ANIMALI A TAVOLA 3 – Dietro l’etichetta: trova le differenze

Queste 2 vignette differiscono per 7 tristi particolari

Molto spesso pubblicità, marchi ed etichette sono volutamente ingannevoli: uova da allevamento in gabbia marcate “naturella”, pubblicità ed etichette in cui si vede la mucca brucare e pascolare felice tra i monti. Purtroppo non è così. Gli allevamenti intensivi non riguardano infatti solo le galline, ma anche il resto degli animali della “vecchia fattoria”.

Anche in questo caso un consumatore informato è armato del proprio portafogli nella lotta contro lo sfruttamento intensivo degli animali. Di battaglie ce n’è e ce ne saranno sempre, ma quando ci sono interessi economici così grandi, a fare le spese di tanto silenzio ci sono i poveri animali sfruttati; per il resto sono contenti tutti: i produttori che minimizzano i costi e incrementano i propri profitti e gli ignari consumatori che si illudono che comprando “latte fresco” e “uova di categoria A” mangiano prodotti più sani e genuini. Ancora una volta non basta.
E’ sano e genuino solo il prodotto ottenuto da animali sani e alimentati con cibi genuini e naturali, animali che vengono selezionati per essere robusti e che non necessitano di continue “punture” anche a costo di essere meno produttivi, animali che non sono stressati; un animale felice produce un prodotto migliore.

Se avete giocato a “trova le differenze” con le 2 immagini in testa all’articolo ecco la soluzione:

  • il fattore viene sostituito da una pompa d’aspirazione, meno romantico, più rumoroso, ma sicuramente economico e infaticabile
  • le corna -si anche le mucche hanno le corna- vengono mozzate senza anestesia con una grossa tronchessa
  • la mucca viene etichettata e marchiata a fuoco senza anestesia
  • il cibo che viene fornito nelle mangiatoie non è erba, molto spesso sono alimenti OGM, e (anche se vietatissimo) farine animali
  • la mucca è costretto in spazi angusti così da massimizzare il profitto al metro quadro
  • il sole sta ad un animale da allevamento intensivo come la luna sta a Ciàula1
  • i ritmi innaturali ai quali la mucca viene sottoposta causano stress e invecchiamento precoce, l’animale morirà “prosciugato” in media al 4° anno di vita (contro un’aspettativa di vita di più di un decennio)

E’ difficile scegliere un latte ottenuto nel pieno rispetto della mucca produttrice. Difficile ma possibile. Da qualche anno, grazie all’attenzione di pochi consumatori informati, Granarolo produce infatti una linea di prodotti chiamata “Prima Natura BIO”: uova, latte, yogurt, formaggi freschi. Non solo il latte che porta questa etichetta è ottenuto da bovini alimentati con mangimi biologici e secondo gli standard “BIO”, ma l’azienda bolognese riporta la seguente dicitura in etichetta:

“Le modalità di conduzione dell’ allevamento sono ispirate al massimo rispetto delle condizioni di vita e salute delle bovine da latte. Per questo il latte contenuto in questa bottiglia è il primo latte in italia che ha ottenuto la certificazione di benessere animale rilascita da CSQA”

Dove trovarlo? Nei banchi frigo della grande e media distribuzione, dove speriamo in futuro di trovare anche altre valide alternative. Naturalmente altri piccoli produttori non godono di grande pubblicità pur rispettando le proprie mucche, ma mi sembra il caso sottolineare una politica aziendale in favore degli animali da parte di un grande marchio nazionale.

Se anche tu non vuoi essere un “Animale a Tavola” scegli con cura ciò che mangi.

Godetevi il filmato in home page di questo sito che ironizza sul “Matrix” (che diventa Meatrix, cioè Matrix della carne) degli allevamenti insensivi: http://www.themeatrix.com/

Aldo Baker (che ringraziamo) ci segnala questa bellissima (ma triste) infografica realizzata per health-science-degree.com:

 

Factory-Farms-FB

1. Ciàula scopre la luna è una novella di Luigi Pirandello che narra la storia del garzone di un minatore, Ciàula, che ha sempre vissuto in miniera e che, quando una notte  esce dal luogo di lavoro-prigione, vedendo la luna ne rimane così strabiliato che scoppia a piangere.

6 thoughts on “ANIMALI A TAVOLA 3 – Dietro l’etichetta: trova le differenze

  1. Penso sia odioso il fatto che meno prezzo orrisponda a maggiori sofferenze animali. E’ una dittatura i cui i proletari, i poveretti, sono monopolizzati e direzionati verso una scelta dovuta, una carneficina obbligata dall’economia che non offre niente, un circolo vizioso che ci ha ingabbiati, come tanti altri, senza che neanche ce ne rendessimo conto.
    E la voglia di aprire una fattoria (la vecchia fattoria, appunto!) cresce in me coi vostri post.
    Il filmato è assurdo comunque, e il porco che vola è uno dei miei sogni erotici.

    (http://www.repubblica.it/ambiente/2010/03/14/foto/basta_corride_la_protesta_a_madrid-2651754/1/ e http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dal –> progressi umani.)

  2. Ancora una volta bravo. Spero di trovare alternative al Granarolo, però. Perchè penso che il resto del latte non bio venga prodotto in allevamenti non troppo crueltyfree, quindi mi pare un po’ un controsenso dare soldi a persone con produzioni schizofreniche.

    • si hai ragione. “Finanziare” un’azienda che produce latte bio e latte normale non è il massimo… però è quasi l’unica “Grande” che si sta muovendo nella direzione giusta… far capire che siamo interessati alla cosa sta a noi!
      p.s.: per l’appunto ho letto di sfuggita l’etichetta del latte Bio di scaldasole (che anche in passato aveva prodotti “premium” più “all’antica”)…quello che manca è una regolamentazione e una catalogazione simile a quella per il pollame.

  3. E’ bello leggere anche di ciò che in Rai chiamerebbero “servizio pubblico”. Le informazioni che ci dai ci aprono gli occhi sul perché una busta di latte costi un tot e un’altra un altro tot, purtroppo non sempre si è nelle facoltà di poter fare una scelta etica e l’unica soluzione sarebbe privarsi del prodotto.

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