Dalla parte del Bau

Ciao, sono Bau. Vivo tranquilla, o forse non ricordo più cos’è la tranquillità da quando ho perso di vista mia madre. Non ho bisogno di tante cose. Certo, quando c’era mia madre era tutto più facile e più bello.  Adesso a volte mi basta vedere qualche compare bau-bau per le strade, però spesso son maschi e vogliono solo quella cosa lì. Io sono femmina e scappo facilmente e non mi faccio raggiungere.

Faccio un sottile e raro bau solo quando sono spaventata o quando non mi si tratta bene. Sono silenziosa, che vi credete. Non vi rompo le scatole.

Oggi il mio solito giretto solitario si è scontrato con un’improvvisa pioggia. Ma quanto piove per ora? Non mi piace e poi mi rende superattiva perché capisco che devo trovarmi un tetto dove ripararmi, e mi rendo sempre più conto di quanto sia complicato.

Tutto è bagnato e anche io sono zuppa. Mi agito continuamente, le gocce che vanno via dal mio corpo e da quello che un tempo era un sistemato pelo, e ritornano a me perché l’acquazzone non finisce.

Sono confusa e vedo passare accanto a me diverse autovetture. Sono gli umani, quelli che guidano questi mezzi ingombranti più grandi di loro. Me lo ha insegnato la mamma. Mi ha detto pure che avrei dovuto dare tutto ciò che potevo se ne avessi incontrato qualche esemplare decente.

Sono brava in ciò, non riesco mica a tirarmela. Faccio la buona con tutti e non scruto ben bene con chi ho a che fare. Quelle autovetture poi… sfrecciano troppo veloci per me. Devo stare attenta… una parola! Devo procacciarmi del cibo, incontrare gente affidabile, schivare maschi maniaci, bere un po’  d’acqua e non farmi investire? Uffa…

Oggi ho rischiato, però. Quella pioggia maledetta mi ha resa disattenta più volte e più volte ho sentito degli antipatici “piiiiiiiiiii, piiiiiiiiiiiii”. Sì, capo, ora mi sposto. Stronzo. Ehm! Scusate la volgarità, sono minorenne, certe cose non le dovrei dire.

Oggi, una svolta si è verificata nelle mie giornate passate all’avventura. Un’auto si è fermata, un tizio mi ha guardato più volte e poi ha aperto lo sportello e mi ha fatto segno di potermi avvicinare. Le parole della mamma tentano di risuonarmi fortemente, ma decido di seguire il mio istinto baubaesco ed inizio a zampettare verso di lui. Sembra simpatico, mi invita addirittura ad entrare in macchina… oh! Ma per chi mi hai preso?

Faccio qualche passo indietro. Magari vuole farmi accoppiare con qualche maschiaccio superdotato. Io non sono pronta ancora.

Lui è incerto, chiude lo sportello, va per mettere in moto ma, ci ripensa. Scende dalla macchina, mi viene incontro. Schiviamo assieme un’auto che sfreccia lungo la strada e penso “forse di lui mi posso fidare”.

Riapre lo sportello, io mi avvicino piano piano ma non so che fare. Lui mi fa salire in macchina. Chiude e andiamo via.

Sono dentro, con lui. Qui non piove.

Mi affaccio al finestrino, dovrebbe chiamarsi così, e rivedo quell’incrocio dove per giorni mi sono sorbita litri e litri di pioggia sulla capa, dove qualcuno mi ha offerto della pasta scotta e poi se ne è andato, dove ho imparato che l’erba è la migliore delle cose che puoi mangiare quando non c’è nient’altro attorno.

Mi accovaccio a pallina, ma mi sento male. Ho ingurgitato troppa erba forse, e l’acqua putrescente di troppe pozzanghere. Vomito, ma sto in silenzio. Mi spiace, ma tutti questi movimenti non riesco a sopportarli.

Non so dove stiamo andando. Chissà dov’è mamma. Chissà cosa mi direbbe.

Le scelte bisogna prenderle al volo, non si sa cosa ti aspetta.

Sto diventando saggia e forse… ho trovato una casa.

Bau!

Tremo di gioia e paura, di paura e gioia. Grazie.

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