Non ho ancora capito se ammirare, rimirare o esecrare certe usanze dei miei colleghi uomini; e però, di fronte a certe scene, mi scatta sempre il desiderio di comprenderne il senso. Allora mi sforzo, tento di capire perché il bambolotto grandezza-bambino-sovrasviluppato stia in bella mostra al chioschetto della Cala o il motivo per cui un segnale stradale venga abbattutto/reso vano su una buca e ulteriormente vilipeso con un pene perentorio; l’altra foto è dell’ospedale, quindi solo lamentele, niente peni sfregiosi (dignità, perdinci!).
Di fronte a queste domande, mi rispondo muta con emozioni miste di curiosità e di rabbia avviluppate al cattivo gusto; c’è anche un po’ di sdegno per il medesmo gusto cattivo e il sapore è quello indefinito ma stupefatto ed estraniante dell’Assurdo.
E’ delle stesse ore di queste foto la questione di Casteldaccia, dei nostri morti inconsapevoli o addirittura consapevoli, dei post su facebook sulla natura offesa che comunque si continua ad offendere anche solo, come me, consumando piatti di plastica o, come altri, gettando mozziconi di sigaretta a terra o dentro le dighe.
Molti anni fa sono stata ad una festa di simil-lusso su una villetta in spiaggia. Gli amici dei proprietari raccontavano che la villetta era abusiva e che stavano tentando di attivarne la sanatoria; lo dicevano con un senso di beffa vittoriosa. Ci ho ripensato spesso con invidia, poi con quel gusto indefinito ma stupefatto ed estraniante di cui sopra: chissà dove sarebbe potuta arrivare l’acqua e chissà che fine avrebbe fatto la veranda sulla sabbia. O poco importa, ché poi si piange e i rituali collettivi del lutto lavano tutto? La lamentela, soprattutto, lava tutto, invade il tutto col disappunto, con la frustrazione per aver perso ogni controllo sul mondo… Ma… quando mai lo abbiamo avuto sul serio?
Passivi, questo siamo. L’unico modo per attivarci è quello di un fasullo lamentarsi o di un fracco abusivismo privo di buon senso. L’abuso, infatti, è un “mal uso”, un uso eccessivo, illecito, arbitrario, di cattivo gusto. Noi ne siamo esperti e poco importa se se esso sia una modalità di costruzione della relazione con l’altro che organizza i rapporti sociali entro un ignoramento del contesto (Carli R., Paniccia R.M.), generando le costruzioni imperialiste e fasulle che ben sappiamo, i morti imperialisti e veri che ben sappiamo.
Come potete ben vedere, noi nel nostro non senso ci stiamo bene. Nessun ecomostro è stato abbattuto in questi giorni di lutto, nessuna raccolta differenziata è stata migliorata, nessun abusivo è stato o si è denunciato. Anzi! Noi palermitani-siciliani-e-italiani-tutti continuiamo, schifiàti, a lamentarci rendendo creativa la nostra assurdità: condoglianze & viva Dio!
“Per combattere l’insensatezza, alzarsi dal letto, lavorare e pensare immersi in nient’altro che nell’insensatezza. […] Svegliarsi, cominciare il lavoro e continuarlo fino allo sfinimento, finché gli occhi non possono e non vogliono più vedere, smettere, spegnere la luce, cadere in balìa degli incubi, consegnarsi ad essi come a una cerimonia senza pari. E il mattino dopo far di nuovo la stessa cosa, con la massima precisione, con la massima concentrazione, fingendo che tutto ciò abbia un significato”
(T. Bernhard).“Per quanto il mondo possa sembrarti assurdo, non dimenticare mai che offri un bel contributo a questa assurdità con il tuo agire o con il tuo astenerti”
(A. Schnitzler).