San Buca

Testo di Noemi Venturella
Fotografie di Sonia Russo

Buche. Non piccoli buchetti su vecchi muri, non solo scaffe*, non rari avvallamenti dell’asfalto, né pregiati fenomeni carsici. Serissime buche, che a farle apposta forse sarebbe difficile, in quel dell’asfalto cittadino: punti strategici, ottimi per attentare alle ruote della macchina (entrambe in un sol colpo, uau!), smarmittare cinquantini e mettere a dura prova i tacchi delle donzelle chic o le cervicali di quelle underground.
Buche d’artista, insomma, dove l’artista è la s.p.a. asfaltatrice di turno (quella solita e un po’ mafiosetta che cambia il nome, ma non i materiali scadenti da imporrare alle nostre strade) e il fruitore è il cittadino tout court.
Tale pregiato carsismo metropolitano si sviluppa a seguito della dissoluzione chimica della nostra resistentissima pavimentazione stradale, dando vita a campi carreggiati, doline, inghiottitoi degni dell’alta Murgia. Ed è così che i campi minati trasmigrano sulle nostre strade, le gimkane diventano uno sport alla portata di tutti – motivate dal nobile scopo di salvaguardare cerchioni e pneumatici – e le pozze idriche da buche-nei-giorni-di-pioggia sono talmente all’altezza della rabdomanzia che ad esportarle nel Sahara crescerebbe un po’ d’erba anche lì.
Le suddette buche, inoltre, sono assai democratiche, comuniste se vogliamo (ed almeno c’è ancora qualcosa di comune nelle nostre città): non badano al prezzo delle scarpe che ci camminano sopra, loro; anzi! Sono graziosamente onnipresenti, burbere nella loro ortodossa moralità né maschilista né femminista, non di destra né di sinistra, mai terrone vs polentone; eque, ecco, se vogliamo; e sempre generose nel tener compagnia al guidatore e al pedone ad ogni ora del giorno e della notte, ed in qualsiasi giorno dell’anno, feriale o festivo che sia: loro sono sempre lì, per noi.

Ma udite udite, o cittadini deliziati dai fossi! Le nostre modernissime strade sono ad oggi provvidenziali, ebbene sì. A quanto pare, infatti, secondo il Mit le beneamate buche sono la nuova frontiera della mobilità sostenibile: grazie ad uno speciale ammortizzatore in grado di sfruttare le irregolarità dell’asfalto, esse potrebbero produrre l’energia che renderà ancora più efficienti i veicoli elettrici o ibridi di domani. Dunque ave buca, ecologisti te salutant! I reumatismi – da bravi maleducati – no.

* buche nelle strade, in tipico gergo automobilistico siciliano.

Via Giotto - Palermo

Via Giotto - Palermo

Angolo via Giotto-via Galileo Galilei - Palermo

Angolo via Giotto-via Galileo Galilei - Palermo

Via Giovanni Campolo - Palermo

Via Giovanni Campolo - Palermo

2 thoughts on “San Buca

  1. Avendo guidato una smart dalle pietose sospensioni a Palermo per più di 10 anni posso dirti che le buche segnalate dalle bellissime foto sono quelle “meno” pericolose.
    Me ne sono capitate alcune (sino a quest’inverno al bivio per Monreale per esempio) con bordo netto larghe mezzo 40 cm e alte 15 cm… o ancora la “Via Ur. 3” quella che collega Falconara a Borgonuovo (dove ci sono gli autobus)… un continuo di doppi tombini sprofondati ormai di 10 CM… questo a causa del fatto che quando scavano e rifanno l’asfalto alzano l’asfalto e lasciano il tombino al livello in cui si trovava… dopo un rifacimento del manto stradale (fatto male perchè non rimuovono il precedente ma preferiscono soltanto “coprire” la buca e il precedente manto) la superficie guadagna 4 CM e il tombino rimane lì dov’era… il risultato è che dopo i lavori di amap, fastweb, telecom, amg, enel, il cercatore d’oro… il manto si sarà alzato di 4×6=24cm…

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