Se sei stupido rimani stupido? Neuroscienze for dummies!

Sì, se siete stupidi rimarrete stupidi.
A meno che non intervenga uno stimolo sinaptico ripetitivo in grado di modificare i vostri circuiti neuronali.

Ok, ve la faccio in stile “esploriamo il corpo umano”:
Ciao, sono quell’omino bianco con la barba bianca lunga e i capelli bianchi con quelle cavolo di antenne che sembro una cicala albina. Oggi ti insegnerò come funziona il tuo cervello!
Negli anni ’60 del secolo scorso, quando si investigava in maniera assurda sulle disfunzioni cerebrali per individuare terapie e trattamenti appropriati (vedi, tipo, che ne so, Arancia Meccanica anche), si cominciò a parlare di Neuroscienze. Questa disciplina affonda le sue radici addirittura nell’800, quando c’era un gruppetto di omini allegri interessati all’anatomia: stiamo parlando di Grall e discepoli, che si inventarono la frenologia. Sì, quella che poi venne sfruttata dai teTeschi per affermare la superiorità della razza ariana.
In realtà, questa disciplina fu un ottimo spunto per personaggi importantissimi, come Broca e Wernicke, sulle cui teorie si fonda l’odierna scienza.

E dunque, grazie agli studi anatomici sul cervello (non voglio approfondire il “come” vennero fatti questi studi, ché sono anche debole di stomaco), sappiamo che esso è diviso in due emisferi (destro e sinistro) separati da un fascio di fibre nervose, il corpo calloso, che permettono ai due emisferi di scambiarsi informazioni. Per il resto, rimando a wikipedia.
La centrale operativa, se così possiamo chiamarla, delle operazioni compiute dal cervello è rappresentata dai neuroni collegati tra loro. Il padre della neuroanatomia – ci tenevo a citarlo – è lo scienziato spagnolo Santiago Ramon y Cajal. Ogni neurone riceve migliaia di informazioni dagli altri neuroni e ne invia altre migliaia. Questo trasferimento di informazioni avviene mediante sinapsi.

Mi viene in mente un brano degli Elio e le Storie Tese, Psichedelia: “e quante le sinapsi, le pepsi, la stipsi…”

Ma torniamo a noi. La trasmissione sinaptica riveste un ruolo fondamentale all’interno del sistema nervoso: tutte le attività, dalle più semplici come i riflessi, alle più complesse, come la memorizzazione, dipendono dal trasferimento di informazioni tra cellule nervose e quindi dal numero di sinapsi e dalla loro efficienza nel rilasciare neurotrasmettitori. Avete presente quando vi ammazzate di canne e dite “se ne fumo un’altra uccido l’ultimo neurone”? Ecco, non fatevene un’altra: i neuroni muoiono e non si rigenerano.

C’era questo tizio, tale Donald Hebb, che negli anni ’50 capì una cosa fondamentale del nostro cervello, e la chiamò “Teoria dell’assembramento neuronale”. Secondo lui, nel nostro cervello esistono gruppi di neuroni interconnessi (assembramenti cellulari) e quando anche solo uno di essi viene attivato, di conseguenza si attivano tutti, tipo effetto domino. Tutto ciò grazie alle connessioni sinaptiche che ne facilitano l’attivazione. Quindi se un neurone si sveglia, sveglia anche i neuroni vicini che dormono con lui. È stato Hebb a dire che i neuroni non si rigenerano ma si modificano.

Ora immaginatevi delle situazioni in cui la sinapsi attiva il neurone, questo si sveglia e comincia a fare casino svegliando gli altri. Si viene a creare una sorta di circuito. Facciamo un esempio:
se io dico “cretino”, voi non state lì mezz’ora a processare le differenti lettere della parola (o significante) per pensare a come suonano e a cosa significano messe assieme (significato). Voi sapete che la parola “cretino” vuol dire, beh, “cretino”!

Il circuito che si è venuto a creare è quello grazie al quale la parola “cretino” vi è subito chiara sia nel significante che nel significato. Più spesso questo circuito viene attivato, più si riduce l’energia necessaria per attivarlo! Ecco perché ci mettiamo un secondo a fare 2+2 e una vita a fare radice quadrata di x con 2 elevato alla meno 17 per coseno di y al quadrato! (Ovviamente ho sparato a caso). Sappiamo fare 2+2 perché lo abbiamo “imparato” a scuola.
Parolina magica: “imparare”! Scriveva la mia prof:

Il cervello umano può essere considerato, senza dubbio alcuno, la più ingegnosa officina dell’apprendimento. Esso attiva, inibisce, regola e misura il quando, il quanto ed il come di questo affascinante ed al contempo imponente processo (Di Gesù, 2013)

Quindi, quando apprendi che 2+2 fa 5, sei fottuto! Ecco, magari l’esempio è inappropriato, ma tiriamo in ballo l’apprendimento linguistico, ad esempio. Se hai imparato – chissà per quale oscura ragione – a dire “YelloR” al posto di “YelloW”, caro mio, sbaglierai sempre! O quasi. A meno che tu non sia un’ameba, c’è ancora speranza per te! Questo perché il cervello ti è amico: ascoltalo, ogni tanto!
Fin dalla tenera infanzia, l’ambiente esterno contribuisce alla formazione e allo sviluppo di reti di neuroni (moduli neuro-funzionali). Ogni cervello è individuale (anche se ne esistono di simili, vedi tutti quei leghisti al pascolo): esso è configurato geneticamente in una determinata maniera ma poi si sviluppa in modi differenti in base alle esperienze individuali. Il nostro cervello, dunque, cambia di continuo! Ogni volta che arriva uno stimolo nuovo si creano nuove connessioni sinaptiche che generano apprendimento, per cui l’intera architettura cerebrale viene modificata.

L’apprendimento modella il cervello perché ogni volta che si attiva un processo di apprendimento si attiva un “percorso neurale” che disattiva quelle connessioni poco utilizzate e rafforza le connessioni più attive (Di Gesù, 2012)

Il fatto è che questo stimolo deve essere ripetuto più volte, oppure deve essere generato in maniera tale che il cervello recepisca all’istante il cambiamento! Se il professore ti corregge dicendoti “si dice YelloW e non YelloR”, stai pur certo che tra mezz’ora te ne sarai dimenticato! Ma se a dirtelo è un’erasmus tettona con cui ci stai provando da mezz’ora e con la quale fai una figura di merda dicendole “YelloR”, beh… diciamo che avrai più probabilità di ricordartelo… (Stiamo parlando di filtri affettivi, stimolo e robe varie sulle quali non ho il tempo né lo spazio per approfondire).

Ricapitolando: abbiamo detto che la continua stimolazione di un circuito nervoso comporta la riduzione dell’energia necessaria per attivare il circuito stesso. Se il processo è duraturo si hanno nuove stabili connessioni sinaptiche tra neuroni: il circuito nervoso si è modificato, cambiando quella cavolo di R in W!

Quindi se sei stupido e nessuno fa niente per modificare la tua condizione, figlio mio, rimarrai stupido a vita! Ma non ti crucciare, almeno sarai troppo stupido per capirlo!

5 thoughts on “Se sei stupido rimani stupido? Neuroscienze for dummies!

  1. Ahah. Anche tu su ste menate? Non pensavo conoscessi il signor Broca :P Comunque, questo, leghisti al pascolo compresi, lo posso usare come tema per la prima prova (se esce “il cervello” :D ) !

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