Nel buio pesto degli immigrati

We are in Darkness

foto di Egidio Morici, www.500firme.blogspot.it

Castelvetrano-Selinunte. In qualsiasi giorno d’estate si può decidere di attraversare strade diverse per andare al mare. Quelle a stretto contatto con la campagna, ad esempio, dove intorno alle sette e mezza del pomeriggio il sole esplode nei suoi quotidiani tramonti. Sono strade asfaltate per facilitare il passaggio di furgoni e trattori, che a volte diventano temporanee discariche a cielo aperto di materiale un po’ strano. Al mattino sono dei percorsi infuocati, con sparute palme ad esaltare angoli altrimenti desertici.
Sono strade prive di illuminazione di notte, e la luna o le stelle sarebbero gli unici fari ad indicare dei punti di riferimento ai viandanti.

Non riuscivo a capire come mai la prostituzione fosse lontana da una città di 32 mila abitanti. Si tratta di una zona franca? Si tratta di una città pulita da questo punto di vista? O c’è qualcosa che non si vede, che è stato allontanato dalle luci della ribalta del centro urbano o di quello commerciale, nella zona “industriale” ormai trafficata più del corso principale. Forse quel qualcosa è stato ghettizzato ai margini per consentire traffici illegali?

Al ritorno dal mare in quelle mattine afose c’erano i lavoratori delle campagne ai bordi della strada, avrei voluto sapere i loro nomi, avrei voluto sapere perché andassero a piedi per tanti chilometri e per quale direzione. Forse per un pasto o per un riposo. Allontanarmi dalla strada statale, la principale, e prendere quella delle contrade fa capire molte cose.
Una sera decisi di percorrere la stessa strada e vidi due ragazze che andavano nella direzione opposta. Una di queste sembrava molto giovane. Stavano soltanto camminando, ma qualcosa mi fece pensare che avrei visto qualcosa di storto al ritorno.
Come prevedeva una parte di me, una delle due ragazze si trovava sul bordo della strada mentre tutto attorno diventava buio, e qualche rara macchina passava di lì.

Il cuore in gola. Ecco come si fa.

L’apparenza che inganna, poi decidi di fare di testa tua e scopri che non è oro tutto ciò che luccica.
Una notte ritornammo da quella strada, sempre più maledetta, e da allora passare da lì vuol dire sentire qualcosa di indicibile che mi stringe alla gola. Notte fonda, spengo tutte le luci, voglio vedere che effetto fa: non vediamo assolutamente niente, sterzo col manubrio, dove sono finito? Freno di botto. Riaccendo le luci. Ok, stiamo tranquilli, ora ci vediamo, possiamo proseguire.
Non ricordo se quella sera avevo visto qualcuna ai bordi della strada. Ricordo fortemente quel buio pesto che ci avvolse paurosamente, e da quel momento penso alla condizione delle donne che sono finite in questa trappola dove hanno perso la dignità e i diritti che qualcuno di molto potente ha deciso di calpestare spudoratamente.

In autunno, si scende al mare per scattare qualche foto e catturare dei paesaggi che mutano con il cambio di stagione. Come i nostri armadi.
In autunno quel buio non cambia e per ora quelli che vedo camminare per quella strada sono uomini, chi in gruppo, chi da solo, chi col cellulare, chi senza, tutti un po’ soli, tutti in questa strana periferia di campagna. Tutti per chissà quale direzione.
Ed io che ci passo accanto con la mia macchina mi sento in colpa e non so che cosa fare.

2 thoughts on “Nel buio pesto degli immigrati

  1. A volte penso che cosa accadrebbe se mi avvicinassi a loro per parlarci.
    Forse darei fastidio.

    Mi sono ricordata di quella volta ai bordi del parco della Favorita in cui una donna paffuta ci chiese cortese di allontanarci perché stava lavorando. E aggiunse che lo faceva per noi, visto il lavoro che faceva; perché per lei non era un problema. O forse aggiunse anche una cosa del tipo: “E se ci siete voi non si fermano” ?
    Io, come se quelle parole avessero naturalizzato il tutto, le ho risposto senza imbarazzo, serenamente, chiedendomi più che altro come si sentisse in quel momento …e in quei momenti.

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