Wu Ming: fenomeni letterari

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La faccia che non ti aspetti

Wu Ming

“Questa rivoluzione è senza volto”, viene così tradotta la scritta su una delle foto simbolo di Wu Ming, all’interno del loro spazio web. Scrivono romanzi storici contestualizzabili nel presente, dove l’avventura epica si mischia al fascino di mondi lontanissimi, nei quali le culture cozzano fra loro. Lo scontro fra civiltà, le guerre civili. Il continuo bisogno di ergere se stessi fino all’esasperazione, fino alla cacciata degli stranieri.

Fino a quanto possiamo affermare la civiltà di una guerra? Ma che vuol dire guerra civile? Sembra un ossimoro al quale raramente facciamo caso.

Wu Ming è un collettivo di scrittori italiani, erano in cinque ma uno di loro ha dato forfait nel 2008 per motivi personali. Pubblicano libri dal 2000 ed hanno deciso di non propagandare le proprie facce come fanno le star in tv, che basano le loro fortune su pose da artisti, ma al contrario sembrano voler far confluire le attenzioni verso gli scritti, accettando molto più spontaneamente scambi culturali faccia a faccia, girando per l’Italia e all’estero. Hanno dato un nome ad una specifica scena letteraria contemporanea, della quale farebbero parte anche Lucarelli, Saviano, De Cataldo, definendola New Italian Epic, con tanto di lungo saggio esplicativo o “memorandum” online e poi in libreria, per dare maggiori chiarezze ad intenti spesso fraintendibili, come le novità nel campo dell’arte.

Wu Ming è un’espressione cinese che ha più significati, come“senza nome” o “cinque nomi”. Provengono da un’ altra esperienza letteraria collettiva chiamata “Luther Blissett”, la cui opera di culto Q, uscendo nel ’99, ha saputo anticipare i fermenti politici ed ideologici della generazione appena successiva, quella attonita ed incazzata al G8 di Genova. Wu Ming proseguirà negli anni zero con opere come 54, Manituana e l’ultima Altai, alimentando le discussioni sulla letteratura oltre il Postmoderno, o sull’effettiva valenza della loro narrazione.

C’è aria di cambiamento in mezzo a queste idee che bramano diffondersi anche solamente attraverso un gratuito file in .pdf, con la consapevolezza che mezzi antichi come la scrittura possano arrivare ovunque e smuovere cervelli in letargo in un’epoca che molte volte sembra rappresentare un medioevo tecnologico. Chi ci sia sotto questo meccanismo narrativo non è fondamentale e  nello stesso tempo non si ostinano, questi quattro, a rendersi anonimi in tutti i costi; possiamo conoscere i loro nomi, ma restano volutamente appiccicati a sagome umane senza faccia, senza caratteri precisi, sagome che non amano il mito dell’apparenza. Basta semplicemente incontrarli alle conferenze, ai reading delle loro opere, spesso musicate a dovere, dove rispondono alle domande di lettori cannibali.

Sembra un grosso e faticoso lavoro quello di mettere più di due mani all’interno di un libro. Eppure Wu Ming 2 e Wu Ming 4, ascoltati ultimamente allo Zeta Lab, ci testimoniano un lungo processo creativo fatto di momenti di solitudine, di momenti di discussione, attimi di scazzo ed ancora di riscrittura. Un processo di confronto e di crescita, circondato da critiche e da consensi. Un collettivo di autori che funziona come un corpo umano, dove ogni  parte deve svolgere il preciso compito che le spetta, dove ognuna di esse appare necessariamente essenziale per l’altra.

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