La bella Palermo

In questi giorni ho avuto la conferma di quanto giovi guardare le cose da un’altra prospettiva. Per otto anni ho fatto il pendolare e ho percorso, tra andata e ritorno, tra il mio ed il lavoro di mia moglie, più di 100 chilometri al giorno, 2.500 chilometri al mese, 30.000 chilometri l’anno. In pratica, ho passato gli ultimi otto anni della mia vita in autostrada, in perenne corsia di sorpasso, percorrendo 192.000 chilometri: 48 volte la distanza tra Palermo e Mosca.
Converrete con me che trovare casa a soli 400 metri dalla (vecchia) sede e non riuscire a fare lì nemmeno un giorno di lavoro sia un tantino irritante. Cambiare il proprio punto di vista sulle cose, dopo una giusta incazzatura s’intende, e guardarle come l’opportunità per rimettersi in gioco è l’unica salvezza. E l’unica salvezza, oltre ad avere ancora un lavoro, in pieno centro storico a Palermo, tra strisce blu, ztl, e parcheggi inesistenti, è la bici.

In bicicletta percorro più di 16 chilometri al giorno, più della metà in strade chiuse al traffico, attraversando epoche, facce, vite diverse che, in pochi attimi, raccontano più di uno smartphone in attesa al semaforo. Mi godo la luce che cambia e sfuma, il balcone in ferro battuto; il dettaglio di chi, in silenzio, si abbandona abbagliato ad una donna seducente che mostra il suo vello millenario tra i vicoli, le basole, vestita di pomelie in fiore, bianche e carnose, che odorano di vaniglia, cannella e rosa. E la immagino così, dentro una casa del centro storico,  spazzola in mano, prepararsi per l’ennesimo uomo, che vuole amarla o fotterla, incondizionatamente; seducendo chiunque si trovi sotto vento con una delicatezza che spezza il fiato, il respiro tra i suoi capelli, le sue cicatrici da scoprire pedalando in solitudine, riuscendo a non sentirsi mai soli, accompagnati dal suono della catena che gira, delle marce che cambiano, della coda dell’occhio che intravede Piazza Bologni, una chiesa, una fontana; dai muscoli delle gambe che senti bruciare in una pedalata sempre più veloce verso Porta Nuova attraversata tra luci ed ombre, rumore e silenzio, lasciandosi alle spalle tutto ciò che resta di negativo e logorante; a corto di fiato, adesso abbracciati, in respiri più corti, prima dell’ultima salita, l’ultima curva, il portone di casa.
In quel momento la bella Palermo si gira di spalle, sudata, chiudendo gli occhi senza mai dormire, in allerta come i gatti… ed io vado sotto la doccia.
Cambiare prospettiva, mezzi, punti di vista.

Ho realizzato, pur con mille difficoltà, ciò che mi ero prefissato: andare a lavoro a costo zero ed essere felice, godendo di ogni minuto a disposizione, di ogni piccolo entusiasmo per far battere il cuore e sentirsi vivi.

Amiamola di più questa città, lasciamole il beneficio del dubbio, la speranza di un popolo che cambia, di un mezzo silenzioso che la faccia respirare.

7 thoughts on “La bella Palermo

  1. Ho provato simili sensazioni percorrendola piedi…pero’ ancora il coraggio di percorrerla in bici da Rocca-Monreale a Cordova ( e soprattutto il ritorno) non l’ho trovato. Bravo Marco metafora adeguata!

  2. Sapevo che avresti trovato lo spirito giusto per vivere questo trasferimento di sede. Per il resto che dirti? Invidio il coraggio e la perseveranza con cui hai deciso di fare della bici il tuo principale mezzo di trasporto a Palermo. Io la usavo solo la domenica, e quando facevo tragitti più lunghi tornavo a casa con il bisogno disperato di una decina di docce e una ventina di bombole di ossigeno! :p
    Chissà che questo tuo post non ispiri anche altri colleghi…

    • In realtà il mio è un modo per ridurre gli esuberi :P
      Ne resterà soltanto uno… :)

      P.s. Grazie ancora di cuore!

    • Al momento percorre Corso Calatafimi – Via Cordova… :)) ma sì dai… resistere ed adattarsi per non impazzire dietro una società che ci vuole sempre incazzati!

      Grazie! :)

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