Facebook, il network asociale

di Vincenzo la Spesa

Facebook non è fatto per condividere, non è un vero social network, è un’estensione digitale delle chiacchiere da bar. Un gigantesco bar multimediale, dove parli con gente che in realtà non conosci .

E’ tutto basato sulla “bacheca”, dove i commenti scivolano via spinti da altri curtigghi 1, ed è quindi impossibile fare una discussione seria e duratura, che abbia il tempo necessario per svilupparsi e approfondirsi.

Comincio a pensare che il prodotto qualità-quantità del web sia costante, e sottoposto a un processo di degenerazione: prima, per avere un sito, bisognava avere sia le capacita tecniche per gestirlo, che la capacità di produrre contenuti.  Poi si sono diffusi i blog, che hanno rimosso la necessità di conoscenze tecniche, e infine sono arrivati questi social network “asociali”, dove, anche chi è troppo pigro per gestire un blog, può scrivere e avere un feedback, anche qualora scriva banalità: abbiamo perso sia la necessità di conoscenza tecnica sia quella di capacità creativa.

Cos’è allora che tiene la gente incollata a Facebook? Temo che un grande ruolo abbia il fatto che sia progettato per mantenere basso il livello “intellettuale” della discussione: lo scopo di un post su Facebook non è quasi mai condividere un proprio concetto, il vero scopo è la ricerca del feedback. Ed ecco che la dipendenza nasce proprio dal fatto che  qualunque cosa venga scritta provoca feedback, perchè c’è sempre qualcuno che  ti risponde, anche se scrivi banalità, ci sono cose che vengono condivise a catena e te le ritrovi pubblicate da un sacco di utenti contemporaneamente, in sostanza non si viene quasi mai ignorati.

Il meccanismo è favorito anche dal tasto “mi piace” che è una specie di apprezzamento “asemantico” e rapidissimo.
Questo spinge la gente a non spendere energie mentali nello scrivere, ma a incollare, così si producono e copiano moltissimi post, e il tutto si autoalimenta. Anche perché scrivendo qualcosa di serio tipicamente si ottengono meno feedback che  scrivendo banalità…quindi perché pensare? Incolla e basta. La dimostrazione è da ricercare nel semplice calcolo per cui i contenuti condivisi, o per meglio dire “rimbalzati”, superano di gran lunga i contenuti prodotti in prima persona!

Recentemente, inoltre, Facebook ha deciso di accorpare le notifiche, evitando che lo stesso post possa comparire più volte sulla bacheca, e facendo in modo che compaia una sola volta con l’elenco delle persone che l’hanno condiviso. Questo riduce l’ingombro sulla bacheca, ma non rallenta la diffusione dei link, perché viene riproposto all’ inizio della bacheca a ogni condivisione.

Una scelta simile è stata fatta per le notifiche ai commenti, e questo evita ti ricevere notifiche a pioggia dopo che si commenta un post molto attivo…invogliando, quindi, a farlo.

I gruppi e le pagine fan sono funzionalmente molto simili; forse l’unica vera differenza tra le pagine fan e i gruppi interessa solo i fanatici del marketing: le url delle pagine fan contengono al loro interno il nome della pagina, mentre i gruppi una stringa numerica, e questo li rende meno ricercabili nei motori di ricerca. Di certo hanno in comune una caratteristica: in nessuna delle due si fanno discussioni nell’area discussioni, tutte e due procedono basandosi sui post pubblicati in bacheca dall’amministratore, post che vengono commentati degli utenti, prima di scorrere via spinti da nuovi post.

Tra gli utenti di Facebook si sviluppa quindi una specie di compulsione ad iscriversi ai gruppi e alle pagine fan, che spinge gli utenti  ad averne a centinaia (a volte migliaia), questo perché i gruppi di Facebook non sono gruppi di discussione, sono come figurine: si collezionano. La loro funzione è ottenere feedback, e si ottengono più feedback iscrivendosi a gruppi stupidi e divertenti.
L’iscrizione compulsiva ai gruppi è, dunque,  la degenerazione ultima del meccanismo della ricerca di feedback. Ne è un esempio emblematico il caso della pagina fan Shut up I’m talking creata da Gregory Levey per promuovere il libro omonimo: la pagina raggiunge in poco tempo l’impressionante numero di 700.000 fans, più del “New York Times”! Ma questo non comporta all’autore un aumento sensibile delle vendite, perché andando a leggere la bacheca ci si rende conto che la stragrande maggioranza dei fan non sapeva nemmeno che si trattasse di un libro, era solo attirata dal titolo ( che tradotto è qualcosa del tipo “Zitto! Sto parlando” ) e non aveva nemmeno letto il vero contenuto della pagina, rendendola assolutamente identica alle pagine del tipo “se ti piace il gelato clicca su mi piace”, e spogliandola di qualunque contenuto (qui l’articolo originale).

Malgrado tutto, però,  io penso che la creazione di Facebook sia stata un idea geniale: Mark Zuckerberg è riuscito a crearsi la sua fetta (gigantesca) di mercato nel mondo del social network. Ormai Facebook ha raggiunto una dimensione tale che cresce proprio grazie ad essa, ormai è quasi necessario essere su Facebook. E una volta dentro è rarissimo che qualcuno si disiscriva da Facebook:  se a qualcuno non piacciono le sue dinamiche, semplicemente lo usa poco,  ma legge quello che scrivono gli altri e inevitabilmente commenta qualche post altrui. Ci rimane dentro perché ci sono dentro una buona parte delle persone che conosce nel mondo reale e un’altra buona parte di quelle che conosce solo “virtualmente” e questo dà a Facebook una certa utilità “pratica” nei rapporti interpersonali… ma non lo chiamerei mai social network, perché non favorisce realmente la socializzazione.

[1] Curtìgghiu cortile, vicolo; 2. fig chiasso; 3. fig. pettegolezzo

7 thoughts on “Facebook, il network asociale

  1. D’accordissimo su tutto. Non c’è proprio spazio per delle vere discussioni su Fb, i gruppi poi sono solo una manna per pubblicitari e spammers e spesso carichi di odio.
    Purtroppo quando qualcuno riesce a cederti qualcosa che non ti serve, di cui non sentivi il bisogno ed a renderlo d’improvviso indispensabile, ha già vinto. In questo senso Fb non è molto diverso dal chewing-gum, o dalla coca-cola.
    Il tempo ci dirà se si tratta di un innocuo postal market virtuale (attivo) o del primo esperimento riuscito di auto-schedatura di massa. Io intanto, manterrò il mio nickname.

  2. Io penso che sia semplicemente un mezzo di comunicazione. Che alcuni lo usino per comunicare contenuti leggeri o commerciali, non c’è dubbio. E se anche i miei post pesanti hanno pochi feedback, vi dirò: pochi, ma buoni!

    Che poi Calvino in Lezioni Americane fa un elogio della leggerezza. E a questo proposito, mi pare che sia sottovalutata la facilità con cui si possono trovare e ritrovare persone che non si vedevano da tempo, trasmettere informazioni in modalità virale, organizzare eventi, e così via.

    Concordo, del resto, sui meccanismi perversi dei feedback, del mipiace, eccetera eccetera. E’ tutto troppo veloce, e spesso non si controlla neppure quello che si sta scegliendo. Hai ragione, ecco.

    Però ripeto, secondo me Fb è un mezzo. Il punto è l’uso che se ne fa, a prescindere dalle intenzioni dell’inventore.
    E senza fb non ti avrei mai parlato, probabilmente, caro Lasp!

  3. Io ho avuto discussioni anche impegnate su facebook, l’ultima era sulla differenza tra magia della mano destra e della mano sinistra, ed il fatto che sia finita con gente che mi invitava ad accostarmi alle divinità wiccan è un dettaglio, era comunque una discussione impegnata. Mantengo inoltre i rapporti con diverse persone e lo uso per coordinare gli incontri con i gruppi di gioco di ruolo, o di go… tutto questo non è “sociale”? E certo, c’è chi ne fa un uso diverso, ma… non è così per tutto, alla fine? Forse è solo che i pionieri ci tengono alla qualità perchè sono i primi…

  4. @Gwillion
    mmm, io non sono un pioniere… sono un purista più che altro, diventerò un vecchio reazionario ( lo scrivo io prima che me lo dice Michele).
    Mi sono iscritto a Facebook relativamente tardi, mi sono iscritto a MSN relativamente tardi (prima usavo IRC), ho avuto internet relativamente tardi ( e mi rimprovero solo quest’ultima).

    @Manuela
    >>trasmettere informazioni in modalità virale
    mah, io tendo a vedere solo il lato negativo di questa, seguo tutto ciò che voglio seguire usando gli RSS, molta della roba virale che facebook mi spara in faccia è indesiderata, tipo le tonnellate di inviti a eventi inutili o a serate in discoteca
    …anche se devo ammettere che per le cose “impreviste” è molto utile come “aggregatore sociale di notizie”

    >> E senza fb non ti avrei mai parlato, probabilmente, caro Lasp!
    Hai per caso rimosso completamente quei corti orribili con i bambini dello Zen?

  5. Verissimo, la società di oggi spinge ogni persona a diventare un automa utile solo ad alimentare l’economia di pochi.
    Quasi tutto tende a far si che l’uomo non usi la propria testa ma a far seguire l’onda del momento.
    Tutto quello che dovrebbe essere usato per accrescere l’esperienza e la conoscenza si riduce a creare falsi idoli e false guide.
    La TV e spazzatura o internet che è usato al 90% per cose futili o inutili.
    Tutto è meccanizzato o automatizzato e, anche se spesso non ce ne accorgiamo, alla fine facciamo quello che le “grandi compagnie” vogliono.
    Ci sono esempi lampanti ovunque ed in ogni cosa, ed aggiungo che la cosa peggiore è che questa “programmazione” non è recente.
    Si basti pensare alla Coca-Cola (con i suoi mnessaggi subliminali) per finire, per esempio, con FB dove c’è gente che fa il profilo al proprio cane o addirittura al proprio FETO con tanto di ecografia!
    E sappiate una cosa, che molti sicuramente gia conoscono, la semplice registrazione a FB (non so come) fa si che “qualcuno” venga a conoscenza di tutto sulla vostra vita!
    Potreste non crederci ma faccio un esempio:
    Un mio amico si è registrato e il giorno dopo gli è stato consigliato un amico, l’amico in questione era il portiere del condominio vicino al negozio in cui lavorava.
    Ora il mio amico percorre più di 10Km per arrivare a lavoro, il mio amico non ha scritto il nome o qualsiasi riferimento dell’azienda dove lavora, il mio amico ha solo inserito i propri dati personali ed a questo aggiungo che oltre al portiere gli sono stati consigliati quasi tutti i suoi amici in real registrati su FB ed anche alcuni compagni di scuola delle elementari medie e superiori.
    Secondo voi tutto ciò è accidentale?

    Adesso vado a nanna che sto dormendo sulla tastiera.

  6. beh, Facebook dispone di un database mostruoso di reti sociali… usando queste e magari qualche ricerca su google fatta da un buon bot riuscirà a fare delle inferenze molto efficaci.
    Vorrei tanto poter accedere al loro database, vale sicuramente miliardi, Facebook non è gratuito come si pensa, tutto ciò che gli diamo vale molto, gli diamo le nostre informazioni… e lui non ci da molto in cambio ( per dirne una la stabilità fa schifo) perché si trova in una condizione praticamente di monopolio dove l’opinione dei “clienti” ( in un network sociale la parola sarebbe inappropriata, ma facebook non lo è) non hanno la possibilità di far valere le proprie opinioni.

    Tutto ciò sarebbe stato impensabile solo 10 anni fa. Ci si lamentava già allora dei danni che stavano succedendo a internet per l’avvento delle masse dei non informatizzati e delle aziende ma oggi siamo arrivati a livelli incredibili, come dicevi tu internet ha perso la sua funzione originale di strumento di condivisione del sapere.

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