Easy Lady

È scientificamente provato: negli anni ’80 c’era più vento rispetto ad oggi; si alzava sul bagnasciuga, ti trasformava in un pennuto fuori posto per poi accelerare sulla spiaggia al ritmo dei bassi del jukebox prendendo a morsi il calippo fizz gocciolante sulle mani.

Litorale palermitano, lidi, auto infuocate al sole, 1988.
Ivana Spagna cantava in inglese, Madonna ballava la sua Isla bonita vestita di rosso ed io avevo un costume blu a mutanda, con tanto di elastico bianco, pieno di sabbia in cui, di tanto in tanto, ravanavo affannoso alla stregua di Atreyu e del suo povero cavallo Artax morente nelle paludi della tristezza; niente ironie, se avete quarant’anni dovreste sapere che “per dipingere una parete grande non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello” ed io di anni ne avevo solo dieci.

Comunque, avevo i capelli a scodella e potevo contare su un fisichetto formato a colpi di SuperSantos, Tegolini e manga su JuniorTv. Il ritmo di Giuni Russo si mescolava con la prima sigla di Holly e Benji, la spiaggia si trasformava nel Maracanà ed io tiravo, dribblavo, sparando pallonate a destra e a sinistra, con le movenze di Mark Lenders ed il talento di Bruce Harper: il bidone più grande nella storia del Giappone.
Le urla di mia madre, gli schiaffi di mio padre, le urla di una ragazzina, un po’ più grande di me, colpita con un tiro di punta sui fianchi che si rifugia tra le braccia del padre; il costume intero sfilato, il camerino improvvisato con l’asciugamano, la scritta “Santos” tra le natiche e la schiena intraviste dai capelli pieni di sabbia: sono queste le ultime immagini della mia infanzia. Attenzione, niente tempo delle mele, niente Sanderson, tutto fu piuttosto confuso, e non ricordo ancora se Spencer Tracy al ritmo di Run to me suonava dal jukebox o se fosse, piuttosto, Artax, il mio ronzino, risorto dalle sabbie mobili, a farmi battere il cuore e suonare a quel modo. Ad ogni modo, avevo qualcosa che assomigliava ad un puffo impazzito muoversi nel costume, e, nell’imbarazzo generale, sperai non se ne accorgesse nessuno. La ragazzina gridava e speravo lo facesse più per la pallonata che per altro: “Prendimi adesso Falkor, portami a Fantasia, vola fino ad Alghero, aiutami tu”.
Falkor arrivò nelle sembianze di mia madre: “Vieni che ci andiamo a sciacquare, hai tutto il costumino pieno di sabbia”.
“Mamma… ma no… dai… faccio da sol…”.
“Niente capricci… dai, togliti il costumino… ma che fai ti vergogni? Ti ho visto nascere, forza su, sbrigati”.
Mi prese di forza buttandomi in acqua, mi sciacquai battezzando la mia pubertà al ritmo dei Righeira in lontananza. Era fine agosto, ero ormai un uomo, o almeno questo disse mio padre in serata, dopo essersi sintonizzato su Colpo Grosso.
La giornata al mare si trascinava dietro le spalle arrossate ed i brividi di freddo; steso sul divano ripensai a quella ragazzina, agli ombrelloni, al mare, al regno di Fantasia, ad Artax, ai puffi, ai Righeira, al final countdown prima dell’inizio della scuola; ai “costumini” troppo stretti, alla mia prima consapevolezza sul mistero più grande dell’universo: le donne.

“Mamma, voglio un costume nuovo…”
Chiusi gli occhi, esausto, sul programma più frizzante della sera. Quella notte sognai Spagna, con i baffi di Smaila, canticchiare Easy Lady accompagnata dalle ragazze Cin-Cin, Lorella Cuccarini, i puffi ed il padre della ragazzina colpita dalla pallonata che cantava Run run run to me.
Gli anni ’80 sono scivolati via con Raf e per fortuna ho superato anche questo.

4 thoughts on “Easy Lady

  1. Rendiamo grazie agli dei per Marco Giglio e i suoi racconti bellissimi!
    Marco continua così e facci sognare ancora i Righeira.

    • ahahahah… prego. Ma sai, niente viene per caso. Quando ho ascoltato per la prima volta Occidentali’s Karma, dopo il primo minuto, sul ritornello, qualcosa mi ricordava gli anni ’80… di già sentito… Parlando con un amico, mi disse che quelle sonorità ricordavano Run to me di Spencer Tracy. Youtube ha poi risvegliato i ricordi di lidi lontani.

  2. Mai racconto di prima, piccola, precoce, erezione fu più simpatico e ballabile! Bello, ma forse oggi mi pare complessa ancor di più l’idea di partorire un figlio uccellettodotato che vivrà tutto questo :P

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