#Mind the gap: cronache di una palermitana a Londra

– Fine primo tempo –

Sono qui seduta su una comoda poltroncina da Caffè Nero, con la mia tazzona di mocha, la mia nuova bevanda preferita. Accanto a me un ragazzo esile, occhialuto, col suo laptop, ogni tanto ridacchia e scrive, proprio come me.

È in momenti come questi che so di essere nel posto giusto. Nessuno qui ti chiede di sloggiare perché deve liberare i tavoli. Take your time.

È curiosamente strana questa città: così frenetica da non capirci un cazzo, ma con vere e proprie oasi di pace. Silenzio, brusio lieve, ticchettio di dita sui tasti, risate leggere. Mi piace andare per mercatini dell’usato, ce ne sono tanti qui a Londra, basta sceglierne uno e il gioco è fatto, sei pronta per il tuo personalissimo viaggio nel tempo. Lunedì ero con un’amica a Covent Garden, vagavamo senza scopo, fermandoci di tanto in tanto a guardare antiche spille appartenute a chissà chi, a leggere cartoline in francese  in una scrittura minutissima. 

Alzi gli occhi al cielo, è quasi sempre color mappina, ma ci sono giornate (direi anche mezze) in cui il cielo è come me lo ricordo, azzurro vivido, e chi se ne frega se fuori fa un freddo becco, si va al parco! Mentre in Italia i papi si dimettono, altri “papi” rischiano di salire al potere e Grillo è salutato come il nuovo duce, qui in Uk il caso nazionale sono le volpi che staccano le dita ai bambini dentro le culle. A volte mi sento stranita da tutto questo, mi domando se l’Italia mi manchi o se mi manca il pressappochismo e la facilità nel mandare un cv, giusto per dirne una,  tanto il peggio che ti può capitare è che non ti chiamino. Qui invece è un gran casino: non solo devi scrivere il miglior curriculum della tua vita, ma devi anche scrivere la cover letter migliore della tua vita, con tanto di referenze, altrimenti, chi te se pija??! E non è finita, se hai il culo che ti chiamino per un interview, devi studiare, perché stai pur certo che verrai investito da un fuoco di fila, da un interrogatorio stile “lampada sulla faccia”, e non c’è niente che tu possa dire o fare per evitare ciò. Devi, inoltre, dimostrare di non avere precedenti penali, devi ottenere, cioè,  il famoso crb, un documento che attesti che tu con la polizia non ci hai mai avuto a che fare. Però, penso, magari sei stato solo più bravo a non farti beccare, ma sei delinquente lo stesso!

In sostanza, ho l’ansia che mi blocca il respiro, il sonno è ormai un lontano ricordo e ogni giorno che passa è un giorno che mi avvicina al verdetto finale. Improvvisamente, mi ritrovo a pensare che la meritocrazia ha i suoi lati oscuri: e se tu non sei mai la migliore? Che accade? Non puoi mica rivolgerti agli amici di Miccichè! E ti ritrovi a pregare che fenomeni paranormali catapultino il modus operandi siciliano a Londra! Ma grazie a Dio non sarà cosi, e dovrò, si spera, passare indenne dall’interrogatorio senza mai confessare il delitto. “Sì, vostro onore, sono colpevole, perché mio padre, e il padre di mio padre e il di lui padre provengono da una terra disgraziata, dove tutti trovano normale non prepararsi per un colloquio, non scrivere un cv decente, guardare il cielo aspettando che scenda il panaro“.

E mentre sono qui, sorseggiando la mia mocha, macinando pensieri bui sul mio futuro, osservo il mio cv nuovo di zecca e mi dico: “Brava, farai strada!”.

Forse sono rimasta la sola a darmi pacche sulle spalle, ma l’unica che davvero conta.

5 thoughts on “#Mind the gap: cronache di una palermitana a Londra

  1. qui, anche se hai il miglior cv della tua vita, non hai niente da sperare, se non sei parente o amico di. non è che si aspetti la manna dal cielo…è che ci si arrende. Per fortuna non mi è ancora successo e continuo a fare del mio meglio…però è vero che a un certo punto, se perdi le speranze, diventi pressapochista come il sistema: un adattamento letale.

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