Stavolta che vi racconto?

Tocca a me. Non so che scrivere. Potrei parlarvi di canzoni e patriarcato, uno dei miei post più letti su Abattoir. Potrei parlarvi di qualche esperienza fatta ma ultimamente non faccio un cazzo, piuttosto vi posso parlare del muro bianco, della brocca d’acqua della reception, del divano di casa mia davanti la tv. Boh, potrei inventarmi una storia, ma proprio c’ho il blocco immaginativo. Non ricordo come prima esercitassi la fantasia, forse mi sforzavo, forse cercavo ispirazioni? No, drogata non mi sono mai drogata. Cioè non con droghe pesanti dico, ma tabacco, cioccolata, sostanze zuccherine in quantità. Da piccola avevo sviluppato una dipendenza da Zigulít, quindi mi resi conto precocemente che le dipendenze me le sarei portata appresso sempre, quindi nel corso degli anni ho evitato dipendenze pericolose.

Cazzo quanto è pericoloso il cioccolato? E l’alcol? E l’alcol al sapore di cioccolato? Un pomeriggio, sola, a casa, mi ubriacai col Baileys(TM). Per farvi capire il soggetto.

O forse ho talmente tante di quelle idee da buttare su carta (digitale) che, boh, non ne risalta nessuna! Vi parlerei del valore di coltivare i rapporti di amicizia, soprattutto se vivi all’estero e le poche persone sulle quali puoi contare sono importanti da stabilire quali siano. Le amicizie vanno coltivate. E con questo non intendo un “vediamoci tutti i giorni e contiamoci i peli dell’ascella”, ma più un “Oh, vediamoci quando hai tempo per un caffè che ho voglia di condividere momenti con te”, senza forzature, senza condivisioni isteriche di pensieri. Semplicemente trovando il tempo e la voglia di condividere momenti con le persone che valgono la pena. Ultimamente mi sono trovata “fuori dal tunnel del divertimento”, sia perché Siviglia nell’ultimo periodo mi sembra monotona, sia perché uscendo con il gruppetto degli amici del baretto non provo tanta soddisfazione. Mi chiedo cosa ci sia di sbagliato in me, che non riesco a godermi una festa in terrazza, con barbecue, musica e tanta gente. Gente che parla di cazzate, di cose poco interessanti, gente egocentrica che tutto lei. Per carità, tutti siamo a nostro modo egocentrici che tutto noi, però alcune persone fanno più rumore delle altre.

Oppure tutto questo disagio dipende dalla dieta. Sì, di nuovo, stavolta ferrea e disperatissima (scusami Giacomino*). Nell’ultimo anno ero ingrassata tanto che i vestiti non mi entravano più, ho con vergogna derivata da adolescenza da cicciona e merendine kinder, dovuto comprare un pacco di mutande L/XL con l’elastico super flex! E questo mi ha fatto passare un inverno depressino, dove per riempire questo vuoto (il vuoto del benessere fisico e del vedermi “bene”) ovviamente mangiavo! Il cibo per molte persone rappresenta un elemento chiave intorno al quale fanno ruotare la propria esistenza. Se c’è e si sta bene, è da instagrammare, se non c’è e si sta a dieta, mai nominarlo, se c’è per tappare i buchi affettivi o depressione, è l’unico pensiero positivo del giorno. E cosí mi ero ridotta, in un loop distruttivo. Ora sono nella fase che “il cibo è il male” però sto iniziando a rimettermi i vestiti dell’anno scorso, a poco a poco. E a farmi foto su Instagram.

Oppure posso inventarmi una storiella su un gruppo di amici che si ritrovano al bar e si chiedono a vicenda quale sarebbe il superpotere che vorrebbero avere, e le risposte di ognuno nascondono tratti del carattere, paure o riflessioni interessanti da condividere, tipo la ragazza che vuole avere la super forza, perché tornando a casa le notti da lavoro deve passare di fianco la stazione ed ha paura di un’aggressione, oppure quello che vuole poter diventare invisibile perché abituato a sforzarsi troppo stando in compagnia, o quell’altra che vuole modificare la percezione della realtà di chi le sta attorno perché sente che nessuno la tiene in considerazione…

Insomma ecco, qualcosa ve l’ho raccontata anche questa settimana.

*Leopardi

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