I silenzi che mettono a disagio

Avete mai provato ad ascoltare il silenzio? Ce ne sono di vari tipi : Quello che mette a disagio, quello della pace, quello della solitudine, quello della riflessione, della preghiera e quello dell’omertà. Ognuno di essi ha un suono, una consistenza differente. Durante quelli imbarazzanti mi pare di sentire la voce di Mia Wallace: “I silenzi che mettono a disagio… perchè sentiamo la necessità di parlare di puttanate per sentirci più a nostro agio?”, mentre ci sono dei silenzi in cui il disagio nasce dal fatto che le orecchie hanno ascoltato, gli occhi hanno visto, ma la bocca non si muove, si rifiuta di parlare, non viene neanche aperta. Per dir di no, di non aver visto nulla, si accennna un movimento della testa e si emette un suono tutto siciliano: “Tzno”. Quando penso a questo silenzio mi viene in mente una frase utilizzata dagli scrittori Consolo e Bufalino: “L’omertà, un reato sul filo del rasoio”. E’ un silenzio scelto per “proteggere”, c’è chi lo adotta per proteggere la Mafia e c’è chi sta “muto” per proteggere la propria famiglia. Sono parole che bruciano la gola, la lingua, che strappano le corde vocali, che rendono idioti: con le scarpe sporche di sangue e la faccia tosta di dire “io non c’ero, io non ho visto nulla”. E’ un silenzio che pesa , che si cerca di camuffare tra il rumore della città, tra le urla del mercato, tra il brusio della folla, con la vana illusione di riuscire a coprire i propri pensieri, per paura che il segreto più intimo possa trapelare, che si possa percepire fisicamente. Uno sguardo sbagliato, un passo falso, un sopracciglio alzato e tutti sapranno. E’ un silenzio denso, melmoso, che puzza di morte. E’ il silenzio della sfiducia nello Stato, di chi crede di essere abbandonato, di chi ha paura di non avere sostegno e di essere ammzzato “come un cane”, nel disinteresse di chi dovrebbe proteggerlo. Ma è lo stesso di chi non parla perchè va bene così, perche “la mafia è bella” o perchè “la mafia non esiste”. Ma di certo esiste la “cosa loro”, i soldi loro, il potere loro. Così potenti da non essere puniti, così potenti da essere tra i potenti, da non far parlare la gente, da rendere tutti sordi, ciechi e muti davanti ad un negozio bruciato, un uomo ammazzato, un voto comprato, un articolo non pubblicato, un politico indagato.

L’omertà è alla base del codice utilizzato per vivere in un mondo parallelo, un mondo in cui si regolano i conti, come nel far west, in un duello all’ultimo sangue: chi sopravvive ha la “soddisfazione” e, chi muore porta con sè il suo segreto. Tutti uomini d’onore anche dopo la morte, la quale non li separa, ma li accomuna.

Tutto ciò fa venire i brividi, mi spaventa l’idea che ci possa essere qualcuno che non pensi che la denuncia, il coraggio, siano necessari, che sia un dovere parlare, raccontare, mi scoraggia il fatto che ci sia qualcuno che, ancora, dica che la “letteratura è un supporto promozionale della mafia”, che ancora qualcuno possa essere convinto che uomini di coraggio, come Roberto Saviano, si siano solo arricchiti, che in fondo non abbiano fatto niente di speciale e che anzi contribuiscano ad “infamare l’Italia”.

E’ necessario riflettere, è necessario che a farlo non siano sempre le stesse persone, è imporatnte che lo facciano gli abitanti di quel mondo del rispetto imposto e dell’onore che ben poco ha del suo nome.

Mi piacerebbe poter vedere un giorno, uomini, donne e bambini camminare con gli occhi spalcati per vedere meglio e orecchie pronte all’ascolto.

Attenti e a testa alta, porsi delle domande su tutto ciò che non va, piuttosto che passare dritto e pensare per questo di “campare cent’anni”.

Spero che un giorno tutte quelle voci soppresse, vengano fuori come urla assordanti, nate, si dalla disperazione, ma proprio per questo più forti, più acute, talmente acute da far crollare i palazzi di vetro.

Camminare per le strade di Palermo e vedere il simbolo del rifiuto del sorpruso nelle vetrine dei negozi, nelle porte dei bar, mi dà coraggio mi pare di sentire urlare quell’adesivo la propria libertà, esibito con orgoglio, una medaglia al valore.

Tutto ciò mi fa credere che forse un giorno si capirà che, come sosteneva Sciascia, non avere paura è un nostro dovere, forse si capirà che l’uomo “di panza” è solo uno che ha mangiato troppo, che l’onore nasce dal coraggio, solo allora sentirò tante voci affermare la loro volontà.

One thought on “I silenzi che mettono a disagio

  1. Mia madre insegna in una scuola media. Un giorno ha iniziato a parlare dell’importanza dell’educazione civica in classe. A un certo punto si è ritrovata a parlare delle morti di Falcone e Borsellino. Un bambino ha commentato ridacchiando:”Picchì? ‘Un ficiro bono?”.

    Emilio Fede è l’ultima persona al mondo degna delle attenzioni di una persona che studia e che si fa un tappo di culo (per dirlo con un francesismo) per, in ultima istanza, essere felice e utile a chi le sta intorno.

    Ciò che mi preoccupa davvero NON sono i Berlusconi, i Bossi, il governo ladro e corrotto, la sinistra impotente, gli adulti ignoranti col parere facile, i nonni con educazione di stampo fascista, gli italiani che pensano solo alla foca ed al calcio, maschilisti, machisti e testadicazzisti.

    Ciò che mi preoccupa davvero è questo cazzo di micro-presente che ci troviamo a vivere (micro perché i tempi sono tanto corti e le nostalgie e i ricordi, quelle poche volte che riesci a fermarti, sono così tante che mi sento vivere costantemente tra passato e futuro, ma mai nel presente) che è alienante e non ci permette di realizzare che il dovere di creare un futuro (in termini generazionali) futuro ce l’abbiamo noi…e che il tempo passa veloce da far venire il ‘mal di futuro’.

    Intanto “tutto scorre” e già si vede quanto danno stia producendo uno, non a caso, dei silenzi di cui sopra…

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.