Monumento ai caduti della tavola

Nei giorni scorsi in una piazza nel cuore di Trastevere è comparsa una scultura in travertino rappresentante una porchetta con la testa e con la cotenna legata e compattata. “Dal panino si va in piazza”, questo è il titolo dell’ “opera” che ha scelto l’ “artista” e che dovrebbe rappresentare la convivialità e l’aggregazione che abbiamo perso durante il lockdown. Ho usato un po’ troppe virgolette, ma l’ho fatto per un buon motivo. Le opere d’arte sono tali per chi le riconosce come tali. È facile autoproclamarsi artisti e andare fieri delle proprie opere, ma affinché lo diventino davvero devono essere apprezzate dalla comunità che può ammirarle (e in molti casi famosi continuerei a usare le virgolette). E invece in questo caso sembra che almeno nel disprezzo dell’opera essa sia riuscita a riunire tutti, dai residenti del quartiere agli animalisti, dai politici agli artisti. Quindi in qualche modo è un monumento all’aggregazione.Il quartiere Trastevere infatti non sembra aver apprezzato la scultura, tanto che il Comitato Emergenza Trastevere attraverso il suo presidente chiede di «Rimuovere subito l’installazione posta a Piazza della Malva. I giornalisti hanno parlato molto degli animalisti offesi, dei vegani, la verità è che è stata una bruttissima scelta per il rione stesso e per i suoi residenti che si sono sentiti offesi».

«Così si offende la sensibilità di 300 mila romani vegani e vegetariani», aveva rimproverato la Lav, lega antivivisezione. L’Oipa di Roma riferisce di aver ricevuto molte telefonate di protesta «e non solo da parte di vegetariani e vegani, ma anche da persone che forse ora ci penseranno due volte prima di mangiare la porchetta che, ricordiamolo, altro non è che un cucciolo di maiale arrostito intero per poi essere affettato. Si tratta di una “creazione” che, se voleva celebrare una “tradizione alimentare romana”, speriamo che stia contribuendo invece a demolirla. E così tanti altri gruppi animalisti, che insieme avevano raccolto circa 3000 firme per la rimozione dell’opera, prima che un gruppo di attivisti animalisti completasse (e non ho scritto deturpasse o vandalizzasse) l’opera cospargendo la scultura di vernice rosso sangue, ad evidenziare la crudeltà e la sofferenza dietro questa pietanza.

Normalmente sono contrario a forme poco democratiche di protesta, ma in questo caso nonostante i mezzi e i modi illegali non posso condannare il gesto. Trovo violento (e anche poco democratico) che il municipio piazzi una scultura che sbeffeggia la vita di un cucciolo di animale, un essere senziente che soffre. Trovo oltraggioso esporre qualsiasi cadavere, soprattutto se viene fatto con l’intento di esporlo e manifestare la sopraffazione dell’uomo sull’animale. Si può celebrare la vita, ma la morte qualunque sia il motivo non è motivo di festa. La porchetta, come recita il sito di chi la vende online, “nella versione originale con testa, si rende adatta particolarmente a cerimonie o celebrazioni con effetto scenografico ed estetico”. È come la testa di un leone in salotto insomma.

Intanto il post di Roma Municipio I Centro, che presentava l’opera con tanto di hashtag come #solocosebelle #artecontemporanea #rigenerazioneurbana è stato rimosso e con esso speriamo ben presto anche quell’aberrazione. O forse ora che l’opera è completa può diventare un monumento ai caduti della tavola con un effetto di sensibilizzazione sui diritti degli animali?

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