Il Centre Pompidou e i suoi Maestri

 

Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.

Vangelo secondo Luca 24, 13-35

 

Il Maestro Thibault

Il Maestro Thibault

§1. La-n-guida turistica

 

Conoscere il “dark side” di Parigi non è difficile. L’importante è non cadere nelle trappole per turisti “radical chic”: vecchie fabbriche acquistate da associazioni di artisti, sedicenti “squats” che di politico non hanno (quasi) nulla oppure piccoli teatrini sperimentali (sempre in vecchie fabbriche) poco originali e dal biglietto costosissimo.

 

§2. Post

 

Le fabbriche, imponenti simboli di una classe operaia che andava in paradiso con muscoli d’acciaio, baffi di granito e scarponi. Oggi il precario è dietro una scrivania di compensato, gracile, bianchiccio e sfruttato anche (soprattutto) quando si fa le seghe su youporn.

I nuovi precari non comprano le vecchie fabbriche abbandonate. Queste sono acquistate o dagli enti pubblici o da mecenati privati. In ogni caso è meglio evitarle.

 

 

§3. La vista e il visibile

 

La Rivelazione è immanente, ma ama nascondersi agli occhi. Come per i discepoli di Emmaus, il salto da compiere è semiologico.

Un buon esercizio per comprendere i segni delle contraddizioni socio-economiche che ci vivono è recarsi nei luoghi dove esse si manifestano.

La costruzione istituzionale del “comune” genera dei simpatici esperimenti sociali e delle improbabili convivenze.

 

§4. Il mio nuovo Maestro

 

Parigi. BPI (Biblioteca Pubblica di Informazione). Biblioteca gratuita accessibile a tutti che si trova dentro il Centre Pompidou.

 

Oggi ho incontrato il mio Maestro. Si chiama Thibault e vive al Parc de La Courneuve, nell’omonima banlieue nord parigina.

Lui è francese, è nato e cresciuto nel sud, in un paesino vicino Marsiglia. Non conosceva molto della vita e a diciotto anni ha deciso di andare a Parigi per scoprire la sua vera identità. Adesso ha quarant’anni e l’unica cosa che sa è che vuole fuggire la sua identità. Per farlo ha una sua teoria articolata e molto complessa che riassumerò in due grandi assiomi.

a) Mai abitare in un appartamento. L’arredamento è l’anticamera dell’individualismo e dell’uniformità neoliberale della “funzionalità”.

b) Mai lavorare. Il riposo è il primo dovere dell’Uomo.

 

Thibault vive senza domicilio ma occupa e abita vari spazi in cui riesce ad installarsi, temporaneamente.

Finché le maglie della tela restano un po’ larghe ci sarà la possibilità di nascondersi, ecco perché lui ha scelto di vivere nel parco della Courneuve, nella periferia nord di Parigi.

Thibault è la mia guida spirituale.

Ovviamente il suo numero di telefono non si trova in internet.

Bisogna saperli riconoscere con gli occhi i propri Maestri.

 

 

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