Filastrocca del riciclo

Dentro la mamma ero proprio carino
Diciamo un piccolo seme bambino
E anche se posso sembrare piccino
Porto la vita e lo fo’ per benino.

Dentro la terra mi fecero culla
Zolla su zolla non era più brulla
Umido e pioggia servivan, più nulla
Diventar grande in testa mi frulla.

Passarono i mesi anche gli anni e di più
Da piccola foglia che ero quaggiù
Son tanto cresciuto, credetemi orsù,
perché sono il ramo più alto lassù.

Sole per anni ho goduto beato,
ma a nuova vita ero già destinato
un nuovo impiego mi sono trovato
e d’arredamento un must diventato.

Maglie cappotti mutande e calzette,
tra le mie ante stipate ben strette,
fulgide vesti con tante paillettes,
l’armadio ch’ero alla fine cedette.

Non disperate non son da buttare
con altro scopo mi venne a salvare
un artigiano con l’arte del fare
che da un giorno all’altro mi fece cambiare.

Ho quattro piedini e una schiena poi c’è
Squisiti banchetti han goduto su me
Davanti un sofà mi hanno posto perché
Allungano i piedi a riposo ahimè.

Bel tavolino dovetti apparire
Alle esigenze potei sopperire
Ma d’essere vecchio dovetti capire:
qualche altra cosa dover divenire.

Tra DicKens, Tolstoj, la Austen e Defoe,
guardatemi tutti: una mensola so’!
Nel muro fissata da sopra un comò
Gran bella figura da adesso farò!

Questa mia storia vi piaccia rimare:
di come più volte possiam cambiare
Una nuova vita si può ridare
Partir da terra e ad essa tornare.

Perché quando un giorno più non servirò
Mi getteran via e il mio ciclo farò
Di carta un bel rotolo diventerò
E così alla terra ritornerò

Lo chiaman riciclo o con altri nomi
riuso, arrangiarsi, che paroloni
chiedetemi pure come funzioni
finire i miei giorni pulendo culoni.

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