(Umanissime) Resistenze

Ai guaritori feriti che sublimano
ferite in dolci e aeriformi cieli blu.

Normale.
NormaleNormaleNormaleNormaleNormaleNormaleNormale.
NORMALE CAZZO, DI UNA NORMALITÀ UMILIANTE!
Speravo ogni giorno di svegliarmi diverso, e invece no: io biondo, bianco, due mani sopra e due piedi sotto, un solo culo, due occhi, per giunta azzurri. Questo ero: normale; nato nel mondo in estinzione delle persone comuni, banali, noiose.

C’era una volta un mondo in cui i normali dettavano legge: si sparavano addosso, annegavano la gente in mezzo al mare, smembravano i bambini neri con le bombe e inquinavano i cibi secondo astuti piani massonici per facilitare la selezione naturale, dicevano.
E poi venne il giorno in cui gli O.G.M. modificarono davvero i D.N.A.
Fu la rivolta: nani, torsi umani, microcefali, siamesi, gente bozzuta di qua, porci con le ali di là, ermafroditi, donne barbute e donne mule, bambini tricefali, mostri per eccesso, per difetto e mostri doppi! Creature mutanti e fascinose! Ovunque!
Insomma, i diversamente abili divennero prima pericolose epidemie, poi la talentuosa realtà di ogni famiglia per bene e infine la NORMALE UMANITA’. Non più handicappatti, ma FREAKS: razza dominante socialmente accettata e benvoluta e nuovi divi dell’olimpo terreno!

Di orribilmente normale sulla terra restava una piccola minoranza in via di estinzione. I normodotati vivevano in ghetti per paria; i più fortunati erano assunti dai magnati freaks come passatempi per l’aristocrazia annoiata. I più disperati tentavano di arrivare nella ricca Freakland su barconi di fortuna, ma molti morivano durante il viaggio; chi, invece, aveva la (s)fortuna di approdare qui, non trovava ricchezze e accoglienze… Perché qui chi fa parte di quello che voi ritenete “il mondo delle persone normali” è un emarginato, uno… senza nulla di speciale, …uno… scherzo della natura. Io.

Abbandonato in tenera età da mamma e papà sul Taigeto come tutti i bambini giudicati “troppo normali” (e quindi handicappati), fui raccolto dal baraccone luminescente del circo Orfei. Moira era un venerabile mostro-da-ombretti non geneticamente modificato sempre in cerca di esseri ordinari da esibire nei circhi, nei luna-park e nei parlamenti: luoghi dove l’attrazione principale sono i non-freaks, esseri ormai rarissimi oggetto di studi scientifici e di sollazzo delle masse.
Vissi così per anni come uno schiavo-giullare. Io, così roseo e perfetto, avevo il principale compito di rallegrare il mondo civilizzato con la mia ridicola e antiquata normalità: “Venghino signori e signore! Guardate l’orribile bambino normale! Un diavolo sopravvissuto alle mutazioni! Merce rarissima oggi al circo Orfei!!! Venghino signori! Venghino!”.

Il circo era sempre pieno di freaks alla ricerca di shows. Pagavano il biglietto per provare il gusto ambiguo del “normal”, prede di una curiosità incredula, della volontà pervicace di violare il mistero! Venivano a guardare il perturbante del normale e trovavano in noi normodotati un capro espiatorio, la feccia su cui sentirsi forti. Noi eravamo i loro oggetti di divertimento, i “nuovi mostri”, le scimmie sfigate a cui tirare noccioline e banane attraverso le sbarre, sentendosi pure molto buoni.
Ogni giorno, io obbedivo allo sguardo rapace del guardone, al suo morboso interesse che non conosce confini e uguaglianze. Obbedivo quando mi chiedevano di spogliarmi, di girare in tondo, di fare pipì, di mangiare dalla bocca; mi spiavano e mi guardavano senza sosta per capire il mio corpo privo di escrescenze, per sfottere la mia pelle rosa, le mie carni inutilmente simmetriche, i miei occhi funzionanti e i miei denti dritti; guardavano interessati perfino la mia cacca. La mia eccessiva normalità era un fenomeno da baraccone, un’oscenità. E io obbedivo, perché almeno così …esistevo.
Fuori dal circo non avevo nessun talento, nessuna bizzarria con cui farmi benvolere, nessuna stranezza o particolarità sufficiente a farmi accettare e considerare …un uomo vivo. Ero… un vero “mostro”. I bulletti della zona col culo al posto della faccia e la faccia al posto del culo (rarissime meraviglie della natura, dicevano) mi sputavano in faccia dal culo. Chiunque, perfino John Eck – torso umano senza gambe, pene, culo, piedi, niente, null’altro che un simpaticissimo torso – era considerato più utile di me. Per non parlare di Chang ed Eng, fratelli siamesi attaccati per lo sterno e in eterna lite fra loro; evitavano perfino di rivolgersi la parola! Durante la Guerra Civile avevano combattuto Eng per l’Unione e Chang per la Confederazione e si erano fatti reciprocamente prigionieri a Seven Oaks. …Loro sì che erano un orgoglio per la comunità!

Anch’io adoravo i freaks. Il mio unico desiderio era essere uno di loro. …Se solo fossi nato Anormale – non so, con gli occhi sulla schiena, con tre nasi, con 8 mani – la mia vita… sarebbe stata… normale…! Ma io ero diverso: ero un uomo “comune”. Avevo un’anima, dei sentimenti, forse una dignità; eppure ero invisibile. Troppo banale, disse la bella biondina a tre gambe a cui dichiarai il mio amore. …Ma si sa che da sempre gli uomini hanno paura di ciò che non capiscono e respingono ciò che è diverso dalla norma. Così la donna a tre gambe preferì a me il cubano Jean Baptista dos Santos, che aveva anche lui un paio di gambe in sovrannumero e due grossi organi virili perfettamente funzionanti: si diceva che usasse entrambi i peni, continuando con l’altro dopo che aveva finito col primo… Come darle torto?

Rassegnato, infelice e trasformato in spettacolo per voyeurs, fui salvato da un freak illuminato: John Merrick, l’Uomo-Elefante. Lui mi comprò come una bestia e mi fece da padre. Era dolce la sua pelle rugosa di elefante, come il suo sorriso sulla testa enorme, da cui “sporgeva una grande massa ossea simile a una pagnotta, mentre dalla nuca penzolava un sacchetto di pelle spugnosa con l’aspetto di un fungo, la cui superficie ricordava quella di un cavolfiore bruno…” (F. Treves). Per me era bellissimo. Amavo la sua piccola proboscide facciale, l’autorevolezza con cui era guardato da tutti, il coraggio con cui abbracciava me, un normale, in mezzo alla fighissima gente freak. Era una persona di animo gentile, appassionato di teatro e di poesia, lettore e amante della natura; era anche uno dei primi freaks, per questo aveva subito le discriminazioni dei “normali”, ma da esse aveva imparato ad accettare l’Altro. La sua voce deforme mi raccontava che per le antiche tribù africane quelli come me erano “bambini sacri”, portafortuna, benedizioni, sciamani in contatto con gli Dei o ancora Guaritori Feriti: “colui che ha sofferto può capire i dolori di tutti, accoglierli dolcemente, abbracciarli in una forma di amore e di rispetto spontaneo e gratuito”. …Io non mi sentivo uno sciamano e neanche un guaritore; ero ferito dentro e sognavo compagni di gioco ciechi che non mi discriminassero perché troppo “regolare”. Ma John ogni giorno mi diceva questo e io lentamente guarivo nell’amore di un elefante che tutti chiamereste “mostro”; con lui ho imparato a non odiare la mia normalità, a non uccidere il diverso che è in me e negli altri e a chiedermi cosa fosse “normalità”, accettandomi e lottando per farmi accettare.

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L’uomo elefante, John Merrick esisteva realmente; morì soffocato per aver cercato di sdraiarsi per dormire “come gli altri”, nonostante gli fosse vietato dalle dimensioni pachidermiche della sua testa. Anche gli altri che vi ho nominato esistevano realmente, chi ricco, chi infelice, chi trattato come un mostro o un demente o un fenomeno da baraccone.
E io esisto? Beh. Sarebbe bello raccontare la verità, invece di trasformarla in un universo opposto in cui farvi sentire soli, maltrattati, emarginati per farvi capire …che Io sono l’Altro e che l’Altro è Me, e quindi anche Te. E per farvi capire, ancora, che ogni sofferenza, malattia, minoranza è una risorsa e non un’oscenità pornografica da guardare da lontano per sentirsi più “vivi”.

Ovunque, ci passano accanto donne, uomini, ritardati, schizofrenici, sbavosi figli di un dio minore, omosessuali, paralitici, cerebrolesi, indemoniati… che realizzano una miracolosa inversione di regole: strappano al mondo “normale” la possibilità di lavorare, di amare, di figliare, di adottare un cane o un bambino, di coltivare un orto, di sorridere a un barbone; loro, Guaritori Feriti che ci fanno l’enorme favore di regalare a noi “normodotati” un messaggio di accettazione che non conosce facce, ma solo sostanze.
Queste sono resistenze “umanissime”. Perché spesso è dietro la “normalità” degli individui “comuni” che si nasconde la vera “mostruosità”.

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