La rivoluzione parte dal basso

“La rivoluzione parte dal basso”, leggo su un cartellone che pubblicizza una certa marca di scarpe, giocando sul doppio senso di basso, e sottolineando l’importanza delle nostre estremità inferiori, e di conseguenza dell’involucro nel quale le richiudiamo.

Continuo a camminare con queste parole in mente, un clichè, un luogo comune sugli inizi sempre popolari delle rivoluzioni. Sempre dal basso, sempre da masse di visi anonimi, ma molto arrabbiati, e affamati anche, e in crisi, e sottomessi, e stanchi, e quindi improvvisamente forti, disposti a faticare per cambiare il loro stato, che non va più bene, tramite un movimento, un’azione di disturbo, qualcosa di inedito, qualcosa di necessario.
Necessario, si, perchè non hanno altro modo di modificare la realtà, non un altro potere, se non, appunto, la rivoluzione.
Ed è per questo che stanno in basso, perchè sono coloro i quali reggono sulle proprie spalle tutta la piramide, gli schiavi che portano i massi grandi tre volte loro. Ma non siate ingenui. Non sono soltanto umili, sono anche umiliati. Uomini (e donne) dalla mente illuminata costretti al silenzio. Sono persone dotate di talento ma non di ricchezza, di arte ma non di diritti. Perchè si sa che siamo tutti uguali, ma alcuni sono più uguali di altri.

E quindi ecco cosa c’è in basso. Umili e umiliati.
E in alto? Manco a dirlo, ci sono i privilegiati, i potenti, coloro i quali, al sommo di una piramide, dirigono tutto, impartiscono ordini, plasmano come demiurghi eletti dal popolo (oppure eletti da dio, a seconda del sistema politico). In alto ci stanno potenti, possidenti, ricchi e arricchiti.

Adesso è più chiaro? La rivoluzione parte dal basso, dagli umili umiliati, e si muove verso l’alto, contro i ricchi arricchiti, che, presumibilmente, abusano del loro potentissimo potere, contro i poveri umili umiliati.

Andiamo a noi. Andiamo a me. Da che parte sto io? Studentessa universitaria affetta da precariato precoce, amante di humanae litterae e di arte, e di musica, e di tante altre cose poco tangibili, ma ad alto contenuto mentale. Mi vedete? Sono tra gli umili umiliati. E accanto a me ci trovo di tutto, tutti umili umiliati, dal professore sottopagato, all’analfabeta disoccupato che sogna di vincere il superenalotto per comprarsi la casa. Li vedete? Ci vedete?
Soffia un vento elettrico, propizio. Il vento della rivoluzione. Ma ci sposta il ciuffo, ci alza le sottane, e non succede niente. Perchè?

Non abbiate fretta. Volgete un attimo lo sguardo ai vertici della società. Cercate, cercate bene eh, la punta della piramide. Gli Optimates che con la loro cultura e nobiltà reggono le colonne dello stato. Allora, li vedete?
No? Avete fatto la vostra visita oculistica annuale?
No, tranquilli. Non sono i vostri occhi che non vanno, è che cercate nel posto sbagliato.
Le nostre colonne dello stato non sono più così in alto. I vertici della piramide sono scesi e si sono mescolati alla base, mimetizzati, confusi. Non portano massi enormi, e mantengono i loro super privilegi, ma in cambio non si curano più di mantenere quel mos che li dovrebbe contraddistinguere. Sono ricchi arricchiti potenti ma non più virtuosi. E adesso? Lo vedete?
E’ ricco e potente, ma “si è fatto da solo”. E’ il primo ministro, ma frequenta bordelli di prima classe, of course. E’ il nostro rappresentate numero uno, ma ha trascorsi malavitosi, simpatie mafiosette, soldi inspiegabili, e di fatto inspiegati. E’ il garante della democrazia, ed è l’inventore di nuovi persorsi per sfuggire alla legge. Fa le leggi, ed è fuori legge. Lo vedete, adesso?

Ecco perchè.
Il vento ci scompiglia il ciuffo, noi arricciamo il naso, buttiamo l’occhio sotto qualche gonnella alzata, chiudiamo i bottoni del cappotto, e andiamo avanti. Senza meta, e senza un “alto” verso cui ribellarci.  Perchè l’alto che dovrebbe plasmare e regolare, folleggia, sguazza, deturpa, offende, ghigna, annichilisce. Si arricchisce, impoverendo.

I porcari si sono mescolati ai porci, rubandogli fango e ghiande.

E allora? è la fine?
Forse.

O forse questo bagliore non è un crepuscolo, ma un’alba, gelatinosa e strana, di un nuovo giorno in cui più uguali saranno coloro i quali sapranno apprezzare ragionamento e poesia, giustizia e natura, arte e morale, e ostracizzati saranno i nullapensanti, gli schermi blu ammazza cervelli, le antenne, i culi rifatti e i vuoti intellettuali.
Forse il basso troverà la strada per farsi alto, per prendere il volo e migliorarsi, innalzarsi, in silenzio, senza violenze. Ascendere al paradiso dei sapienti.

E quando il basso sarà alto, la rivoluzione piomberà su di essi come punizione divina, e arriverà l’ora di pranzo

e i porci scanneranno i porcari.

4 thoughts on “La rivoluzione parte dal basso

  1. La metafora dei porci e dei porcari mi ricorda tanto la fattaoria degli animali, metafora a sua volta di una rivoluzione storicamente esistita e che non finì tanto bene.
    Un’altra rivoluzione portò ad un’ipocrita anarchia, ovvero alla paura di avere il potere, ed era la Rivoluzione di tutte le rivoluzioni, quella francese (guidata da chi tanto umile non era…).
    In Cina, in nome di una Rivoluzione sensata si è arrivato ad un capitalismo che fa concorrenza agli USA, ma con più umili e umiliati.
    Ancora potremmo parlare dell povertà che c’è a Cuba e via dicendo e nonostante tutto sono per l’atto rivoluzionario, per la rottura degli schemi e la riproposizione di un altro nella speranza che sia migliore, che aiuti tutti a prendere coscienza della storia e non subirla passivamente.
    Quando il porcaro è un porco che è stato eletto a capoporcile, l’ottimismo è cosa preziosa.

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