la Musica suona Silenzio

Ebbene sì, cari lettori e care lettrici e cari latticini, a volte la musica suona nel silenzio e altre la musica suona silenzio. Non ve ne siete mai accorti forse perchè abituati – male – ai grandi polpettoni sfornati dai fornai Etichette Major con l’approvazione del mercato dell’industria discografica italiana – e non solo italiana!
Purtroppo dico, manca la cultura dell’ascolto, intendendo con ciò proprio il chiudere gli occhi e aprire le orecchie per percepire i minimi spostamenti dell’onda sonora, i più singolari rumori e le pause di silenzio. Il silenzio è tutto nella musica!

Kiddycar Indiepop è un gruppo che ci prova …e ci riesce.
Kiddycar. È un nome sicuramente originale per un gruppo che fa della musica parecchio originale – e la ripetitiva originalità non è casuale – : sicuramente non stiamo parlando di classiche canzoni di musica leggera italiana. Difficilmente ascolteremo le loro tracce sponsorizzate da un videoclip nel mezzo di una trasmissione canora televisiva.

Ho avuto il piacere di conoscerli e ascoltarli lo scorso 3 maggio, sul palco della birreria Mikalsa, a Palermo. L’atmosfera era intima, il locale sicuramente si prestava bene, ma questa volta non era merito suo e nemmeno della piccola cerchia di ascoltatori vicini al palco; il merito era esclusivamente della loro musica e dell’approccio intimo, quasi fanciullesco, della cantante Valentina Cidda col pubblico.

Sul sito ufficiale, dicono di loro:

Sempre difficile autodefinirsi…
Un Pop elettro-acustico che conserva sempre una matrice intima, anche quando sfocia nel noise. Sonorità ovattate, crude, tendenti al “lowfi”, oscillanti tra toni amari e malinconici alla Nike Drake, atmosfere ammiccanti alla Serge Gainsbourg, suggestioni che rimandano al rock nordico, venature dark… echi che trasudano da un sound sempre, comunque consapevole dei continui sviluppi dela musica indipendente.

Quattro musicisti italiani – supportati durante i live da altri collaboratori – che hanno unito il loro spirito e la loro creatività riversando tutto sulla creazione di musica, quasi concettuale per certi versi, cantautoriale in alcuni momenti e poetica, molto poetica; e la poesia, come l’arte, non subito viene apprezzata. Sicuramente non in un gruppo che ha deciso di fare musica in maniera diversa, distaccandosi dal resto della massa.

Ascoltando i brani di questo gruppo, se anche in alcuni di essi ci troviamo di fronte la consolidata struttura strofa-ritornello-strofa, vi assicuro che l’elaborazione sonora e il risultato non sono affatto scontati. Vi è molta ricercatezza nel suono, tanti rumori e silenzi, parecchia roba combinata e miscelata sapientemente con armonia tra i musicisti; e nel mezzo di quest’onda, a volte frastagliata da sintetizzatori, a volte scossa da un’improvvisa esplosione di trombone – come se un elefante urlasse alla foresta – o martellata perennemente da tastiera e arpeggi di chitarra, spunta regina un’incantevole e delicata voce sussurrata, piacevole e vellutata come un lievissimo vento fresco in un caldo pomeriggio d’estate.

Un elemento di forza o forse una soluzione di ripiego che salta all’occhio è la mancanza di una sezione ritmica, manca difatti la batteria, degnamente sostituita da loop pilotati tramite un laptop.
Questa è l’unica nota negativa di quest’avventura; con un batterista in carne e anima i Kiddycar a mio avviso salirebbero di livello, entrando nella cerchio della perfezione sonora.

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