#Bimbi – Diario di una bambina silenziosa

di Rosita Baiamonte

Oggi è il primo giorno d’asilo e indosso uno stupido grembiule rosa a quadrettoni, mia madre mi ha messo in mano il cestino con la merenda: una banana e un mottino, poi un sacco rosa con le stelline dove mettere dentro la carta igienica, spazzolino e dentifricio e il sapone per le mani. E’ il 1989 sapete, ho cinque anni e nessuna voglia di socializzare. Ho fatto un sacco di capricci e mio padre per convincermi ad andare a scuola mi ha raccontato la solita storiella dello “scecco che non voleva andare al mulino…”, non ho ben capito se voleva darmi dell’asina o incoraggiarmi ad andare. Io però non voglio andare. Mi fa schifo la scuola, mi piace stare a casa con la mamma, ma non con quel rompipalle di mio fratello, finisce sempre che bisticciamo per qualche cosa, poi ha quel brutto vizio di ripetere ogni cosa che dico. Alla fine sono andata. C’era uno strano odore che non so dire quale, ho pianto molto all’inizio poi mi sono calmata e ho conosciuto la maestra: si chiama Francesca, ha i capelli biondi e somiglia a Raffaella Carrà, è un po’ strana però, perché a un certo punto ha chiamato alcune di noi (non io, ovviamente) e a ciascuna di loro ha dato una cosa in mano: un pettine, un rossetto, uno specchio e poi tutte insieme, in fila indiana si sono avviate verso il bagno. Le compagnette reggevano le cose come quando vai a messa e il prete tiene la coppa con le cose bianche che si mettono in bocca. Io non ho ancora fatto la comunione quindi non so di cosa sanno. Non ho parlato con nessuno e nessuno mi ha parlato.

Secondo giorno di asilo. Oggi ho fatto di nuovo un sacco di capricci e mio padre non era più così disposto a raccontarmi la storia dell’asino. Ho detto alla mamma che nessuno mi ha parlato e lei mi ha risposto che ho la stella in fronte. Cosa avrà voluto dire caro Diario? Boh, io gli adulti non li capisco, anzi, io mia madre non capisco. Non capisco perché mi urla sempre, perché mi chiama disgraziata, perché ce l’ha sempre con me. Forse perché sono brutta. Deve essere così. Vorrei essere bella come le mie Barbie. Anche oggi la maestra è andata in bagno insieme alle compagne.

Terzo giorno d’asilo. Oggi a scuola mi sono seduta accanto a Francesca. Francesca è una bambina silenziosa, mangia sempre con gli occhi bassi ma è gentile e mi ha parlato!!! Nessuno lo aveva fatto ancora, non so perché. Lei sì, ci siamo messe a giocare col pongo e abbiamo fatto un sacco di cose carine, io ho fatto un cestino e lei la frutta. Sono molto felice di essere venuta a scuola oggi.
PS: ho una compagna che mangia velocissima e non riesco a non ridere quando lo fa, mastica così veloce che non riesco a staccarle gli occhi di dosso, ma se n’è accorta e mi ha detto tutta inviperita: “perché mi guardi? Brutta!”. Non l’ho fatto apposta, giuro… ma non le ho detto nulla, ho solo abbassato lo sguardo. Per fortuna che c’è la mia nuova amica Francesca!

Quarto giorno. Oggi la maestra mi ha portato con sé in bagno!!! Non riuscivo a crederci quando ha fatto il mio nome. Lo so che può sembrare assurdo, ma finora lo aveva sempre chiesto alle più carine e spigliate, le vip della classe, non credevo davvero avrei avuto questo onore. Ero così emozionata che per poco non svenivo! Ho preso in mano lo specchio facendo attenzione a non farlo cadere e mi sono diretta verso il bagno con le altre compagne. Una volta lì lei ha aperto una borsetta e ha cominciato a mettersi la cipria sul naso (io le reggevo lo specchio!!!), poi si è pettinata i capelli biondi e lisci e infine si è messa un bel rossetto rosso. Sono uscita un po’ delusa a dire il vero, cioè… credevo si facesse qualcosa di più divertente ma non importa: sono una VIP!

Oggi una compagnetta è stata cattiva con me, mi ha detto che la maestra mi ha portato in bagno solo perché mancava un’altra tra le sue preferite, che io sono brutta e non me lo chiederà mai più. Non ho saputo cosa dirle, come al solito, sono rimasta in silenzio. Ci sono rimasta così male, caro Diario.
Francesca oggi non è venuta a scuola. Chissà perché.

Quinto giorno d’asilo. Francesca non verrà più perché il papà ha deciso di portarla in un collegio, anche se le compagnette dicevano che la portavano all’orfanotrofio. Cos’è? Ho chiesto timidamente. “E’ dove vanno le bambine senza la mamma”. Così ho scoperto che Francesca non aveva più la mamma perché era morta. Ho pianto così tanto per lei e quando sono tornata a casa ho abbracciato forte la mia mamma e lei pure mi ha abbracciato. Poi ne ho fatta una delle mie e si è arrabbiata con me come al solito però lei la sera mi viene vicino al letto, mi rimbocca le coperte e mi fa dire le preghiere. A volte ci fa mettere nel lettone e ci racconta la storia di Gesù. Poi diciamo l’Angelo Custode e ci addormentiamo.
Vorrei fosse sempre così e che non fosse sempre arrabbiata con me.

Caro Diario,
ti riprendo 20 anni dopo. Vorrei dire a quella bambina dagli occhi azzurri e i capelli sempre arruffati che si sentiva tanto brutta che in realtà è stupenda. Tutto nel suo viso è dove deve essere, non è perfetta e forse non lo sarà mai ma non importa: è lei. Sono io.
Per un po’ di anni quella bambina timida, goffa, troppo silenziosa è sbocciata, rivelando la parte più gioiosa di sé per poi ripiombare nel buio di un silenzio sordo che è durato troppi anni. Ha sofferto quella bambina non più bambina, perché aveva visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere e quella bambina timida, sepolta dentro di sé come un fardello, è riemersa.
Ha dovuto cercare dentro di sé, come spesso fanno i bambini, succhiandosi il pollice, le ragioni di tanto dolore, succhiando il pollice della rinascita.

Questo è il diario mai scritto di una bambina di cinque anni.

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