Movida centro storico: parliamone un po’…

C’era una volta il centro storico di Palermo. È uno dei più grandi d’Europa, uno dei più belli e per tanto tempo abbandonato e schifiato da molti. Come fisiologicamente accade in tutte le città, gli abitanti del centro storico ad un certo punto lasciano i propri “rioni” per quartieri di nuova costruzione popolari o residenziali che siano.

E così le case fatiscenti nelle vie intricate del centro vengono lasciate vuote o affittate a poveri cristi provenienti da un altro Paese che si accollano di vivere in condizioni al limite del vivibile. Ma questi sono gli anni Ottanta e Novanta. Dai primi anni Duemila comincia a Palermo quello che viene chiamato “recupero del centro storico”. Grazie a fondi europei si cominciano a ristrutturare palazzi nobiliari, palazzine, catoi multipli, comprati a poco meno di niente, dalla zona di via Alloro alla Kalsa, via Bara all’Olivella, fino ad arrivare al Papireto e alla zona dietro il Massimo, Capo, Vucciria, Ballarò (terre di Nessuno), piazza Magione, piazza Rivoluzione, ecc.

Insieme al recupero si cominciano a vedere i primi locali notturni e il valore degli immobili comincia a salire, tanto che se qualcuno volesse acquistare oggi un appartamento in zona via Alloro, dovrebbe necessariamente vendersi un rene o giù di lì.

Il centro storico così comincia ad essere popolato da amatori, giovani studenti, giovani professionisti e comincia a cambiare i suoi connotati. Fiori sui balconi, facciate e facce pulite, ecc. ecc.

Il processo è ancora oggi in itinere e così coesistono amabilmente in uno stesso quartiere case non ristrutturate dove ancora vivono gli antichi residenti o extracomunitari e tutti quelli che hanno deciso di investire e andare a vivere nel bellissimo cuore antico di Palermo.

Vivere nel centro storico è bellissimo, perché hai tutto a portata di mano, la gente è amichevole, ci si conosce tutti, la spesa costa meno, se vuoi uscire lo fai tranquillamente a piedi o in bici; insomma tutto “un sacco bello”, come direbbe Verdone.

È bello camminare tra i suggestivi vicoletti senza alcuna paura di fare brutti incontri, perché c’è sempre un kebabbaro aperto, una panineria, un panellaro, un venditore di frittola, una birreria o un pub dove ci sono ragazzi che bevono, chiacchierano e ridono.

Detto così, vi ho appena dipinto un quadro idilliaco, ma in realtà tutta questa “vitalità” si trasforma in un incubo per quei poveri disgraziati (tra cui me) che hanno deciso di andare a vivere nel centro storico, ma che hanno sotto casa un pub aperto tutte le sere fino ad ora indefinita dove nel bel cuore della notte si ride e si parla ad alta voce senza preoccuparsi minimamente di quei “mischinazzi” (tra cui sempre me) che ogni giorno devono alzarsi alle 7 e vorrebbero dormire, magari magari, dall’una in poi.

Durante l’inverno il problema è arginabile, in quanto gli appartamenti ristrutturati sono spesso dotati di infissi con vetro camera e nonostante il fracasso si può dormire.

Ma d’estate, signori miei, fa caldo, la gente esce più tardi, resta in giro fino a notte fonda. Chi resta a casa e chi sente caldo e vuole evitare dolori reumatici o mali fuori stagione (e perciò non accende il condizionatore) è costretto a tenere aperte le finestre, se non vuole trovarsi boccheggiante stile assetato nel deserto.

Quindi ogni sera la scelta è: non mi addormento, bene che vada, prima delle 2.00 o mi becco un raffreddore e accendo il condizionatore ma dormo tranquilla?

Vi assicuro che questo è per niente idilliaco e poco bucolico.

Dove voglio andare a parare?

Beh, la settimana scorsa durante una cena, sono stata attrice-spettatrice di una discussione riguardante quella che viene definita (erroneamente) “nuova ordinanza movida”*. E mi sono ritrovata ad avere una posizione non condivisa dai miei amici.

Il regolamento che avrà decorrenza da ottobre stabilirà orari inderogabili di chiusura; inoltre, musica e schiamazzi dovranno cessare del tutto da una certa ora in poi. Il gestore (finalmente) avrà l’obbligo di mantenere pulita l’area di propria pertinenza e di garantire il controllo (eh, sì, perché ci vuole EDUCAZIONE) dei clienti sia all’interno che all’esterno del locale anche con telecamere esterne e servizio di vigilanza.

Queste novità che riflettono le richieste dei residenti del centro storico sono state salutate dai giovani di Palermo amanti della movida come l’ordinanza che vorrebbe far morire la vita notturna nel centro storico.

Ora, io non mi auguro affatto questo, perché andrei contro i miei stessi interessi. Credo che sia meglio però trovare un punto di incontro e fermare questa deregulation totale. Perché, diciamoci la verità, al momento è così che stanno le cose. Se i residenti chiamano i vigili perché non riescono a dormire, loro mica arrivano. E i gestori tengono aperto fino a che c’è gente in giro. Per non parlare del porcile che il palermitano ama lasciare intorno all’area che occupa durante le serate e che, nel migliore dei casi, un gestore di locale spazza via spingendo la spazzatura lontano dalla propria attività, magari proprio davanti il portone di qualche palazzo.

Credo che una fase di repressione (transitoria) sia necessaria per “educare” il palermitano che viene dai quartieri residenziali e fa finta di fare il bohémien frequentando il centro storico, urla e ride senza rispetto di chi lì ha speso soldini per viverci e che va a lavorare per poter finire di pagare la sua bella casetta nel centro storico. Ma poi, lui, il palermitano finto bohémien, dopo aver abbandonato la bottiglia di Ceres sul marciapiede su cui era seduto, se ne torna bel bello nel suo quartiere residenziale sicuramente più pulito e silenzioso.

Se vi sentite “repressi” da queste regole, vi invito (appena e se ne avete la possibilità) a lasciare i quartieri così detti residenziali (signorili o popolari che siano) e trasferirvi nei quartieri della movida… Qui infatti ci sono un sacco di case in affitto a prezzi relativamente modici… specialmente quelli in prossimità dei locali. Infatti ora il mercato immobiliare nel centro storico in prossimità di locali ha subito una svalutazione… proprio perché il riposo notturno (che dovrebbe essere sacrosanto) non è affatto garantito.

Tutti contestano di panza quest’ordinanza dicendo: “Ma se a Palermo togli l’opportunità di uscire e stare fuori fino a tardi, che resta?”. Anche a me piace andare a bere una birra seduta nella bella cornice di piazza Rivoluzione… che credete?

Però penso che trovare un punto di incontro tra residenti e gestori dei locali sia necessario, visto che i clienti non sono in grado di mettere in pratica del semplicissimo buon senso…

La giunta comunale infatti sta lavorando proprio per questo: sta proponendo un percorso di partecipazione coinvolgendo i residenti, gestori dei locali e loro frequentatori al fine di stendere un regolamento sulla vita notturna.

Perché un regolamento ci vuole, eccome.

Quello che voglio dire è che una soluzione va trovata perché la gente deve divertirsi ma deve essere altresì garantito il riposo.

Perché devono essere i residenti a piegarsi e subire il fancazzismo dei giovani e meno giovani palermitani?

Invece di uscire alle undici-mezzanotte, per esempio, si potrebbe cominciare ad uscire subito dopo cena, alle nove e mezza-dieci. Direte voi, “Ah, ma a casa mia si mangia tardi!”. Beh, però voi tutti venite a casa “mia” a dettare legge su quando posso o non posso dormire!

Altra risposta che mi fa andare in bestia: “Eh, ma nessuno ti ha obbligato a venire a vivere nel centro storico…”. Davanti a queste affermazioni, davvero, resto senza parole…

Sembra quasi che sia io in difetto, per loro.

Quindi, se ho capito bene, secondo loro o il centro storico deve essere disabitato (se così fosse i palazzi verrebbero nuovamente abbandonati facendo ritornare la situazione a com’era vent’anni fa) oppure – soluzione per loro più auspicabile – chi ci vive non deve rompere i coglioni e non lamentarsi se non può dormire, se l’indomani trova bottiglie e bicchieri e cannucce disseminate per terra, perché è stata una loro scelta volerci vivere. Insomma, il leit motiv degli strenui difensori della movida nel centro storico sembra quasi essere: “l’avete voluta la bicicletta, ora pedalate!”.

Altra argomentazione tipica è:  “Ah, ma in tutti gli altri centri storici d’Europa si vive di notte il centro storico”. Non è esattamente vero. Lì ci sono delle regole che vengono rispettate e che vengono fatte rispettare. Infatti ad una certa ora, tutto sparisce e i giovani che vogliono continuare la loro serata si ritrovano in posti chiusi e insonorizzati dove non danno fastidio a nessuno.

Ho vissuto a Madrid e vivevo sotto un pub frequentatissimo: “El Raton vaquero”. Beh, durante la  settimana a mezzanotte sbaraccavano tutti e nei fine settimana all’1.

A mio parere la faccenda quindi  è “leggermente” più complessa.

La verità è che tutti dovremmo andare a scuola di civiltà e rispetto per il bene comune e i bisogni altrui.

Detto questo, dichiaro aperta la discussione!

* Non esiste nessuna “ordinanza”, queste presunte regole sono infatti solo alcune delle proposte avanzate alla giunta dai residenti. Leggi questo articolo che condivido in parte e che fa chiarezza sull’argomento:
http://gcpalermo.wordpress.com/2012/08/03/sulla-questione-movida-facciamo-chiarezza-la-partecipazione-e-la-strada-giusta/

9 thoughts on “Movida centro storico: parliamone un po’…

  1. Sono perfettamente d’accordo con Marilisa.
    E’ triste ma è vero: il palermitano va educato. E per educare ci vogliono inevitabilmente dei ceffoni educativi.

    • Ceffoni educativi? Ahahah.
      Ma non lo sai che la “violenza” non è un deterrente? Neanche la pena di morte lo è :D, figurati quelli che stai definendo “ceffoni educativi”!

      L’educazione è ben altro e passa per la formazione, non per i “ceffoni” (il dolore dopo poche ore passa e se sei un porco e pure ricco se ti hanno fatto la multa resti tale; forse solo se sei un mischino eviti di sgarrare ancora, ma non certo perché sei stato educato dalla multa…. dirai tu: meglio che niente. Ma non c’è nessuna conquista in questo, è solo una parata di cul! Giacché l’individuo in questione forse posteggerà nel posto giusto dopo la sanzione, ma poi evaderà mille tasse e farà altre mille porcate perché è un maiale e non è cambiato di una virgola.)
      …Ceffoni che comunque il comune palermitano per altro è pure scarso a dare (vedi macchine in doppia fila e sui passi carrabili e sui marciapiedi OVUNQUE!)

      = non si risolve un benemerito così.

  2. Allora, come ben sai condivido solo parzialmente, e credo che stabilire che in una città calda e asfissiante come Palermo in cui – come ben scrivi tu e come ti dissimo in quella famosa tavolata – il “passio notturno” è quasi un bene sia non tanto repressione, ma stare solo addosso al sintomo di un problema più grande. Dunque un inutile estremismo.
    Le regole ci vogliono, e i locali a norma (e che tolgano le loro lordure) pure, e infatti sono assolutamente d’accordo con la tua parola in maiuscolo: EDUCAZIONE. Questa è la causa che va gestita. Questo è ciò che bisogna creare. E’ giusto che i residenti debbano dormire, ma non che si taglino le gambe alla cosiddetta “movida” (nome del cà, magari uno vuole solo bere qualcosa in giro…!); è giusto semmai aiutare i locali a regolamentarsi.

    Detto ciò, proveniendo da Madrid, ti dirò che i locali non insonorizzati chiudevano alle 2, è vero. Ma il casino ovviamente in strada c’era comunque, extralocali, perché la gente si divertiva e parlava a voce alta (quando non era troppo “borracha”) ovunque e comunque! Quindi anche qui repressione sul sintomo = una notte non ho dormito uguale anche se i locali chiudevano ad orari civili!

    Ci vogliono ben altri interventi.
    Qualcosa che abbia a che fare con un’educazione di massa.
    A volte ho studiato qualcosa di simile, ma i costi, donna cara, sarebbero pubblici e molto molto onerosi = meglio reprimere e far chiudere, o lasciare che i costi di insonorizzazione siano del locali che vogliono o morire o adeguarsi.
    Vedremo i frutti.

    Io credo che – se l’azione sarà solo questa – il porco continuerà a lasciare la bottiglia di ceres all’angolo del quarto canto, dove, poiché non vi sono locali e l’amia è in deficit, rimarrà fino a 2 giorni dopo, con buona pace dei residenti (che non la toccherebbero mai per paura di prendersi l’AIDS!).

    • Mi riallaccio a quello che dicevi anche in risposta al mio commento.
      Educare i palermitani dici. Vedremo!
      Io credo sia una causa persa. Oppure con costi ingentissimi, tempi enormemente lunghi e dall’esito incerto.
      Personalmente, dopo anni di “Proviamo a far cambiare le cose, capiranno prima o poi!” “Vedrai che lentamente e dando l’esempio ci seguiranno” non penso che ci sia altra soluzione se non provvedimenti estremamente restrittivi e fatti rispettare con la forza se necessario, a costo di sembrare impopolari.
      L’ennesima riprova di questo saranno proprio le micropedonalizzazioni prossime venture.
      Se ne parla da un paio di mesi se non erro. Ci si è riuniti, se ne è discusso.
      Bene: è stata presa una decisione.
      AMEN
      Volevate continuare a transitare per vie, viuzze, stradine e piazzette? Volevate posteggiare sotto casa?
      Spiacente tesori, potevate pensarci prima partecipando.
      Better luck next time!
      Anche così si fa educazione civica.

  3. Le regole ci vogliono e devono essere chiare, semplici, condivise il più possibile. Le regole devono favorire lo sviluppo dei locali: chi ha la possibilita’ e la voglia deve poter.investire e trarne vantaggio,per esempio,ampliando i locali,insonorizzandoli,facendo servizi navetta,sconti parcheggio agevolati e molto di piu’. Finche’ aderire ad addiopozzo sara’ un gesto eroico non avro altro che questa microeconomia mezzo sommersa e mezzo rumorosa. Inoltre bisogna anche diversificare l’offerta. Bisogna recuperare ex-aree industriali, aree lontane dal centro e dove sarebbe piu’ idoena una vera movida notturna

    • questo mi sembra molto interessante. Se non sbaglio, c’era un gruppo di architetti che riconvertivano edifici industriali in edilizia residenziale a Palermo, potrebbero optare per convertirli in luoghi da movida…

    • Ci sono già dei locali che offrono serate danzerecce negli spazi periferici di Palermo. Non è una soluzione. Il centro di una città deve essere considerato tale perchè punto di riferimento, non solo quando c’è il sole, ma anche quando è buio. Immaginatevi un centro storico desolato e senza anima viva?
      1 le periferie non sono raggiungibili facilmente
      2 mi pare la stessa idea di costruire i centri commerciali, ergonomici, utili e pieni di servizi. Ma resteranno sempre degli spazi asettici, privi di fascino, dall’odore di plastica, che mai riusciranno a restituire al cittadino la passeggiata pro shopping in una via del centro (chiusa al traffico).

  4. “…La verità è che tutti dovremmo andare a scuola di civiltà e rispetto per il bene comune e i bisogni altrui…” e che dice l’autrice di questo articolo riguardo ai cumuli di munnizza che dilagano in città… una buona dose di azione “repressiva transitoria” dei palermitani contro politici e istituzioni locali totalmente incapaci di risolvere il problema non guasterebbe no??? “per il bene comune e i bisogni altrui” si intende!!!

    • se guardi tra i miei articoi passati, troverai la risposta…. :) Quando facevo parte di Palermo indignata abbiamo portato avanti un’iniziativa per bacchettare l’amia… Forse dovremmo cominciare a muoverci, di nuovo…

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