Ci sono davvero poche cose che nella vita riescono ancora a colpirmi.
Non mi stupisco del fatto che la Sicilia abbia 29.000 forestali (un forestale per ogni albero, come diceva Albanese), non mi stupisco se un’amica con due lauree prese con il massimo dei voti in archeologia faccia dei test per lavorare nel fantastico e rugoso mondo dell’assistenza agli anziani (beh, più archeologia di quella!), e neanche le continue sommosse scomposte e primitive dei Neanderthal della Gesip, nullafacenti per vocazione e onnirichiedenti per indole, riescono a lasciarmi di stucco.
Se fossi svedese, tra un montaggio di un armadio e quello di un piatto doccia, magari, avrei un sussulto di sgomento. Ma no, io sono italiana. Anzi, siciliana, che è ben diverso.
Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare.
E ad un certo punto subentra una sorta di torpore, inizi a sentire degli strani crepitii dentro la scatola cranica e sai, a malincuore, che il tuo neurone migliore, il tuo Varenne da combattimento, si è spento per sempre.
Così, quando in una delle vie principali di Palermo vedi una Yaris che, per superare la coda interminabile, sale sul marciapiede e supera tutti (e non si tratta neanche di Batman) e i vigili fanno la multa al vecchietto che si è fermato in doppia fila per andare in farmacia, guardi e dentro di te non senti neanche una favilla d’indignazione.
Certo, in una caverna del tuo inconscio senti riecheggiare ricordi di lotte, di frasi di Che Guevara che erano la tua bibbia. Sai che questa impassibilità è sbagliata, e in cuor tuo vorresti combatterla… Ma ecco che si affianca alla tua auto una BMW bianca, guidata da un Australopitecus Tamarrus, con un impianto stereo progettato evidentemente dalla NASA che propaga nell’aere l’insopportabile lamento di Gigi D’Alessio.
A quel punto non c’è più speranza. Vorresti solo che dai pertugi dei tergicristalli fuoriuscisse del napalm.
Il grillo parlante continua a ripeterti che questa non è la tua vera natura, che prima “eri una persona meglio”, che sei così peggiorata che se guardi il tuo filmino della Prima Comunione al contrario viene fuori un inno a Satana.
“Cristo! I grilli non parlano! Che schifo di bestia sei?”. SPLAT.
Abbrutiti da anni di inutili lotte, di fiducia malriposta, di sentimenti pugnalati senza pietà, si tende a diventare come il marmo.
Così, tutto ti scivola addosso e non ti tocca.
Soffri un grave disagio, ma la rassegnazione è più forte.
Chi di noi, almeno una volta nella vita, non si è svegliato con un fervore giacobino (da non confondere con i sintomi della gastrite), con la volontà di mettersi d’impegno per fare la propria parte nella salvaguardia di questa umanità decadente?
Sin da piccoli non hanno fatto altro che ripeterci che se tutti avessimo fatto la nostra parte, un giorno, la situazione sarebbe migliorata. Per anni ho sempre gettato la carta negli appositi cestini, ho rispettato la natura, ho instaurato rapporti empatici con uomini e animali.
Speravo in un mondo migliore. Se è per questo, credevo anche nell’amore che supera gli ostacoli, e nelle fatine dei boschi.
Di quelle nostre speranze, buoni propositi e sogni di people living life in peace, cos’è rimasto (senza contare i video di Michael Jackson)?
Anche la sovranità del popolo è un bluff.
Non mi risulta che i vari popoli viola, verde pistacchio e compagnia bella abbiano mai ottenuto qualcosa. Quante manifestazioni sono state fatte ai tempi della guerra in Afganistan o in Iraq? E con le nostre bandiere della pace sventolate con fierezza si sono puliti il culo.
Gli irriducibili diranno che dalla nostra abbiamo il fatto di averci almeno provato.
Ormai la gente è stanca, di tutto. Ha esaurito tutte le energie.
L’egoismo ha preso il sopravvento, e l’indifferenza verso gli orrori e le vergogne che ci circondano è diventata l’unica arma di difesa. Ci stiamo involvendo e stiamo tornando animali, per i quali conta solo il benessere della propria famiglia (quando ne abbiamo una degna di essere chiamata tale) o unicamente il nostro. È un dato di fatto, c’è poco da filosofeggiare.
Ammiro chi ha ancora la caparbietà di organizzare eventi, comizi, pantomime varie nel disperato tentativo di tenere ancora per un po’ la bandiera bianca della resa ben chiusa in un cassetto. Respect. D’altro canto non giudico chi non ha più voglia di lottare, si tratta di scelte.
Ci sarà sempre la signora del piano di sopra che, di fronte al tuo lamentarti dell’acqua sporca che ti sta facendo piovere in testa, risponderà: “Ma lei che è cosa di vivere a Palemmo?”. E allora le vie d’uscita sono due: l’apatia, che ti rende più arido del deserto del Gobi e ti trasforma in ameba, e l’omicidio. La seconda è talvolta la più saggia.
Almeno il brivido della soddisfazione sarai in grado di provarlo un’ultima volta, prima di farti i due mesi di reclusione previsti dalla legge per questo genere di reato.