Job-Attack!

“C’è crisi” è ormai il claim che apre ogni discorso, fosse anche il discorso sulla zia Assunta che cadendo si è rotta una gamba: “se l’è rotta perché la crisi ci sta mangiando anche il calcio delle ossa!”. L’altra frase è: “ma dov’è ‘sta crisi?”, che si dice nei casi in cui non si hanno soldi a sufficienza per acquistare qualche oggetto di puro capriccio e come per magia ci ritroviamo a rosicarci i gomiti dall’invidia, lanciando invettive contro chi, in barba alla crisi, spende e spande a più non posso e poi lo ha detto anche Berlusconi e io a lui ci credo.

 Ma non voglio parlare di questo, piuttosto vorrei parlare di come la crisi, la mancanza di un impiego fisso, la disperazione del non arrivare a fine mese, aguzzi l’ingegno delle persone, o quanto meno  di quelle che alla disperazione aggiungono una sana di dose di voglia di farcela e di buona volontà e che il lavoro se lo inventano.

Non molto tempo fa, sfogliavo annoiata una rivista, mentre attendevo il mio turno dal parrucchiere, quando la mia attenzione fu catturata da un articolo che aprì uno squarcio nella mia mente: il lavoro homemade, cioè che si può svolgere abilmente e comodamente dal divano di casa tua o quasi, e no, non sto parlando di quegli annunci truffa che ti vogliono intortare promettendoti grandi profitti telefonando in Australia da casa tua, no, no.  Parlo di lavori veri e propri e anche molto redditizi; ad esempio, ci sono le segretarie virtuali. Cosa sono? Sono quelle che  organizzano la vita, l’agenda, gli appuntamenti di uomini d’affari, senza che il datore di lavoro le veda mai. In Italia, questo fenomeno è ancora in via di sviluppo, tuttavia, esistono diverse assistenti virtuali che gestiscono un pacchetto clienti di tutto rispetto e  una di loro ha anche aperto un’agenzia di “Assistenza Virtuale”,  mettendo insieme un team di persone cui si affidano i grandi manager per gestire il loro lavoro.

Geniale no? In questo caso i costi vengono ammortizzati, in quanto il lavoro viene pagato a prestazione e non a ore.

In Inghilterra, patria di grandi innovazioni, c’è un grande business attorno a questo tipo di lavoro, ma non solo, di matrice inglese è anche la nuova frontiera del gusto: le  torte decorate. Sì, avete capito bene. Avete presente i matrimoni dei film americani? Avete presente quelle grandi, immense, coloratissime torte decorate con la sugar paste? Quanti di noi a quell’immagine hanno associato la mestizia delle nostre torte senza piani, decorate con panna montata di scarsa qualità? Bene, questa nobile arte tutta anglosassone è sbarcata in Italia con un grande, anzi grandissimo riscontro; ormai sembra che il solo modo di fare le torte sia ricoprirle di pasta di zucchero e farcirle con butter cream, alla maniera anglossassone.

La particolarità di questo tipo di torte sta proprio nella grandiosità dei decori, dei veri e propri capolavori. Ma l’aspetto più interessante è sicuramente quello di aver provato a fare di questa arte un vero e proprio lavoro: nasce così la figura del cake designer, cui sempre più persone si rivolgono per festeggiare eventi di vario genere, presentando queste torte spettacolari che a volte sfidano anche le leggi di gravità, tanto sono mastodontiche e pesanti. Inoltre, le stesse cake designer sfornano libri come se piovesse e organizzano una miriade di corsi e workshop per tutti coloro che volessero avvicinarsi alla sacra arte del cake design. Il cake designer talvolta lavora in tandem con la figura del wedding planner, anche questa in forte espansione.

Infine ci sono loro, i wwworkers, termine che identifica coloro che attraverso internet diventano imprenditori di se stessi, trasformando un’idea in un vero e proprio lavoro, semplicemente utilizzando la rete.

Qualche esempio? Il dog sitter che si trasforma in istruttore cinofilo on line, tenendo corsi su skype, oppure quello che s’inventa un logo da appiccicare su una maglietta di cotone e la vende su internet solo su prenotazione, o ancora, il caso di quell’ingegnere gestionale che produce e distribuisce buste ecologiche collezionando clienti in tutta Italia.

Ovviamente, nessuno di loro agisce nell’illegalità (o quasi nessuno), tutti sono provvisti di una regolare partita Iva, pagano le tasse e svolgono il lavoro anche con fatica, perché farsi un nome su internet non è semplice, bisogna avere molta caparbietà, spirito di adattamento, voglia di farcela e anche una buona dose di fortuna.

La cosa che più mi affascina dei lavori homemade, se così vogliamo chiamarli, è questo connubio fra passione e lavoro; dopotutto, credo non esista niente di più gratificante al mondo.

Ovviamente, siamo tutti consapevoli che il mercato del lavoro è saturo, la concorrenza spietata e che non c’è spazio per tutti. Tuttavia, da persona ottimista quale sono sono altresì convinta che questa possa essere la nuova frontiera dell’impiego, un modo per contrastare il precariato che ci stritola e lasciarsi indietro i problemi ad esso annessi.

Io nutro questa speranza e voi?

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