#Storytelling – Vavà: ciò che è utile è vero

Un mignolo: a 6 mesi di gravidanza a mia madre ci dissero che ero quanto un mignolino: geneticamente nano, minuscolo; alla fine, grande quanto una mano, nacqui e fui al mondo. “Nani sulle spalle dei giganti” ci disse u dutturi a me ma’ per consolarla; e a lei in effetti ci parve un complimento, pure se si chiedeva cu erano sti giganti, dato che me pa’ era 1e53! Perciò ci restò il dubbio ca u dutturi insinuava corna con giganti e si priava tutta per l’idea che la si pinsasse capace di “seducere” un uomo grande. Questo ci mise la pulce in testa, ma intanto io ero nato; ero albino e con gli occhi azzurri-lavati; qualcuno diceva che c’avevo pure il “daon”, ma non era vero: i cristiani dello Zen lo dicevano così, me lo scrivevano sui muri tanto per! Semmai, io ero troppo buono: davo baci a tutti, molti baci con grandi labbra. VasaVasa mi dicevano allora, abbreviato Vavà

Nessuno sapeva il mio nome anagrafico. I malacarne mi proteggevano e mi sputavano a convenienza loro: “Vavà, sì vaviatu!”, Vavà ri ccà Vavà ri ddà. Io ero nano, ma ero sempre pulito e sistimato. Mi svegliavo presto, lento – “Sì lieeento!” gridava me matri col grembiule pieno di salsa incutrunuta -, andavo a scuola e sapevo leggere, pure se non arrivavo alla lavagna; fino alle medie però non si vedeva e così mi presi un diplomino con una scrittura speciale: “ritardo psicosociale”; io ero assai cuntiento: per le maestre forse avrei potuto avere un lavoro, un lavoro “normale”! Me matri ci cririeva! Idda era bellissima: col cuore da donna, mezza barba e mezza no (era pilusa), il corpo a pera e il culo appuntito da ape regina. …E comunque io volevo fare u dutturi, guardare in mezzo alle gambe delle signore come a lei per fargli uscire i bambini e vederli ridere subito; dice che io ridevo appena nato, pure se ero nico, e che volevo rientrare la testa là da dove dice che sono uscito; tanto ci trasevo facile! Invece a me pà io ci fussi piaciuto nelle rapine; diceva ca u picciriddu era nico, putieva entrare e uscire dalle banche pi tutti cose …u nicarieddu!

Alla fine me matri s’inni fuju cu n’avutra: a papuccio u pigghiò pi cristianu e u lassò pi porco, ma papuccio la menava e forse fu porco vero… Difatti la mamma solo donne da allora volle!
Intanto uscì al cinema Benjamin Button e quando il circo venne ‘o Zen, Moira Orfei disse che ero uguale a lui e mi pigghiò. U papà disse Seh!”, accussì diventavo ricco per un poco e pure per lui, tanto mai avrei avuto famiglia (disse). Io dissiNo!”, ché volevo fare il dottore delle cose femminili. E allora lei, che ha il cervello atletico come Mila Azuki, s’inventò un numero tutto mio con le cose di fimmina: idda sdivacava i cosce e io ci trasieva rintra e stava ddà rintra pi ore e ore e ore, bello comodo e assittato.
Purtroppo, ricco non ci sono addivintato mai, ma almeno mi pareva di stare di nuovo cu me ma’, e andava bene pure così! …La cosa più bella per un bambino? So matri! Separate un bambino da sua madre e lui deperirà, resterà nano, si suiciderà. Ma siccome questa società dà un posto a tutti, ma proprio a tutti… agli ignoranti, ai narcisisti, ai mafiosi, ai furbacchioni… E ci fa credere a tutti ca siemu “u cristiano giusto al posto giusto” pure quannu semu soli e quannu semu gramigna… E pure quannu nnì pigghia pu culu pi voti… Ecco, mi pare giusto che un posto lo trovò pure a Vavà!

Faites vos jeux, rien ne va plus!

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Nel circo Assurdo della vita, da miseri spettatori ci raccontiamo tante storie: vere, inverosimili, verosimiglianti… In ogni caso, ciò che è utile “è” vero.

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