L’Italia ha un karma collettivo veramente, ma veramente terribile.
Ancora una volta il popolo sovrano (in sottofondo, risate in stile Otto sotto un tetto) è stato chiamato a decidere le sorti del proprio Paese. E, anche in questa occasione, ha deciso di distinguersi per intelligenza, furbizia e coscienza. Ancora una volta, i risultati sono desolanti. Non c’è una maggioranza degna di questo nome in Parlamento, non c’è al Senato. E adesso la situazione è paragonabile a quella che scatenò il dono del Pomo della Discordia alle tre dee più importanti dell’Olimpo. Gli “eletti” si stanno massacrando in tutti i modi possibili, anche superando il confine della decenza. Senza contare che uno di essi non sarà in Parlamento, ma si limiterà a fare il burattinaio dal di fuori. Il popolo sovrano è confuso, ha votato per fare dispetto a qualcun altro, per delusione, per rabbia, o affidando la sua scelta ad una monetina. E non è da biasimare. Forse.
Nonostante siano passati 153 anni dall’impresa del barbuto e sopravvalutato Garibaldi, non siamo una Nazione, se per Nazione intendiamo una collettività di individui coscienti di essere legati da una comune tradizione storica, linguistica, culturale, religiosa.
Non ci sono più formalmente la Savoia, il Granducato di Toscana, il Regno delle Due Sicilie, ma siamo un’accozzaglia di gente che non capisce cosa sia il senso di appartenenza ad una Repubblica. C’è ancora una questione meridionale, c’è la Lega… solo non si vedono i due liocorni.
E poi c’è lei, our only friend, la disillusione. Solo che la delusione nei confronti della politica non è, a mio parere, una giustificazione. “Tanto sono tutti uguali”, si sente dire spesso. Diciamocelo, se si continua a votare a cazzo, pendendo dalle labbra dell’invasato di turno che ci promette la Luna, seguendo il copione standard della propaganda spiccia, mi sembra ovvio che i nostri sogni siano destinati inevitabilmente ad infrangersi contro una barriera corallina di merda.
Siam mica qui ad attaccare i cavalli alle mozzarelle in carrozza!
La verità è che giustificare l’incapacità di votare e del prendere coscienza che questo è l’unico potere (ed è giusto aggiungere un “parliamone…”) di cui disponiamo noi servi della gleba emancipati, è un po’ come cercare di restare in piedi pattinando sull’olio. A questo punto non ci sono scuse per un popolo di inetti, privo di memoria storica e appassionato delle personalità egotiche che strillano e s’incazzano, improvvisando pièce teatrali degne dei migliori melodrammi della Restaurazione. Siamo un POPOLO troppo pigro, che delega pure la propria rabbia.
Siamo un popolo di oppressi con la sindrome di Stoccolma. Centinaia di cervelli che amano avere qualcuno che pensi per loro, che gestisca le loro vite. Sforzo minimo e… possibilità di avere treni in orario e dormire con le porte aperte, per intenderci. L’italiano, ahimé, è un animale che ama la dittatura, le belle promesse, ne ha un atavico bisogno. Tipo i cani.
Guardiamo, ad esempio, la situazione in Sicilia. I siciliani, dopo le arance e i cannoli, amano la mafia più della propria matri e non la tradirebbero mai, anche se a volte sono costretti ad assumere attitudini antimafia per non dare nell’occhio e, come si suol dire, per mettersi il ferro dietro la porta. Sentire una signora sull’autobus che si compiace del fatto che amici di amici del PDL hanno comprato il suo voto e quello del resto della famiglia, è AGGHIACCIANDEEE! Si tratta di un meccanismo malato che fa presa sulla disperazione dei cittadini che vedono nella mafia l’unica ancora di salvezza. La mafia ti trova il posto di lavoro, ti aiuta dandoti i soldi per la spesa. Così è. Per questo Silvio il Magnifico è di nuovo lì. I francesi non si sarebbero mai fatti ore di code per rivendicare il rimborso dell’IMU promesso cadauno da un vecchio bavoso con la credibilità di Nina Moric redenta a Medjugorje. Si sarebbero piuttosto messi in fila per infilare ognuna di quelle missive nel culo di monsieur le President.
Probabilmente, degli esseri umani così stupidi hanno il governo che meritano. Un governo in cui NESSUNO ha realmente compreso che restare arroccati nella propria torre d’avorio, aggrappati a delle imparruccate ideologie non più compatibili con l’epoca in cui si trovano, non serve per risolvere i problemi di uno Stato. Con gli “O con me o contro di me” non si governa una nazione. E sarebbe segno di grande maturità e capacità di svolgere un compito tanto importante se capissero che, di fronte alla necessità di votare leggi fondamentali in grado di farci risalire nella lista dei paesi ‘democratici’ appena sopra il Burundi, è necessario mettere da parte battibecchi e diatribe infantili.
Noi italiani siamo ingovernabili ma soprattutto irrecuperabili. Ai posteri l’ardua sentenza, si dice così no?
a proposito di Grillo ho già pronta una vignetta
la vignetta è di satira politica, satira, ciò significa che non ce l’ho con i grillini (con Silvio si!)