Un oceano di gocce

Come ama ripetere un mio parente prossimo, una notizia non raccontata è una notizia che non esiste. Si pensi, ad esempio, ad una prospettiva ristretta e circoscritta al proprio ambito familiare: quanti amori tragici, peripezie, delitti, misteri, santità e quante storie degne di Oscar vi si possono ritrovare? E quante altre storie sono state perse per sempre assieme ai nostri cari estinti che ne serbavano il ricordo attraverso il racconto? Vi potrei raccontare di quante volte mia nonna materna è stata chiesta in moglie e quante volte il suo patrigno si rifiutò di maritarla (…innumerevoli, ve l’assicuro!) e di come la sorella della mia bisnonna sia stata rapita per la sua grande bellezza e della vita infelice che fece, vi potrei raccontare di come la mia bisnonna scoprisse durante il pranzo nuziale delle sue seconde nozze che il suo buon partito e novello sposo aveva già una carrettata di figli da accudire (sic!). Ma in fondo non mi interessa divulgare la storia della mia famiglia. Quel che mi preme di più è che alcuni eventi poco conosciuti, alcune informazioni taciute e alcune idee sopite siano raccontate, riprendano forza e ricomincino a circolare anziché perdersi nel dimenticatoio del non detto.

madre teresa 1Chi non conosce Madre Teresa di Calcutta (al secolo Agnese Bojaxiu)? Tutti abbiamo in mente qualche aneddoto sulla vita di questa piccola suora albanese. Sappiamo che diede aiuto ai più bisognosi, ai «poveri dei poveri», ai bimbi abbandonati, ai lebbrosi, ai paria. Sappiamo che vinse il premio Nobel per la pace e che creò un ordine di suore tutto suo: le Missionarie della Carità. Sappiamo, infine, che lavorò instancabilmente sino al suo ultimo giorno di vita per dare sollievo alle pene dei più afflitti. Insomma, tutti abbiamo in testa un piccolo “santino” di Madre Teresa, ma chi era questa donna prima di diventare un immenso esempio di virtù e carità? Una donna fuori dal comune, eccezionale, una wonderwoman? No. Era una piccola e mite donna come tante altre che intraprese un cammino di fede da giovanissima (divenne monaca a diciotto anni) e che a un certo punto della sua esistenza (attorno ai trentasei) si trovò a scegliere se continuare una vita tranquilla all’interno della propria congregazione religiosa o seguire una spinta interiore profonda, la vocazione all’aiuto dei più poveri. Optò per la seconda strada ed il cammino non fu né facile né privo di imprevisti. In un primo momento le autorità religiose a lei sovrapposte la trasferirono in un paesino vicino a Calcutta, poi le negarono il permesso di recarsi presso la bidonville in cui avrebbe voluto operare ed infine le chiesero di aspettare l’autorizzazione papale nella speranza che il tempo raffreddasse l’animo della suorina. Ciò non accadde, la donna mantenne fermo il suo intento e aspettò. Infine, Il 16 agosto del 1948 arrivò l’autorizzazione da Roma e il vescovo di Calcutta concesse un “anno di prova” a suor Teresa. Durante quell’anno la religiosa avrebbe potuto lasciare il monastero grazie a un indulto di Pio XII che prevedeva la dispensa dai voti e dagli obblighi religiosi della sua congregazione. In sostanza madre Teresa restava una monaca ma poteva lasciare il convento! A quel punto, però, arrivò la prova più dura per la giovane suora, la perdita della sicurezza e di tutto quanto le era più familiare: «Lasciare il convento è stato il mio sacrificio più grande, la cosa più difficile che abbia mai fatto»1. Nonostante le incertezze e le paure quella piccola suora si inoltrò in un cammino sconosciuto.

Chi avrebbe scommesso su suor Teresa a quel tempo? Forse pochi. Chi scommetterebbe su di noi? Forse pochissimi, ma in fin dei conti questo non è importante. Ciò che davvero importa è esplorare le profondità della proprio animo, proporsi un obiettivo coerente con le proprie spinte interiori e perseguirlo. Non importa se i tempi sono difficili, non importa quanti ostacoli si incontrano lungo il proprio cammino, non importa quanto in alto stanno le autorità che ci si schierano contro. In fin dei conti quel che la vita di Madre Teresa ci può insegnare non è soltanto la carità e la pietà, ma anche la fedeltà al proprio progetto di vita e il coraggio nel perseguirlo.

Chiudo con una riflessione di Teresa:

«Quello che facciamo è meno di una goccia nell’oceano. Ma senza quella goccia all’oceano mancherebbe qualcosa»2 … l’oceano!

 

1http://masadaweb.org/2008/12/11/masada-839-11-12-2008-i-liberatori-madre-teresa-di-calcutta/

2Franca Zambonini, Teresa di Calcutta: la matita di Dio, ed. Paoline, 2006.

One thought on “Un oceano di gocce

  1. Mi spiace dover fare sempre la cosiddetta “Betta cuntrariusa”, ma sappi che Madre Teresa non è stata affatto la grande donna che si crede, esattamente come Padre Pio. La suorina albanese era una persona bigotta, fondamentalista e ipocrita. Sono state fatte parecchie indagini sul reale operato di questa donna, e ci sono proprio dei documenti che testimoniano la sua vera natura. Non bisogna mai soffermarsi alle apparenze o al film con la figlia di Charlie Chaplin. Prima di innalzare certe persone al rango di MITI o MODELLI per l’umanità, informiamoci bene. Sapevi che il Gollum di Calcutta non curava affatto gli ammalati che raccoglieva, anzi si rifiutava di somministrare antidolorifici perché la sofferenza avvicina a Dio?
    Una nota giornalista olandese, Linda Polman, raccontò: “Ero a Calcutta quando era ancora viva e gestiva un ospedale. Circondato da mura altissime, era il terrore per i bambini che si sentivano dire: guarda che se non stai buono viene Madre Teresa e ti porta via. Di fatto varcate quelle mura, la gente moriva senza cure mediche e medicine. (…) I finanziamenti che riceveva in cifre ingenti non li spendeva per l’ospedale ma li accumulava sul proprio conto”. Parte dei soldi che raccoglieva sono finiti anche nelle casse del Vaticano. Lei obbligava gli indù a pregare il suo Dio. Lasciare tutto(ma tutto cosa?)per andare a portare il bigottismo cattolico dove non è richiesto, non è altruismo.
    Il punto è che ognuno può farsi incantare dai miti fasulli e creati a tavolino, siamo liberi, però a volte bisogna mettere da parte il buonismo con cui siamo stati imbottiti per bene da chi di dovere e pensare che forse la gente che abbandona tutto per gli altri solo per generosità e altruismo sì, esiste, ma molto probabilmente non ne sentirete mai parlare. Chi è cattolico sa che Gesù invitava a fare l’elemosina e aiutare gli altri nel totale anonimato e senza cercare gratificazioni personali, altrimenti il gesto perde tutto il suo valore:”Non sappia la mano sinistra cosa fa la mano destra”.
    Le organizzazioni varie presenti in quei luoghi possono testimoniare che razza di mostro fosse.
    Se avete tutto questo bisogno di modelli cristiani (anche se lui è un personaggio scomodo e ostracizzato dalla Chiesa. E già questo fa subito capire che si tratta di una brava e giusta persona)di amore per il prossimo, vi consiglio di leggere i libri di Alex Zanotelli.
    Ricordiamo infine che “le storie degne di un Oscar” sono un concentrato di buonismo, ipocrisia, tragedia irreale e valle di lacrime. Una versione magistralmente diretta da fior fiori di registi di quello che ci propina ogni pomeriggio Barbara D’Urso per fare commuovere le casalinghe. In questo senso la storia del Gremlin di Calcutta può essere ben considerata una storia da Oscar.
    Scusa la brutalità di alcune espressioni, ma io vado fuori di testa quando mi rendo conto che c’è troppa disinformazione. L’Università dovrebbe purificare la mente da questa credulità da Medioevo; mi stupisce che gente che dovrebbe essere al di sopra ‘ra za Pina’, culturalmente parlando, possa cascare in queste trappole cattoliche.
    Ancora c’è molta strada da fare per l’umanità.

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