Un concerto annullato e posticipato si è trasformato in un piacevole week end di arte e cultura a Roma. Un viaggetto che non era partito sotto i migliori auspici (per l’annullamento dell’attesissimo concerto dei RadioHead, in primis, poi per un interminabile ritardo di appena tre ore) è riuscito a regalarmi un po’ di quel che mi manca da quando ho lasciato Madrid: multietnicità, ampiezza degli spazi, arte, cultura e un’aria che si respira solo nelle grandi capitali europee.
All’arrivo siamo stati accolti da un simpatico tassista con l’accento romanaccio che tra le righe ci ha fatto sapere che è un po’ razzista. Ha esordito dicendo “Tra tutti gli stranieri quelli che mi danno meno fastidio sono i cinesi, perché non infastidiscono le nostre donne. I rumeni invece mi fanno proprio schifo” e ha continuato poi con una serie di aneddoti.
Arriviamo nel nostro stupendissimo albergo [grazie, Matteo e Ceci!] e facciamo letteralmente un fosso nel letto più comodo sul quale abbia posato il mio regale didietro.
Giorno 1.
Sveglia alle 9. Sguardo alla piantina e dritti ad un tabacchi per acquistare ciò che si rivelerà essere un vero affare: “Roma Pass“.
Questa vera “genialata” è promossa da Roma Capitale e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collaborazione con ATAC ed è la card turistico-culturale di Roma che offre riduzioni e servizi ai turisti e non. E offre:
- Ingresso gratuito ai primi 2 musei e/o siti archeologici a scelta e consecutivi. La gratuità comprende l’eventuale mostra presente al museo.
- Ingresso ridotto a tutti i successivi musei e/o siti archeologici.
- Accesso gratuito ai mezzi di trasporto: metro, tram e bus.
Il sapere di questa carta servizi mi porta a delle riflessioni: ok, che Palermo non è Roma è chiaro, però “quattro fili ce li mangiamo”… Abbiamo una marea di luoghi da visitare e, che io sappia, non esiste una cosa del genere per incentivare i turisti. Perché non proporre al nostro caro neosindaco e all’assessore alla cultura di promuovere una card di questo tipo?
Tante volte mi è capitato nelle occasioni in cui ho deciso di fare la turista nella mia città di pensare che i prezzi dei musei fossero troppo alti: in particolare, ho strabuzzato gli occhi alla Galleria D’Arte Moderna al complesso monumentale S.Anna.
Dal momento che la nostra città ha bisogno di investire nel turismo, oltre alle solite storie che dovremmo avere una città più pulita, i servizi funzionanti, ecc. ecc., si dovrebbe proporre una carta che permetta loro di godere delle bellezze di Palermo (perché ci sono, eccome) in maniera invogliante. Ecco, ci vorrebbe una bella campagna di marketing (a costo zero o quasi) stipulando una convenzione tra le diverse fondazioni che amministrano i vari palazzi, le gallerie d’arte, i musei e l’AMAT.
Credo che una cosa del genere potrebbe essere ben gradita agli occhi di chi decide di venirci a trovare. Voi non credete?
Ma torniamo al week-end romano. Passeggiata in centro: Piazza di Spagna, via Condotti, Palazzo Chigi, ecc. ecc. Il primo ingresso decidiamo di impiegarlo per vedere l’Ara Pacis. Spettacolare. All’interno dello spazio che la ospita era anche allestita una mostra sulle Avanguardie Russe, e vi erano anche alcune tele di Chagall e Kandinskij. Giudizio positivo. Impagabile l’anziano signore del Nord che dice alla sua compagna più giovane o forse a sua figlia “Anna, beh, anche i nostri quadri potrebbero essere esposti qui, neee”. La compagna/figlia fa un gesto come a dire “Sì, come no!”. E lui: “Guarda che sono bellli, eh…”.
Seconda tappa. I fori imperiali. Ore 12. Caronte sulle nostre teste. Il caldo non era descrivibile. Abbiamo arrancato tra uno scavo e l’altro tra l’ammirazione e il dolore, ma ce l’abbiamo fatta. Le nostre vite sono salve perché all’interno dei fori sono dislocate diverse fontanelle. Impagabili anche queste.
Ore 16,30. Colosseo. Una fila interminabile… Ma con Roma Pass salti anche la fila, perché ne hai una dedicata. Giretto al Colosseo e via, dritti ai Mercati Traianei. All’interno dei mercati era ospitata una mostra di un’artista contemporanea. Gradevole.
Riflessione: anche l’idea di sfruttare i monumenti come spazi artistici dovrebbe essere incentivata. Ho gradito enormemente la mostra di Igor Mitoraj allestita alla Valle dei Templi ad Agrigento, per esempio. Ma non mi pare che iniziative del genere vengano promosse spesso. Immaginate che bello poter fare una cosa del genere alla Cuba, alla Zisa o al quasi dimenticato Castello di Maredolce (che viene aperto saltuariamente).
Ore 18,30. Ritorno in albergo e sosta alla SPA. Rinconcialiazione col mondo.
Segue cena a Trastevere (lato non turistico). Le mie papille gustative, dopo una dieta a base di acqua, hanno fatto conoscenza con una delle ‘a matriciana più buone.
Giorno 2.
Fontana di Trevi, Circo Massimo, Teatro di Marcello nella prima mattinata. Pranzo dietro al Colosseo in una hosteria tipica romana consigliata da vari amici e full immersion in una dimensione romanaccia doc. Il proprietario stuzzicava gli avventori abituali con battute salaci. Divertente.
Nell’ora della canicola decidiamo di trovare rifugio presso il MAXXI, il Museo dell’Arte del XXI secolo. Una struttura architettonicamente impressionante, dove lo spazio è protagonista. Allestimenti temporanei particolari e interattivi. Giudizio positivo. Forse poca roba, ma d’altronde è stato aperto da poco.
Al ritorno in albergo per prendere i bagagli, si comincia a respirare l’aria pre-partita. Bandiere in mano e vuvuzela. Ecco, proprio questo strumento ha messo in scena un episodio che difficilmente dimenticherò. Fermata della metro Colosseo. Un giovane di origine africana aveva una vuvuzela in mano. Probabilmente stava andando a vedere la partita da qualche parte. Delle ragazzine americane lo fermano e gli chiedono dove l’avesse comprata. Lui risponde che risale ai Mondiali del Sudafrica. Dopo qualche minuto, vedo le ragazzine rincorrere il ragazzo possessore del malefico strumento con un portafogli in mano e gli chiedono quale fosse il prezzo per averlo… lui gliela cede e dice di non volere assolutamente nulla, perché era un regalo. Insistono ancora un po’, supportate dalla madre che nel frattempo le ha raggiunte. Ma lui scappa dicendo che era in ritardo… e le lascia così con i loro portafogli aperti, quasi incredule ma contente. Ho adorato questo scontro di mentalità americana capitalistica, convinta che tutto ha un prezzo, e non capitalista, dove se anche se non sei molto ricco se hai qualcosa che può far felice un altro non ci pensi due volte e glielo regali…
Poco dopo abbiamo preso il treno per recarci in aeroporto. Altro ritardo. Inno di Mameli cantato in coda al gate e l’aggiornamento degli assistenti di volo delle varie batoste inflitte dalla Spagna.
Palermo. Caldo. La stessa sensazione che ho provato al ritorno da Madrid, di avere lasciato una dimensione ideale dove anche se fai parte di una nazione di m…. hai pur sempre la cultura, le passeggiate. Ed è tornata la voglia di crearla qui. Sarà mai possibile?