Comunicazione mediata dal computer e supereroi dalla tastiera infuocata

McLuhan è un sociologo famoso per la sua massima “il medium è il messaggio” che sottolinea la priorità del messaggio sul mezzo che lo trasmette e sulla giusta adeguazione del contenitore al contenuto.
Nella pratica quotidiana, invece, il messaggio si adegua al mezzo: cerchiamo di ridurre il testo al massimo per inviare sms o tweet, completiamo le nostre frasi ampliando il messaggio grazie ai link. Comunichiamo via email con maggiore disinvoltura rispetto a quando scriviamo una lettera su carta e diamo con troppa facilità del “tu”.
Proprio la comunicazione mediata dal computer (cmc per gli amici sociologi) si presenta come caso emblematico di come il messaggio si conformi, fino a confondersi con il mezzo. La maggior parte di noi vive a cavallo tra il “digitale” e “l’analogico”, ricordando di aver appreso a scuola come si scrive una lettera formale e auto-appreso come si manda una email, chiedendosi ancora quale sia la grafia corretta di questi neologismi e vive il web in modo diverso da come lo vivono i nativi digitali che hanno un rapporto più naturale con le tecnologie.
I nativi digitali comunicano nel web con naturalezza e spontaneità e sembrano non presentare le distorsioni tipiche di chi ha sperimentato il web come mondo parallelo. Chi ha imparato ad usare gli sms e il web prima di carta e penna comunica con lo stesso stile con cui comunica quotidianamente con i propri amici: le vocali allungate e i punti esclamativi abbondanti sono tipici del linguaggio comune dei ragazzi e non sono quindi tipiche del web. Le abbreviazioni da cellulare, invece, rappresentano un chiaro modo di conformazione della lingua nativa al mezzo sul quale la si pratica maggiormente, finendo infatti dal cellulare ai temi in classe.
Chi, invece, ha conosciuto il web in tarda età l’ha sempre visto come un mondo alternativo a quello reale, in cui, grazie all’anonimato, poteva dare sfogo alla sua fantasia.
Gli utenti di oggi mettono il loro nome e cognome su facebook e la propria foto, i loro indirizzi email corrispondono grosso modo ai loro veri nomi e cognomi, mentre chi ha conosciuto il web prima dei social network era avvezzo a dare nomi di fantasia alla loro identità digitale in chat, email, forum e altri canali che oggi non ricorda più nessuno.
L’effetto di questo anonimato aveva creato dei mostri, chiamati in gergo trolls, che nascondendosi dietro la maschera di un avatar sfoggiavano i loro poteri da tastiera infuocata protetti dallo scudo del monitor lontano fisicamente una distanza imprecisa. Infatti il troll poteva essere tuo fratello nell’altra stanza o una persona che viveva dall’altro capo della terra.
Nel frattempo si è creata anche una nuova forma di troll, una possiamo dire 2.0, ovvero un troll che ha una faccia, uno nome ed un cognome originale ma si sente comunque armato di distanza materiale e supertastiera e continua a scrivere a raffica le sue opinioni non ragionate o volutamente provocatorie.
Oggi basta aprire twitter o facebook, “sintonizzarci” sul canale del nostro artista o squadra preferita per leggere i commenti dei baluardi della cattiva educazione sempre affamati di nuovi contenuti su cui spalare merda. Persino Michele Serra ha notato ciò e ha scritto un corsetto sulla facilità con cui molta gente scrive su twitter senza pensare, e ha dovuto scrivere un altro articolo in cui spiega la differenza tra mezzo e messaggio, giacché chi ha cominciato a criticarlo a ruota libera forse aveva letto solo il titolo del suo articolo senza cercare di capire cosa il giornalista potesse voler dire. Tipico del social networking, un sacco di link vengono condivisi e commentati senza essere letti.
Qualcuno ricorderà inoltre la presenza dei moderatori nel vecchio web che con altrettanta superpotenza più che moderare le discussioni, la maggior parte delle volte, cacciava fuori il troll dal canale aspettando che questo tornasse sotto diverse spoglie da un minuto all’altro. Oggi i moderatori non ci sono più e forse sarebbero pure inutile visto che il linguaggio “al di sopra delle righe” viene considerato come il “linguaggio del web”, che spara a zero, acriticamente verso qualsiasi cosa che si muova.
Se poi la situazione sfugge di mano e i toni diventano particolarmente violenti si chiude il discorso interrompendolo o cominciando a mettere le emoticons sorridenti, che una volta servivano a dare il tono emotivo alla frase, oggi servono solo per mascherare sarcasmo e ipocrisia.
La tendenza a parlare a vanvera è una cosa che succede, ahinoi, anche nella vita offline; per questo, nonostante la comunicazione mediata dal computer sarà una comunicazione sempre più vicina a quella diretta, questa tendenza non scomparirà, ma se al massimo si affievolirà, lascerà spazio all’ipocrisia.
Qui con l’Abattoir cerchiamo di esprimere solo pensieri critici, ragionati e invitiamo gli altri a farlo con noi. Non ci sentiamo giornalisti né filosofi, solo vogliamo condividere pensieri che sono qualcosa di più che semplici opinioni da chiacchiere da bar.

9 thoughts on “Comunicazione mediata dal computer e supereroi dalla tastiera infuocata

  1. Quanta roba per un solo articolo!
    Tanto per cominciare penso che i punti esclamativi esagerati, le abbreviazioni e le K inutili siano semplicemente ignoranza, non c’è altro modo di descriverla visto che non ha nemmeno un utilità comunicativa, la usano le persone troppo piccole o analfabete e le persone grandi che stranamente cercano di conformarsi a questa moda.

    Stessa cosa vale per l’uso improprio di faccine… oggi quando qualcuno scrive qualcosa di cattivo lo conclude immancabilmente con un :) o con onomatopeiche di risate equine tipo “hihihihi”, ottenendo che dall’altra parte ( se non c’è un altro analfabeta si intende) si percepisce un tono assolutamente ipocrita.

    Questa è semplicemente ignoranza e da questo punto di vista chi si è approcciato al web come “mondo parallelo” è in parte avvantaggiato perché sa che è un mezzo diverso che necessita di una forma diversa, le emoticons servono per compensare la limitatezza un mezzo testuale cercando di rendere anche il tono della frase creando un messaggio più simile a quello che si avrebbe con una comunicazione faccia a faccia,se non le si usa in questo modo sono inutili.
    Un altro vantaggio che ha la vecchia generazione è dato semplicemente dal fatto che in qualche modo era (statisticamente) più competente, perché non essendo ancora il web un media di massa chi c’era dentro aveva inevitabilmente delle competenze sul suo uso.

    Analfabetismo di ritorno, non c’è altra spiegazione, semplice incapacità di usare la lingua.
    Non diamo la colpa al mezzo, le distorsioni generate dal mezzo ci sono ma non possono spiegare quello che il suo contenuto sta diventando.

    I troll invece sono un fenomeno meraviglioso ed eterno… pensavo che il web non anonimo li avrebbe limitati e invece si sono sviluppati ancora di più! ma anche qui le dinamiche si sono semplificate… i troll “sobillatori” sono molti di meno… sono quelli che si intromettono nella discussione creando scompiglio in maniera indiretta, cercando di creare due fazioni e di mettere gli altri utenti gli uni contro gli altri. la maggior parte dei troll 2.0 sono semplicemente gente che insulta o esprime volutamente un idea o assolutamente stupida/falsa o assolutamente contraria all’orientamento del gruppo in cui sta scrivendo ( i mangiatori di carne che vanno a scrivere sui gruppi dei vegani per esempio).

    Ma un fenomeno molto più interessante nella loro evoluzione è che alcuni troll sono sono veri troll, solo gente esibizionista.
    I social giganti come facebook portano inevitabilmente a simulare sentimenti amplificati per essere notati ( assoluto cinismo, assoluto sentimentalismo, certe volte la stessa persona passa tra i due nel giro di pochi minuti) e quindi è diventato naturale parlare con un tono estremo senza la minima diplomazia per esprimere la propria posizione.

  2. Non mi stupisce sapere che abbiamo lo stesso punto di vista su questa questione e il fatto di mettere un bel po’ di carne al fuoco è stata fatta di proposito per spingere a commentare almeno su uno degli spunti di riflessione che voglio offrire. Ovviamente su ognuno di questi punti si può discutere a lungo e mi piacerebbe che si facesse.

    Non credo, per esempio, che le vocali allungate o 5 punti esclamativi siano segno di ignoranza, ma un modo di enfatizzare il messaggio. 15 anni circa fa le ragazzine scrivevano nello stesso modo sui loro diari cartacei, anche le più “colte”.

    L’aspetto che mi piacerebbe approfondire di più è l’evoluzione dei troll 2.0 con il loro vero nome e cognome…

  3. Ma infatti le tredicenni non erano considerate nel problema… però vedo gente che sconosce la lettera “c” anche nel gruppo su facebook di ingegneria!

    il troll… ci si dovrebbe fare un vero studio sociologico, sarei tentato seriamente di contattare anna fici per chiederle di aggiornare il suo testo sulla comunicazione mediata dal computer.

    • Sono perfettamente d’accordo con Darshan. La gente usa la K e x e altri segni per esprimersi e maltrattare il nostro già maltrattato italiano.

      Dai, scrivi per noi! :) (faccina assolutissimamente NON ipocrita).

  4. Nulla in contrario alle “K” quando sostituiscono il nesso “ch” e alla “X” quando sostituisce il “PER”. Sono modi di scrittura veloce ed economia del cyber-spazio.
    Certo, se scrivi “kane” mi girano le palle! A meno che tu non stia chattando con uno straniero e volessi sottolineare l’aspetto fonetico della parola…
    E’ un argomento vastissimo che include studi di sociologia, linguistica e, come da titolo, studi di CMC.

  5. Beh… in chat lo fai perché devi scrivere in tempo reale… su Twitter lo fai per risparmiare caratteri.

    Ma sui forum? Facebook? email? è un misto di ignoranza e spirito di gruppo lo scrivere in qualunque situazione come se si stesse scrivendo un sms

    che poi io quando abbrevio molto per necessita mi preoccupo moltissimo di mantenere un minimo di coerenza sintattica, è proprio una traduzione che faccio xD

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