato che sia la partita di calcio scapoli contro ammogliati o campeggi. Filini non ha ambizioni, non organizza per gloria personale ma semplicemente perché, non preoccupandosi di raggiungere uno scopo esistenziale nella sua vita, ha del tempo libero da dedicare alle attività sociali.
Il ragionier Filini è tutto sommato una pecora, segue il gregge e vive della sua erbetta, sempre con il capo chino a brucare, felice e senza pensieri, cullandosi di avere un posto di lavoro in ufficio. La sua tranquillità è invidiabile, specialmente da chi nella vita insegue obiettivi non facili da raggiungere, sempre sacrificato per la causa e indignato per le malattie che affliggono la nostra società.
Fantozzi invece non è affatto un leone, ma forse un Don Chisciotte, che si batte e si sbatte per poter uscire dal suo ruolo, tentando di raggiungere i record più disparati e buttandosi nelle prove più ardue, senza fermarsi mai davanti i fallimenti cercando di essere padrone della sua vita.
bell’articolo… introduzione semplice e chiara di come andrebbero guardati questi film….bisognerebbe dare certe chiavi di lettura di film, canzoni, soprattutto ai più piccoli…