Zeta Lab: l’importanza di “essere là dove le cose accadono”

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Caschi Blu? No… CaschiBoh? !

Caschi boh? della polizia

I caschetti dei poliziotti in assetto antisommossa dovrebbero servire per proteggere la testa degli stessi durante manifestazioni non pacifiche e schermaglie urbane guidate dalle frange più estremiste.

Eppure appare palese che molto spesso i caschetti servano per proteggere più l’identità del poliziotto violento che la testa del nostro dipendente pubblico. Di questo argomento se n’è parlato molto durante il G8 di Genova, quando “ci scappò il morto”.

Chi c’è dietro un casco? Boh?

I caschetti protettivi delle forze dell’ordine alimentano il senso di sicurezza “giuridica” del poliziotto che, sicuro di non poter essere riconosciuto neppure  attraverso i video amatoriali, spesso unica testimonianza neutrale dei fatti avvenuti, e quindi di non poter esser punito per l’uso inappropriato ed eccessivo della forza, è libero di poter esprimere ogni frustrazione e sfogare ogni tensione che covava dentro già da prima della manifestazione; ad alimentare ulteriormente la violenza degli scontri (da ambe le parti) si aggiunge l’effetto branco. Eppure la soluzione per evitare questo inconveniente sarebbe semplice: installare una telecamera sul caschetto di ogni poliziotto che, a fatti avvenuti venga analizzata come si farebbe per una scatola nera; oppure dotare ogni poliziotto di un caschetto sul quale è applicato un codice a barre indicativo del numero di matricola dell’agente, irriconoscibile dal teppista di turno, ma deducibile a posteriori dalla visione delle riprese amatoriali e non. Nonostante queste proposte siano state  più volte avanzate, ci si ostina ancora ad utilizzare delle uniformi DOC che per l’appunto uniformano il soldato e lo liberano da ogni freno morale.

One thought on “Zeta Lab: l’importanza di “essere là dove le cose accadono”

  1. Altro bel post. Il fumetto come sempre è geniale. Bravo Andrea :)

    Vorrei fare solo una piccola precisazione. Gli stronzi ci sono ovunque, ma gli stronzi con un manganello in mano diventano ancora più stronzi. Se poi possono nascondersi dietro un caschetto…insomma ci siamo capiti.
    Però il proff. Cozzo, il docente di greco, nonchè organizzatore dei laboratori di non violenza alla facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, ha dichiarato ad alcuni giornalisti, che uno dei poliziotti lo ha difeso dalla carica, prendendosi manganellate dai colleghi. Non vorrei essere pedante, ma mi sembra un gesto da segnalare.

    Ci dobbiamo sempre ricordare che un gruppo è formato in primo luogo da individui, con una personalità e una morale. Non sempre il sistema uccide la tua morale, non sempre sei chi frequenti. Alcune pecore escono dal gregge.

    con speranza, ottimismo, e forse ingenuità
    manuela :)

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