La morte sua

di Antonella Tarantino

– Lo sai che anche quest’anno l’albero di Natale lo devi fare tu! E dove sta la novità? È così da dieci anni, mi sono rotta le palle! Lo penso ma non lo dico. Se vuoi mi travesto per la vigilia e vi faccio anche il Babbo quest’anno. – Si dai che bella idea! Anche il cenone devi prepararlo tu! Sei troppo brava in cucina! Io sono brava in tutto pensavo, non solo in cucina anche in altro. Dentro e fuori. Sono al limite, un negozio, una villetta con giardino da curare, un marito, tre figli, un nonno e un cane che mio figlio ha chiamato Laika come la mia ex cognata che russa. Tutti sulle mie spalle. Ogni Natale con la scusa che sono brava mi tocca fare tutte cose a me! Pure la spesa! Mi devo ricordare tutti gli ingredienti da comprare per il menù della vigilia e del pranzo natalizio. Prendi i gamberi per il cocktail, i bicchieri rossi, i tovaglioli. E l’arista di maiale, – lo sai che il nonno ci tiene, deve dimostrare a tutti che, anche se non ci vede, sa tagliarla a fettine della stessa misura –, é l’unica cosa che fa in un anno. E Vissani non lo approverebbe il nostro menù. Francia e Inghilterra, carne e pesce. Macchisenefrega! 

– Ha telefonato tua sorella, cambia il plaid per Roberta, lo vuole bordeaux. E ricordati che la zia ha il piede più piccolo dell’anno scorso se devi comprarle il solito paio di pantofole; con la vecchiaia si accorcia! Vado. Ora al supermercato a prendere le ultime cose per il cenone e il pranzo di Natale: olive, quelle verdi non troppo salate né mature, una bottiglia di Martini, le arance, le patate al forno e i piselli, che ci vuole il contorno con la carne, con l’arista é la morte sua, e poi del formaggio, stagionato non mi piace, e due salamini e la mortadella da tagliare a dadoni, la besciamella la faccio io, é più buona. Ecchecazzo! Non funziona la macchinetta per il bancomat, esco, prelevo dalla banca che trovo più vicina e ritorno. Fatto, prendo la spesa, esco, si é bucato il sacchetto biodegradabile, ecchecazzo! Tutto per terra. Rotolano le cose: afferro una latta e due cipolle, una passata. Raccolgo, fretta, salgo in macchina, traffico, coda, arrivo, mi metto ai fornelli. Ho scordato a prendere l’ananas, ecchecazzo, scioglie i grassi, come faremo? Il dolce lo ritiro domani mattina. Preparo le lasagne e faccio il ragù. – Non ci mettere il peperoncino che mi brucia. Ricorda che devi lasciarne da parte per il nonno che la lasagna non la vuole. Pennette gli devi calare, solo per lui. Domani. Adesso taglio, friggo le patate e le metto in forno. Perfetto. I piselli sono giá nel tegame a stringere, apparecchio e ora metto il pezzo intero di arista a rosolare… il p e z z o di a r i s… dove ca.. ca… cazzo è? Frugo nei sacchetti ormai vuoti, guardo in frigo, nulla. In ascensore. Scendo in macchina a controllare, nulla. Risalgo. Comincio ad agitarmi, come faccio? Un Natale senza arista non è Natale. Al nonno gli verrà un colpo. I supermercati ormai tutti chiusi. Riguardo i sacchetti e ora lo vedo, vedo un buco e faccio mente locale, capisco. Respiro e finalmente mi siedo tre minuti. Ho un grosso problema. – Smettila di abbaiare e togliti dai piedi. Eorachecazzofaccio? Sembra solo un brutto sogno. Ora siamo tutti a casa insieme a festeggiare. Che bel Natale, abbiamo l’albero, Babbo Natale che ci distribuisce i regali e un banchetto ricco di ogni ben di Dio, dall’antipasto al dolce. Anche l’arista alla fine é arrivata, accanto alle patate e ai piselli che é la morte sua. Manca solo Laika: ho detto che é scappata mentre spazzavo il giardino. La stiamo ancora cercando!

P.S. Il pomeriggio del Natale ci fu caccia al cane, che era il nostro tesoro, anziché la solita tombolata coi fagioli che mettono aria.

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