Potere alle donne #1

di Dora Pistillo

Mi affaccio alla finestra in senso letterale e metaforico. La zona in cui abito è tranquilla, si sente il rumore del frangersi delle onde sugli scogli, oltre il canneto. L’indubbio vantaggio è che non c’è troppo silenzio per essere colti da horror vacui, e c’è spazio a sufficienza per dare voce ai pensieri da vagliare con cautela. Sono una persona fortunata. Siamo in prossimità delle votazioni per un nuovo governo della repubblica. Non è gradevole inserirsi in determinati percorsi accidentati, e nemmeno prendere parte per una persona piuttosto che un’altra. Quel che interessa sono le riflessioni. Chiunque coprirà un incarico di rilievo, nel prossimo mandato, dovrà necessariamente essere anzitutto dotato di nervi saldi, sensibilità, intelligenza, onestà intellettuale, lealtà e grandezza umana nei confronti non solo degli “elettori” ma di quanti compongono la popolazione in “massa”.

Spesso i politici colgono la palla al balzo e accusano fatti di cronaca per portare acqua al proprio mulino. È una questione propria della retorica, un fatto di cultura, se vogliamo; non stupisce e, purtroppo, non rammarica quasi più che lo si faccia – spesso – anche a sproposito.

È il caso recente di uno stupro ripreso prima ancora che fermato, in pieno giorno, ai danni di una donna da parte di un uomo in una zona centrale di una città che vanta uno dei livelli migliori della qualità della vita. La violenza in sé è grave. Il luogo in cui è avvenuto è davvero inusuale. Una urbanità di buon livello in un mattino d’estate. Tragica la situazione che vede nell’aggressore un richiedente asilo e nell’aggredita una donna proveniente da un Paese attualmente palcoscenico di uno dei conflitti più inaspettati dopo le vicende storiche del secolo scorso. Da una certa prospettiva, è inconcepibile la messa in rilievo della ripresa di quanto avvenuto.

La ragione della pubblicazione del video da parte di un attore politico di primo piano, fatto apparentemente ingenuo, sembra preoccupante. “L’eterna lotta del bene e del male” dove si potrebbe vedere solo una faccenda tra esseri umani. E che dovrebbe interrogare gli esseri umani sul proprio sentire e sulla personale condotta. Una cosa morale, insomma.

La cosa muove a delle perplessità. Dalle parti in cui sono cresciuta, si sarebbe potuto dire “o ce sei, o ce fai”.

Si può trovare tra le pagine web la vergogna della donna che ora non ha solo un pessimo ricordo della faccenda in sé e tutto il carico emotivo, psicologico, fisico, che il trauma comporta. È stata riconosciuta ed ora le persone sanno si tratti di lei. Chiunque si trovasse nei panni di quella donna non saprebbe che farsene di quel genere di solidarietà. Perché un video, che è una prova, avrebbe dovuto essere trattato con rispetto nei confronti della persona offesa. Basta un gioco di pixel a cancellare una riconoscibilità nella statura, nella conformazione fisica, nel modo di camminare, nella presenza di una persona?
Solidarietà è altra cosa. Potrebbe essere un messaggio al riparo dal clamore che afferma la condizione comune tra scrivente e ricevente (l’essere “persone”, l’essere “umani”), le differenze palesi (persona di rilievo politico e nel pieno godimento di diritti nel proprio paese natale/ persona che proviene da una situazione di pericolo per un conflitto in atto e che ha cercato serenità altrove a costo di grandi sacrifici), l’immedesimazione e lo sgomento di fronte a una tale mancanza di rispetto e il desiderio, l’augurio che un’esperienza così spiacevole possa essere seguita dal raggiungimento di resilienza e felicità; eventualmente ricordare che anche l’aggressore è in una condizione a lei affine di ricerca di protezione da un passato ed un presente non felice. Forse più grave. Perché come spiegare un atto così violento, in pieno giorno, in pieno centro, su una persona inerme? Cosa manca in una notizia del genere e su cui un politico accorto avrebbe potuto chiamare a riflettere? Lo afferma un altro esponente politico: «[…] mi preoccupa di come prevenire questo reato».

Peccato che una parte della soluzione a tale preoccupazione consista nel considerare le persone, tutte le persone, come meritevoli di rispetto, e che la pubblicazione di un video, il considerare la storia di una persona e le motivazioni di un reato possano costituire elementi importanti nella prevenzione di quest’ultimo.

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