Io sono un bambino fortunato. Sono nato in un luogo sicuro. L’unico rumore che finora mi ha fatto svegliare di soprassalto è stato l’abbaiare isterico del mio cane perennemente affamato e bramoso di biscotti. Certo, la mia città non è il massimo della bellezza, della cordialità… e devo prendere la vitamina D perché di sole ce n’è poco durante l’anno, ma avrei potuto nascere in Siria e, se così fosse stato, probabilmente non sarei neanche qui adesso. Al di fuori del mio spazio di amore e ninna nanne c’è un mondo che non sembra adatto ai bambini.
Quando io sono nel mio box a giocare, i miei genitori guardano una cosa in tv che si chiama telegiornale. Quasi sempre li vedo diventare tristi, poi arrabbiati. Parlano di bambini che non hanno la pappa, che non sono più al sicuro nelle loro case, che muoiono per colpa dei grandi che si riempiono la bocca di parole come “solidarietà”, “pace”, “aiuti umanitari” ma che realmente, a differenza degli altri animali su questo pianeta, non danno importanza ai loro cuccioli, non li proteggono. Non lo sanno che siamo il loro futuro?
La mia mamma mi racconta una favola che dice che quando il primo bambino rise per la prima volta, la sua risata si sbriciolò in migliaia di frammenti che si sparpagliarono qua e là. Fu così che nacquero le fate. Beh, considerato che da una parte all’altra del mondo riecheggiano più pianti che risate di bambini, penso che di fate ne siano rimaste veramente pochine. Eppure i grandi che conosco sono felici quando vedono sorridere noi bambini, ci battono le mani, ci fanno tante foto. Come mai ci sono dei grandi che ridono lo stesso anche se sanno di fare soffrire tanti bimbi? Perché chi fa la bua ai piccoli non viene messo in castigo come quando noi facciamo delle monellerie?
Ho visto uomini cattivi che vengono accolti con tutti gli onori quando vanno a fare visita agli altri Paesi. Nelle favole i cattivi cadono dai dirupi schiacciati dai sassi, o bruciati nel forno, o trafitti dalle spade dei cavalieri, qua invece c’è chi si fa le foto ricordo con loro o continua a difenderli perché portano abiti ‘sacri’ e se ne fregano se il giorno prima hanno distrutto per sempre una vita innocente.
Sì, ho sentito dire che i bambini sono innocenti. Eppure a casa mia la mamma litiga con la nonna che ritiene che io debba essere battezzato per scacciare il peccato ereditato dal primo uomo, un certo Adamo, che non è nato, come me, aprendo in due come una mela la sua mamma, ma dal fango sputato da Dio. Quindi sono già un peccatore. Anche se l’unica cosa di cui posso rimproverarmi finora è il fatto di avere spruzzato di cacca la mamma, il muro e la porta. A mia discolpa posso dire che non ho il controllo dei miei orifizi, ancora. Mentre degli adulti, che invece ce l’hanno, sparano cacca ogni giorno dalla bocca senza mai essere rimproverati da nessuno. Come direbbe Calimero, è un’ingiustizia però!
Io sono un bambino fortunato. E proprio per questo, se potessi, mi piacerebbe che tutti i bambini del mondo potessero esserlo come me, come in quelle canzoncine in cui neri, bianchi, verdi, rosa e gialli fanno il girotondo, senza lamentarsi dell’indiano che puzza di cipolla e curry o del cinese che sa di frittura stantia. Come nei cartelloni pubblicitari della Benetton. O come nelle canzoni di Michael Jackson. Invece mi sa che la realtà con cui presto dovrò confrontarmi sarà orribile perché questo mondo, che le storielle dei libri e i cartoni animati mi dipingono come fantastico e colorato, pieno di bene e scarso di male, non è per niente un bel posto in cui vivere.
Al parco i bambini pakistani giocano da una parte e i bambini carpigiani dall’altra, le loro mamme non si parlano. Le mamme italiane hanno paura che i loro figli possano socializzare con gli altri, per ignoranza, per paura di qualcosa che non conoscono. Qui una scuola viene considerata poco buona se ci sono molti bambini indiani, pakistani e cinesi. Almeno però quelli non bestemmiano ad otto anni come gli italiani.
Da terrestre principiante mi chiedo come possano pretendere di cambiare Paesi lontani da noi, di cui a malapena conoscono il nome, se poi non fanno niente per vivere in pace con tutti a casa propria.
Sono da così poco in questo mondo che sono pieno di domande, come un autobus nell’ora di punta, e ho paura delle risposte.
Quello che sarò da grande io ancora non lo so. Non so che tipo di persona sarò, se sarò un ragazzo profondo o uno coi risvoltini che ha il cervello pieno di lacca e idiozie. Forse diventerò un ottimo ballerino o un usciere. Qualunque cosa diventi, sarò lo specchio della società in cui crescerò, anche se i miei genitori faranno di tutto per tenermi sempre sulla buona strada. Quindi, signori adulti, avete ancora un po’ di tempo per aggiustare il mondo e riconsegnarmelo con uno splendido sentiero di mattoni gialli e tanti alberi di cestini della merenda, con tanti colori e meno preti. Le bombe avanzate potrete usarle come la mia mamma usa le perette di Melilax quando non riesco a fare la cacca per due giorni.
Adesso scusate, la minna mi aspetta.
Il tuo primo post da Madre (: mi piace, sei assolutamente ancora tu!
Ho adorato questo scritto. Sei una mamma, e si vede, ma di quelle grandi che non andranno mai dal preside a protestare perchè in classe ci sono “I ZINGARI” e a tuo figlio “lo cambi di classe”.
Si, Dario è un bambino fortunato anche se è nato in un mondo di merda.
Il Grande ritorno di Valentina! Mamma mia, non sapevo facesse ancora la blogger! (Semicit. Tu mi capisci.)